Politica

Da Movimento a Partito. Parte da Torino la mutazione dei 5 Stelle

Espressione della borghesia torinese Chiara Appendino è la sorpresa più grande di questo passaggio elettorale. L'economista, olivettiano e profondo conoscitore del sistema Torino, Giulio Sapelli: «Non poteva finire che così: questo è il de profundis del partito della Nazione e l'inizio di una nuova fase per i grillini. A Torino ha vinto la democrazia»

di Redazione

Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd, guardando alla caporetto di Torino (Piero Fassino partiva da un vantaggio di oltre dieci punto percentuali sulle neosindaca Chiara Appendino) ha parlato di «una sconfitta che lascia molto delusi, non in linea con le previsioni della vigilia». «Lei si segga su quella sedia e vediamo di cosa è capace», così Fassino aveva apostrofato Chiara Appendino in Consiglio comunale irritato dalle continue interruzioni dell’esponente a 5 Stelle.

Una frase che, visto come sono andate le cose (54,6% a 45.4% per la sindaca) passerà alla storia, facendo il paio con l’altra storica uscita boomerang dell’ormai ex sindaco: «Abbiamo una banca». Un episodio su cui nelle prime dichiarazioni dopo lo scrutinio la Appendino ha elegantemente sorvolato preferendo un tono più istituzionale:«Noi siamo pronti a governare». A cui ha aggiunto i ringraziamenti per il suo predecessore: «A Fassino dico grazie». Giulio Sapelli, economista torinese (attualmente ordinario di Storia Economica presso l’Università degli Studi di Milano, dove insegna anche Economia Politica), olivettiano doc e profondo conoscitore del cosiddetto sistema Torino (l’alleanza fra grande azienda e sinistra, che per 23 anni ha fornito la classe dirigente alla città), parte proprio da qui.

Professore, il risultato di Torino l’ha sorpresa?
Nessuna sorpresa. Si sorprende solo chi non conosce le condizioni sociali in cui versa oggi la città. C’è una cosa che Fassino, che pur è stato un bravo sindaco e forse non ha colpe specifiche, e il partito democratico non hanno capito.

Quale?
Non si può andare a cena con Marchionne in una città nella quale le periferie sono piene di 50/60enni che hanno perso il lavoro e di giovani disoccupati.

A Torino al di là della bomboniera del centro, c’è una fascia di popolazione che sta vivendo un dramma sociale e che non poteva che ribellarsi.

Abbiamo il dovere di custodire l'eredità che ci è stata consegnata e lasciare una città migliore. Al mio predecessore Piero Fassino dico grazie

Chiara Appendino

La Appendino però non è esattamente un profilo anti-sistema: bocconiana, ha lavorato alla Juventus ed è figlia di un industriale (Domenico) abbastanza noto in città…
È così: la sua figura rassicura, ma allo stesso tempo è stata in grado di accogliere quella domanda di cambiamento di una città che ormai non è più la città della Fiat, ma una città di giovani professori universitari da 1.200 euro al mese e di piccole e media impresa manifatturiera.

Tutto gente che non vede nella sinistra, né in quella radicale, ma salottiera di Airaudo, né in quella governativa che flirta con Marchionne e Verdini, un approdo elettorale soddisfacente. La lezione di Torino è il de profundis del partito della nazione. Renzi, almeno in questa città, se vuole tornare a governare deve incominciare a guardare alla sua sinistra.

Per chi hanno votato gli operai della Fiat di Torino?
A destra oppure per i 5 Stelle, a sinistra non credo proprio.

Appendino può essere un sindaco affidabile?
Certo, ho pochi dubbi a riguardo. Lo sarà. È una persona per bene, circondata da un gruppo dirigente per bene. La sua elezione segna il passaggio dei grillini da Movimento a Partito. Loro adesso vogliono governare. Qui come a Roma. Nei comuni come in parlamento. È questo è un bene per la democrazia.

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