Formazione

Da Montecitorio: quell’operaio non è morto

Il caso della foto di Tano D’Amico pubblicata da VITA

di Giuseppe Frangi

Egregio direttore, l?articolo pubblicato nel numero di Vita del 15 dicembre 2006 contiene molteplici e gravi falsità, a partire dalle affermazioni e dalla didascalia manoscritta del fotografo, e di cui le indico di seguito le più rilevanti. La prima e certamente più significativa: il lavoratore, caduto dall?impalcatura della facciata di Montecitorio, non è morto, come qualcuno ha malauguratamente suggerito al giornalista, ma è vivo e vegeto. Lavorava in un cantiere dotato di tutte le previste regole di sicurezza. Appena è caduto, è stato immediatamente e debitamente soccorso. Al termine della terapia, infine, l?autorità competente ha dichiarato che poteva nuovamente svolgere attività lavorativa. L?accaduto ha avuto immediata risonanza nell?aula di Montecitorio, nella quale il presidente di turno, l?on. Fabio Mussi, ha espresso auguri e solidarietà all?operaio impegnando la Camera, per quanto di sua competenza, a far svolgere tutte le necessarie indagini. Come lei può ben immaginare, il datore di lavoro in questo caso non erano «?i 630 eletti del popolo?», messi sotto accusa implicita dall?incauto giornalista. Era invece una associazione temporanea di imprese, cui aveva affidato i lavori il Provveditorato ai lavori pubblici, in qualità di stazione appaltante. I quotidiani del giorno seguente, dal Corriere della Sera a la Repubblica, dal Tempo a l?Unità, hanno dato conto con precisione e ampiezza di particolari di tutte le notizie relative all?accaduto. Pier Vincenzo Porcacchia Capo Ufficio Stampa della Camera dei deputati La passione civile e sociale di un grande testimone come Tano D?Amico questa volta ci ha trascinati in un errore. La vittima del grave incidente sul lavoro accaduto il 30 luglio 2005 nel cantiere per la facciata di Montecitorio se l?è ?cavata? con gravi ferite ma ha avuto salva la vita. La notizia era uscita in questo senso sui quotidiani del giorno dopo, che pur sottolineavano la gravità dell?accaduto. Ma una versione con conclusione diversa raccontata dal Diario del mese (agosto 2006) ci ha tratto in inganno. Ristabilendo la verità dei fatti, ci scusiamo ovviamente con tutti i diretti interessati. Questo peraltro non toglie nulla alla carica umana e drammatica dell?immagine di Tano D?Amico, un fotografo che da tanti anni documenta con grande coerenza e fedeltà quegli aspetti della realtà dai quali noi tutti preferiamo spesso sviare l?attenzione. Per fortuna la realtà, questa volta, l?ha smentito. Vedi anche: Quella tragedia fuori dal portone: ma Montecitorio non si fermò


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