Adozioni
Da mamma adottiva a nonna: la sorpresa della vita che continua
Quattro figli adottati, una nipote biologica e una in affido. Daniela Marengo: «I nonni sono da subito nonni e basta. La scelta di mia figlia di prendere in affido una bambina ci ha fatto capire di essere riusciti a trasmettere ai nostri figli l’importanza delle nostre scelte»
Daniela Marengo e suo marito sono genitori di quattro ragazzi, arrivati con l’adozione per strade diverse. Lei ha 62 anni, vive con la sua famiglia in provincia di Torino. Nel 1996 Marengo e suo marito sono diventati genitori della primogenita. «Io avevo 33 anni, lei 14 mesi e proveniva dalla Costa d’Avorio. Nel 2000 sono arrivati i due maschietti italiani di due e quattro anni e nel 2007 è arrivata l’ultima, Valeria, che aveva 12 anni», racconta. «Mia nipote biologica, Cecilia, ha tre anni e mezzo ed è la figlia di Valeria, che un anno fa ha preso in affido una bimba che ora ha otto anni. Quindi siamo nonni biologici di una nipotina biologica e siamo nonni di una nipotina attraverso l’affido. Non ci siamo fatti mancare nulla», dice ridendo.
Una bellissima sensibilità tramandata di generazione in generazione.
Con l’arrivo della nostra nipote in affido abbiamo avuto la percezione di un disegno di vita che continua. Mia figlia è stata adottata con un’adozione da maggiorenne perché è arrivata con un percorso di affido, lei ci ha chiesto di essere adottata quando aveva già compiuto i 18 anni.
Nei momenti “di snodo” come la “nonnitudine”, il pensiero sulla dimensione biologica della maternità salta fuori?
Per quanto mi riguarda, assolutamente no. Come nonni si vive totalmente in un’altra maniera il rapporto con il nipote. Si viene travolti dalla legge naturale delle cose. Quando si diventa genitori ci creiamo tanti punti interrogativi, tante riflessioni sul fatto che, come mamma o papà adottivo, ci sentiamo genitori a tutti gli effetti facendo sempre una nota di riferimento, di attenzione alla storia precedente dei nostri figli. I nostri figli spesso ci fanno domande molto particolari sulla nostra genitorialità, non lo fanno con i nonni.
Con l’arrivo della nostra nipote in affido abbiamo avuto la percezione di un disegno di vita che continua
Ci spieghi meglio.
I nonni sono da subito e da sempre nonni a tutti gli effetti. Lo stesso succede quando noi genitori adottivi diventiamo nonni. Non mi viene da pensare che mia nipote abbia un corredo genetico diverso da me. Non ci rifletto proprio su queste cose, non mi viene neanche da pensarlo, è un altro genere di rapporto.
Diventando nonna, quindi, non le è tornata la ferita della gravidanza mancata?
A me no, ma avevo un percorso molto particolare. Questa grossa ferita non l’ho mai vissuta tanto a livello di maternità mancata, forse perché in età molto tenera sono entrata in contatto con la mia condizione di persona che non avrebbe potuto procreare. Per cui ho dovuto fare i conti prima con questa realtà. La mia all’inizio non è stata tanto una ferita determinata da questo, quanto dal non sentirmi, da adolescente, come le altre e gli altri miei coetanei. Quando ho fatto pace con questo “pezzo”, ho fatto pace con tutto.
La mamma biologica di sua figlia è una figura a cui ha pensato?
No e credo neanche mia figlia. Per lei è stata una scelta diventare nostra figlia, non ha più voluto avere relazioni con la sua famiglia biologica. E anche quando è diventata mamma non ha sentito l’esigenza di riprendere una relazione.
Com’è stato l’arrivo di sua nipote biologica?
È stata un’emozione pazzesca, un’esplosione di emozioni. È stato anche un motivo di confronto con nostra figlia Valeria. Quando è tornata a casa dopo il parto, lei mi ha detto: “Tu ci dici sempre che il rapporto madre-figlia, nel momento in cui ci si incontra in seguito all’adozione, è un rapporto che si costruisce. C’è da subito un infatuamento ma non ancora un innamoramento, che avviene successivamente. Quando ho visto mia figlia, dopo aver partorito, ero molto felice di conoscerla, però non sentivo ancora quel trasporto che sento adesso. Ho dovuto anch’io costruire questo rapporto con mia figlia”. È stato molto bello raccontarci queste cose. L’arrivo di mia nipote è stata un’emozione per tutta la famiglia: passo dopo passo, attesa dopo attesa, doglie dopo doglie…
I nonni sono da subito e da sempre nonni a tutti gli effetti. Lo stesso succede quando noi genitori adottivi diventiamo nonni. Non mi viene da pensare che mia nipote abbia un corredo genetico diverso da me
E com’è stato l’arrivo della nipotina in affido?
Anche in questo caso, è stata un’emozione veramente forte. Nostra figlia e nostro genero ci hanno telefonato e ci hanno detto: “Vogliamo dirvi che arriva una nipotina, una nipotina grande”. Sentendo “grande” ho subito escluso che fosse una nipotina di pancia. Ci hanno raccontato di aver deciso di intraprendere un percorso di affido e di aver avuto un abbinamento. All’inizio è stato un affido part time, diventato residenziale un anno fa. È stata un’emozione fortissima. Per me e mio marito è stato come portare avanti un nostro credo, è stata la dimostrazione dell’inarrestabilità del tempo che porta avanti delle scelte fatte. Abbiamo capito di essere riusciti a passare ai nostri figli l’importanza delle nostre scelte. Siamo rimasti stupiti, non ce l’aspettavamo, non avevamo avuto nessun sentore di questa scelta.
Quando guarda le sue nipotine cosa pensa oggi?
Che sono bellissime. Oggi è lunedì, il giorno della settimana che trascorriamo con i nostri figli che abitano vicino (qualcuno è all’estero) e con le nipotine, che ceneranno con noi e dormiranno a casa nostra. Loro sono molto contente quando questo avviene, anche noi siamo molto felici. Io e mio marito lavoriamo, mia figlia e suo marito lavorano, ma un giorno alla settimana lo fissiamo per vederci.
Sia io che mio marito ci illuminiamo quando si parla di adozione e chi ci sta vicino, compresi i nostri figli, la vive come una cosa bella. È una festa la data in cui ci siamo incontrati con ognuno dei nostri quattro figli
Com’è il rapporto tra le due nipotine?
È la storia di tutti i figli: si vogliono un gran bene, sono gelose l’una dell’altra. La grande di otto anni, che è in affido e ha un po’ più di “pezzi” da risolversi, cerca sempre di “accaparrarsi” tutto, ha bisogno di più attenzioni, è comprensibile: ha ancora gli incontri in luogo neutro e tutti gli annessi e connessi legati all’affido. La sorellina, invece, cerca di dividere tutto, forse si sente più libera di farlo.
La vostra storia la state raccontando alla nipotina più piccola?
La storia si racconta da subito. Quando capita se ne parla tranquillamente, anche davanti alla nipotina più piccola. Noi crediamo che non ci sia mai un momento preciso in cui bisogna essere pronti a raccontare, è un ordine naturale delle cose. Le cose belle si raccontano, le cose brutte si tende a nasconderle un po’. Questa è una cosa bella, perché non raccontarla? Sia io che mio marito ci illuminiamo quando si parla di adozione e chi ci sta vicino, compresi i nostri figli, la vive come una cosa bella. È una festa la data in cui ci siamo incontrati con ognuno dei nostri quattro figli. La piccola sta crescendo con queste consapevolezze che sono le nostre.
Lei e suo marito siete attivi nell’associazionismo familiare?
Sì, abbiamo dato vita con altre famiglie all’associazione A.p.a.a., associazione per l’adozione e l’affido –Gruppo di mutuo aiuto che ha la propria sede in Rivalta di Torino e si è costituita nel 2011.
Questo articolo è la quarta puntata di una serie. Puoi leggere anche Da mamma adottiva a nonna: gioie e tormenti del nuovo ruolo con le voci di Daria Vettori, Marcella Griva e Daniela Bertolusso, Da mamma adottiva a nonna: il racconto in prima persona, con la testimonianza di Maria Enrica Simoni e La “nonnitudine adottiva”? Non esiste con l’intervista ad Antonella Miozzo. Gli abbonati di VITA possono ricevere ogni martedì la newsletter “Dire, fare, baciare” sui temi legati a famiglia, educazione e scuola e ascoltare le storie di famiglie affidatarie raccolte da Giampaolo Cerri, giornalista e padre adottivo, nel podcast “Genitori a tempo, genitori e basta”.
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