Mondo

Da Kinshasa, appello per il governo italiano

L'appello al governo e all'Unione Europea dell'Arcivescovo di Kinshasa, Card. Nzabi-Bamingwabi,

di Emanuela Citterio

Dopo le stragi nella regione dell’Ituri, in Congo, riportiamo l’appello al governo e all’Unione Europea dell’Arcivescovo di Kinshasa, Card. Nzabi-Bamingwabi, per l’istituzione di un tribunale internazionale sui crimini nella Repubblica Democratica del Congo e per un intervento Onu di interposizione che ponga fine all’occupazione da parte di Ruanda e Uganda. APPELLO AL GOVERNO ITALIANO (Frédéric Card. Etsou Nzabi-Bamungwabi Arcivescovo di Kinshasa e Presidente della Conferenza Episcopale della Repubblica Democratica del Congo) Al governo italiano che avrà la presidenza di turno dell’Unione Europea, si chiede cortesemente un contributo di solidarietà a favore della pace, ma anche nell’accelerare alcuni meccanismi di ripristino della legalità in R.D.C. Ecco i settori ove l’Italia può dare un grande contributo: 1. Nella costituzione di un tribunale penale sulla R.D.C. per processare tutti coloro che hanno partecipato al “genocidio di 2.500.000 congolesi” e al “saccheggio delle risorse della R.D.C.”, mentre il popolo congolese giace nella miseria e nella povertà. I presidenti Kagame del Ruanda e Meveni dell’Uganda, compresi i loro generali, hanno la prima responsabilità in questo crimine contro l’umanità; 2. Nel coinvolgere Stati Uniti d’America e Gran Bretagna su questi obiettivi 3. Nell’estendere la missione delle truppe dell’ONU in R.D.C. (monuc) fino a disarmare i belligenranti, come forza d’interposizione da dispiegare lungo la frontiera della R.D.C.; aumentando anche l’organico stesso della Monuc 4. Nel far rientrare i fondi – frutto del saccheggio delle risorse congolesi – dalle banche occidentali, per la costruzione degli ospedali, delle strade, delle scuole… e di tutte le infastrutture distrutte durante questi 5 anni di guerra 5. Nel vietare la vendita delle armi alle fazioni congolesi, quindi istituire un embargo sulla vendita di armi al Ruanda e all’Uganda. SULLA SITUAZIONE ATTUALE DELLA R.D.C Dopo la caduta del regime del presidente Mobutu, la Rep. Democratica del Congo si è ritrovata in una situazione anomala sia sul piano del diritto internazionale sia sul piano formale della legalità del governo Kabila, alleato ai Rwandesi e Ugandesi sin dal maggio 1997. Poi è scoppiata la guerra contro lo stesso Kabila ad opera del Ruanda, Uganda e Burundi con l’intento di balcanizzare la Rep. Democratica del Congo. La R.D.C. è rimasta occupata da questi paesi che a tutt’oggi dominano e occupano tutto l’est del paese; mentre gli alleati congolesi dello Zimbabwe, della Namibia e dell’Angola si sono ritirati da tempo. Il dialogo intercongolese con l’ausilio del Sud-Africa ha dato qualche risultato: la costituzione di un governo di transizione in preparazione alle elezioni libere e democratiche; mentre la violenza non si placa nel nord-est della R.D.C. e nei grandi laghi non soltanto ad opera di hema e lendu, ma ci sono sul territorio congolese degli scontri sanguinosi tra Ruanda e Uganda che non vogliono perdere il controllo delle ricchezze del sottosuolo congolese così come della flora. A ottobre 2002 il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha pubblicato un rapporto accurato sul saccheggio delle risorse della R.D.C.


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