Ucraina

Da Kiev parte il cammino per la nascita dei Corpi civili di pace europei

La nona missione del Movimento Europeo di Azione Nonviolenta ha avviato il percorso verso la costruzione di una norma europea. All'incontro hanno partecipato membri del Parlamento ucraino e di quello italiano, europarlamentari, autorità dell’Osce, rappresentanti di organizzazioni non governative ucraine e internazionali e decine di membri della società civile

di Daniele Biella

Ci siamo. Questo 15 ottobre 2023 potrà finire sui libri di storia. «Il cammino per arrivare a un vero e proprio corpo civile di pace europeo è pronto per essere percorso. Partendo da Kiev: il futuro dell’Europa passa da qui». Quando Angelo Moretti, portavoce del Mean, Movimento Europeo di Azione Nonviolenta, prende la parola durante il convegno organizzato nello storico October Palace in Maidan, la piazza più famosa della capitale ucraina, c’è nell’aria il fermento delle grandi occasioni. Membri del Parlamento ucraino e di quello italiano, europarlamentari, autorità dell’Osce, di organizzazioni non governative ucraine e internazionali, decine di membri della società civile: tutti applaudono concordi le parole di Moretti, che concludono l’intensa giornata di confronto nel punto più caldo e tragico dell’Europa attuale, quell’Ucraina che è da 600 giorni in guerra, suo malgrado, con la Russia di Vladimir Putin.

Ora la palla passa a un comitato di otto esperti: sono loro che elaboreranno una proposta di legge per gli Ecpc (European Civil Peace Corps) da presentare alle istituzioni europee. «L’Ucraina entra di diritto nella creazione degli Ecpc perché pure essendo ancora uno Stato candidato ad entrare nell’Unione Europea, di fatto è già membro del nostro sogno di una difesa comune non fondata solo sulle armi ma anche sui corpi civili di pace», sottolinea Moretti. Quattro di questi otto esperti sono stati definiti proprio nell’incontro di ieri, sono due ucraini e due italiani: Alona Horova, portavoce dell’IPCG, Institute for Peace and Common Ground, una delle ong ucraine più autorevoli del Paese in materia di trasformazione dei conflitti, che oggi ha all’attivo decine di progetti sociali a sostegno delle comunità locali più colpite dall’aggressione russa; Vadym Halaichuk, membro del Parlamento ucraino e co-presidente dell’Associazione interparlamentare Ue-Ucraina; Giovanni Kessler, magistrato oggi presidente dell’Associazione EUcrania ed ex Direttore generale dell’Olaf Ufficio anti-frode dell’Unione europea, con all’attivo decenni di lavoro sul campo, in particolare in Kosovo e negli ultimi anni del suo mandato proprio in Ucraina; infine, Marianella Sclavi, co-fondatrice del Mean, ex docente universitaria specializzata in gestione dei conflitti, a cui è stato affidato anche il coordinamento del Comitato stesso.

Giovanni Kessler e Marianella Sclavi

«La proposta dei corpi civili di pace parte da lontano, dal 1995 con il compianto Alex Langer», ricorda Paolo Bergamaschi, già consulente politico del Parlamento europeo, intervenendo al convegno. Successivamente, però, era rimasta al palo, nonostante numerosi tentativi spesso promossi dalla società civile ma con poca sponda dei decisori politici. Finalmente oggi rinasce, pur in seno a una guerra ma con l’avallo delle istituzioni transnazionali, «con la speranza che arrivi fino in fondo».

Per le strade di Kiev, ancora lambite dal caldo incredibile che sta toccando gran parte dell’Europa, scoppia la voglia di pace: le serate ucraine, pur mantenendo il coprifuoco a mezzanotte, raccontano di giovani in piazza a ballare attorno una chitarra al grido di Slava Ukraini (“Gloria all’Ucraina”) e famiglie che riprendono a frequentare i parchi cittadini sentendosi tutelate dagli scudi antimissili e antidroni costantemente attivi e pronti all’uso nelle basi militari. Sanno che, comunque, in diverse altre città è ancora troppo pericoloso incontrarsi per strada, ma l’impressione è che ballino anche per loro. 

La stessa delegazione del Mean giunta alla nona missione dall’inizio del conflitto, viene accolta a braccia aperte da gran parte dei partner territoriali, istituzioni comprese con cui ha attivato collaborazioni: «Grazie per essere qui. Faremo tutto il possibile per tenere centrale il tema dei corpi civili di pace nei lavori di avvicinamento all’Europa del Parlamento ucraino”, dice lo stesso Halaichuk. Concorda Marcel Pesko, Rappresentante dell’Osce (Organizzazione per lo Sviluppo e la Cooperazione in Europa) in Ucraina: «Voi siete importanti perché venite dal basso, i politici lo capiscono. È importante che siate venuti proprio in Ucraina a far nascere questa proposta perché il rischio è che se non si dà il supporto agli ucraini in questo momento, la loro necessità di riottenere la libertà passi in secondo piano». A loro fa eco il nunzio apostolico a Kiev, monsignor Visvaldas Kulbokas: «Grazie per avere riunito, a livello più alto possibile, chi ora può fare qualcosa per fare trionfare la vita sulla morte. Ci vuole una voce unanime, e stiamo andando in quella direzione». Suggestiva, sabato 14 ottobre, la preghiera interreligiosa nella piazza del monastero Santa Sofia nel centro di Kiev (e in collegamento video dal Seminario vescovile di Leopoli) alla presenza di tutte le maggiori confessioni religiose ucraine, dai cattolici agli ortodossi, dai protestanti ai musulmani.

L’attenzione verso l’azione del Mean è sancita dai numeri della delegazione arrivata dall’Italia per la due giorni ucraina: è la più ampia, con 63 persone che hanno potuto incontrare anche chi sta allestendo il memoriale a Bucha – municipalità appena fuori Kiev di cui abbiamo recente memoria per l’orrore scaturito dagli eccidi di centinaia di civili da parte dell’esercito russo prima di ritirarsi dalla zona nel marzo 2022 – e vedere i segni di bombardamenti e colpi d’artiglieria a Irpin, oggi in piena ricostruzione nella speranza che non tornino più i combattimenti. Tra chi ha aderito all’appello diversi politici, locali e nazionali, che sono poi intervenuti nel convegno di Kiev: Anna Scavuzzo, vicesindaco di Milano, Massimo Seri, sindaco di Fano, Paolo Calcinaro, sindaco di Fermo e rappresentante Anci i parlamentari Giuseppe Provenzano e Federica Onori e l’europarlamentare Fabio Massimo Castaldo. Con loro erano presenti responsabili nazionali di gruppi scout, una delegazione dei Frati minori, diversi esponenti dell’associazionismo italiano ed esperti a vario titolo di peacekeeping che hanno dato il proprio contributo per dare un identikit ai corpi civili di pace che «potranno entrare in azione il giorno stesso che cesserà il conflitto e si ridarà voce alla diplomazia», come ha ricordato il diplomatico Lamberto Zannier, ex segretario generale dell’Osce e Rappresentante speciale dell’Onu per il Kosovo. 

Il prossimo passo? «Presentarci a Bruxelles con la proposta di legge, chiedendo anche agli europarlamentari di inserirla nel loro programma elettorale in vista delle prossime elezioni del 2024»

Marianella Sclavi (Mean)

«Nella proposta per la Ue si potrebbe chiedere che il referente politico dei corpi civili di pace europei sia un console onorario del Paese in cui va a operare», propone Giovanni Scotto, professore di trasformazione di conflitti dell’Università di Firenze. «Facilitare il superamento dei traumi legati al conflitto, assicurare il rispetto dei diritti civili, fare verità e luce su quello che è successo: ecco i primi compiti dei corpi civili di pace», indica deciso Kessler. L’impressione è proprio quella che questa figura sia non solo importante ma sempre più necessaria. «C’è un gran bisogno di figure che adottino pratiche di partecipazione internazionale accanto a chi localmente già opera per ricostruire la società», conferma Alona Horova di Ipcg. Pratiche che comprendano il rifiuto degli strascichi che lasciano le guerre: «Odio e vendetta sono due pericoli, quando un nemico fa la guerra contro di te. La migliore rivincita è agire al contrario, con dialogo, rispetto delle differenze, così si combatte contro il nemico e così può accompagnare a fare un corpo civile di pace europeo», conclude Marianella Sclavi. Il prossimo passo? «Presentarci a Bruxelles con la proposta di legge, chiedendo anche agli europarlamentari di inserirla nel loro programma elettorale in vista delle prossime elezioni del 2024».

Foto: Daniele Biella e Piero Vitti

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