Mondo

Da Gerusalemme la testimonianza di don Albino Bizzotto

Raggiunti telefonicamente mentre stavano dimostrando di fronte alla Porta di Jaffa, nella zona che conduce alla Città Vecchia. L'obiettivo "dare voce al dialogo"

di Paolo Manzo

Mentre un gruppo di tredici pacifisti italiani, incluso l’on. Bulgarelli dei Verdi, è entrato a Ramallah (la principale della città sotto assedio dei militari israeliani) dirigendosi verso la piazza Al Manara, i Beati Costruttori di Pace, guidati dal loro presidente don Angelo Bizzotto, hanno scelto di tentare la via del dialogo a Gerusalemme.

“Siamo usciti adesso da un incontro tra l’esponente pacifista del gruppo palestinese Time for peace, Sari Nusseibeh, e il leader dell’organizzazione israeliana Peace Now. L’impegno è di usare la non violenza per la creazione di due Stati divisi, in cui i due popoli possano vivere in pace. Con il ritiro delle truppe israeliane dai territori palestinesi. E’ stato molto bello perché sia il palestinese che l’israeliano (ex deputato alla Knesset) hanno parlato del progetto di catena umana a giugno”, spiega don Bizzotto.

“Hanno sottolineato che la vera lotta dev’essere tra chi vuole pace per tutti e chi invece vuole, da entrambe le parti, usare la violenza. Che bello avere il coraggio di esprimere la solidarietà della non-violenza!”

Programmi a breve? “Un incontro con le donne in nero. Noi continuiamo a manifestare e abbiamo chiesto ai pacifisti palestinesi ed israeliani di consigliarci sui metodi. In un momento in cui è oggettivamente difficile muoversi. L’obiettivo? Non attaccare qualcuno in particolare ma porre il problema, affinché qui s’intervenga in modo diverso. Dando voce al dialogo perché quest’escalation di violenza non porta da nessuna parte.”

Ma non tutti hanno scelto la stessa strategia, neanche a Gerusalemme. Nella zona Est, infatti, ci sono sei contusi ed un arrestato (di Roma) tra gli attivisti italiani che sono stati attaccati dalla polizia israeliana perché, secondo la testimonianza di Francesco Caruso, dei No Global napoletani, oltre a manifestare in una zona vietata a tutti (la Orient House ex quartier generale di Arafat), hanno iniziato a sventolare una bandiera palestinese in fronte all’esercito d’israele. I duecento attivisti italiani si sono adesso radunati all’hotel Ambassador, dove decideranno altre iniziative.

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