Medio Oriente

Da Gaza il grido di una cooperante: «Aprite i corridoi umanitari, fateci uscire»

L’ultimo messaggio di Giuditta Brattini, cooperante dell’organizzazione non governativa Gazzella Onlus, che è rimasta bloccata nella Striscia di Gaza. «Il Governo italiano che sta facendo? Nessun corridoio di sicurezza è stato aperto per i cooperanti e per i palestinesi che si sono spostati a Sud della Striscia. Questa è una cosa vergognosa. Si stanno commettendo crimini di guerra nel silenzio più assoluto. Ormai non c'è più acqua e si verificano le prime infezioni all'interno dei campi profughi»

di Redazione

L’ultimo messaggio vocale che Giuditta Brattini, cooperante dell’organizzazione non governativa Gazzella Onlus, è riuscita ad inviare prima di perdere la connessione internet. Lei – come altri cittadini internazionali – è rimasta bloccata nella Striscia di Gaza.

«Ho un po’ di internet da collegamento veloce stando sempre nello stesso posto», dice nel vocale via WhatsApp. «Hanno tagliato tutte le comunicazioni, sono proprio di fortuna, quindi non sono in grado di chiamare nessuno. Ci siamo spostati in un campo dell’Unrwa (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi ndr). In questo campo sono già arrivate diecimila persone in fuga dal Nord della Striscia di Gaza».


«È un disastro», continua il vocale. «Questa mattina dovevamo partire per andare a Rafah (valico di confine tra la Striscia di Gaza e l’Egitto ndr) ed uscire dalla Striscia. Ma in realtà ci hanno bloccato perché stanno bombardando di nuovo tutto. Allora voglio che passi un messaggio al Governo italiano. I palestinesi si stanno spostando da nord verso Khan Younis (città palestinese con annesso campo profughi nel sud della striscia di Gaza ndr). Israele ha dato a tutti l’obbligo, entro le due di oggi, di abbandonato la zona Nord della Striscia, ma non hanno fatto un un corridoio umanitario per le persone, la gente praticamente si sta muovendo sotto i bombardamenti».

«Così come non sono stati in grado aprire un corridoio di sicurezza per noi internazionali, perché non ci siamo solo noi italiani. Qui a Gaza ci sono ancora parecchi internazionali, una quarantina. E ripeto non è stato fatto nessun corridoio di sicurezza per noi. Questa è una cosa vergognosa perché bisognerebbe alzare la voce con Israele, che peraltro ha risposto al nostro console italiano che “War is war” e quindi che siamo qua e ci prendiamo quello che sta arrivando. Io credo che queste siano cose molto, molto brutte, credo siano cose da denunciare ma soprattutto bisogna tenere alta l’attenzione perché non è possibile che in questo momento Israele stia commettendo dei crimini e nessuno dica niente. Ha dato l’obbligo di evacuare gli ospedali fino a Gaza City, allora il Al-Quds Hospital ha evacuato i suoi, ad Al – Shifa si stanno rifiutando di abbandonare l’ospedale con tutti i malati e feriti che hanno». 

«Ecco Israele si permette di fare anche queste cose e nessuno interviene, i giornali non ne parlano, questa è una vergogna, è veramente una vergogna. Non voglio fare un intervento politico. Però qui le scene sono di gente che arriva con bambini, anziani, disabili con carrozzine, con i materassi in spalla, e devono trovarsi un posto per terra per dormire. C’è una situazione di estremo disagio che al nostro Governo non interessa. Hanno fatto i corridoi per far uscire i pellegrini con i voli militari e non sono stati in grado di organizzare un corridoio di sicurezza. Noi chiediamo un corridoio di sicurezza per noi e per i palestinesi che si devono muovere e lasciare la Striscia e un corridoio umanitario per far entrare i farmaci: devono far entrare le medicine, devono far entrare il cibo, l’acqua non c’è più perché hanno tagliato la corrente quindi non si pompa e cominciano già a esserci focolai di infezioni all’interno dei dei campi. Questo non va bene calcolando che qui ci sono ancora 30 gradi, quindi c’è ancora molto caldo. Insomma questo è il messaggio che voglio darvi: si stanno commettendo dei crimini nel silenzio più assoluto».

Credit Foto: AP Photo/Hatem Moussa/LaPresse

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