Famiglia

Da Freetown una speranza per i “bambini soldato”

Di alto valore simbolico la decisione della nostra Cooperazione di scegliere Freetown come sede di un convegno sul contributo italiano alla salvaguardia dei bambini in Africa occidentale

di Paolo Manzo

Un paese uscito due anni fa da un conflitto sanguinoso durato 11 anni che ha provocato 50mila morti ed un totale di 500mila vittime se si calcolano le persone violentate e sottoposte a mutilazioni che sono diventate il triste marchio di fabbrica della guerra in Sierra Leone. Come lo sono state le foto dei ”soldati bambino” , a migliaia arruolati a forza nelle milizie, violentati, marchiati a fuoco, sottoposti a torture e mutilazioni, drogati, costretti a commettere atrocità quanto a subirne. Per questo acquista un valore simbolico la decisione della Cooperazione italiana di scegliere Freetown come sede di un convegno sul contributo del nostro paese alla salvaguardia dei bambini e dei minori in Africa occidentale. ”La scelta della capitale della Sierra Leone è simbolica, per dare un segnale di speranza a favore di un paese uscito da poco da un conflitto devastante” si sottolinea dalla Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo che organizza la conferenza ”Dalla guerra alla scuola. Dalla crisi alla ricostruzione. L’infanzia, i minori e la Cooperazione italiana in Africa occidentale” che si aprirà domani a Freetown. Un paese senza bambini, o i cui bimbi sono mutilati nel corpo e nello spirito, non può pensare di avviarsi verso la pace, per questo i programmi di recupero delle migliaia di bambini soldato – secondo le stime dell’Unicef nel 2000 oltre il 30 per cento dei combattenti della Sierra Leone avevano meno di 15 anni ed al momento della fine ufficiale della guerra nel gennaio del 2002 i bambini soldati smobilitati risultavo essere 6845 – sono centrali negli sforzi per aiutare la ricostruzione e la stabilizzazione del paese. Che nel complesso si trova a dover reinserire nella società civile un totale di 70mila ex combattenti. Non a caso il Tribunale speciale per i crimini di guerra in Sierra Leone, composto da otto giudici nominati dal governo ed altrettanti dalle Nazioni Unite che l’hanno voluto, è il primo che considera il reclutamento di bambini-soldato come un crimine di guerra. Il Tribunale ha avviato la scorsa estate i primi processi sia contro esponenti del Fronte rivoluzionario unito (Ruf) che delle milizie filogovernative. Entrambe le parti hanno fatto enorme ricorso alla coscrizione forzata di minori, in violazione delle convenzioni internazionali per la tutela dei bambini. Il convegno, che durerà due giornate, sarà aperto a livello politico e vi prenderanno parte i Ministri dello sviluppo di diciotto Stati dell’Africa occidentale e di altri Paesi del continente che ricevono nel campo dell’infanzia un contributo significativo da parte della Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Esteri, le numerose ONG italiane che operano nel settore della tutela dei minori, le organizzazioni internazionali che intervengono con programmi a finanziamento italiano (UNHCR, UNICEF, PAM, UNDP, OIM, FAO, ecc.) e altri enti italiani, come la Comunità di Sant’Egidio, che svolgono attività di rilievo in questo campo. Aprirà i lavori il presidente della Sierra Leone Ahmad Tejan Kabbah. Il sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica, che doveva fare l’intervento inaugurale, e’ stato costretto ad annullare la partenza in vista del possibile arrivo alla Farnesina del nuovo ministro degli Esteri. Parteciperà ai lavori una folta delegazione parlamentare guidata dai presidenti delle commissioni Esteri di Camera e Senato, Gustavo Selva e Fiorello Provera, e dal presidente della Commissione Affari Sociali della Camera, Giuseppe Palumbo, e dalla presidente della Commissione per lo sviluppo del Parlamento Europeo, Luisa Morgantini. Interverrà ai lavori anche Alberto Michelini, rappresentante personale del presidente del Consiglio per l’Africa. ”Scopo del convegno è attirare l’attenzione sulle condizioni dei bambini e valorizzare l’impegno di chi a favore opera direttamente” sottolineano ancora dalla Cooperazione, ricordando di essere presente in questa area dell’Africa attraverso programmi gestiti direttamente oppure attraverso agenzie internazionali ed Ong, considerando poi l’importanza degli interventi da parte di enti privati e della cooperazione decentrata gestita da Regioni ed enti locali. La conferenza inoltre sarà un modo per dare un segnale di attenzione per un’aerea, l’Africa Occidentale, di forte instabilità, come la recente ripresa degli scontri in Costa d’Avorio ed la conseguente grave crisi internazionale stanno drammaticamente dimostrando.


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