Volontariato

da donatore a presidente: la parabola del dottor Saturni

È stato eletto il nuovo numero uno di Avis nazionale

di Redazione

«Punterò sulla diffusione della cultura del dono», promette il medico varesino, «e sul reclutamento
di nuovi volontari, soprattutto giovani»Sarà un’estate di riunioni per Vincenzo Saturni, 49 anni, il nuovo presidente di Avis nazionale. «Dobbiamo definire le strategie di comunicazione e di azione, prendere contatti con i ministeri, il Centro nazionale sangue, programmare tutte le attività…»: certo non è un lavoro nuovo per questo medico trasfusionista di Varese, avisino da oltre 27 anni («più della metà della mia vita»), che come tanti si è avvicinato all’associazione diventando donatore e poi ha percorso passo dopo passo tutti i gradini della struttura (locale, provinciale, regionale) fino alla presidenza.
«Spero di portare il mio contributo», dice oggi, «a questa grande e complessa organizzazione che è Avis». Quale contributo, per esempio? «Individuo due aspetti fondamentali», risponde Saturni. «Innanzitutto l’essenza della nostra attività, che è diffondere e sostenere la cultura del dono. Mettiamo a disposizione una parte di noi, il sangue, per garantire ad altri, che non conosciamo, un beneficio di salute. Questo è il nocciolo della nostra azione e anche il punto di forza che ci permette di portare nel mondo del non profit ma anche nelle istituzioni sanitarie un valore forte. Il secondo aspetto su cui mi concentrerò è la creazione di condizioni per un maggiore coinvolgimento delle persone nel volontariato, e quindi nelle nostre attività».
Già, il reclutamento di nuovi volontari. Avis non sente crisi (nel 2008 sono cresciute le donazioni e anche i singoli associati), ma in generale le associazioni lamentano un calo di presenze accompagnato da un generale invecchiamento delle risorse. Due elementi da tenere monitorati… «Sicuramente, e li monitoriamo in continuazione», ammette Saturni, «anche perché aumentare il numero di donatori, e dei volontari in generale, è uno dei nostri obiettivi: servono infatti anche persone che magari non donano il sangue ma hanno voglia di impegnarsi e promuovere l’associazione. Si aggiunga che il bisogno di sangue è in continua crescita, non solo in Italia, ma in tutto il mondo e si avrà un quadro realistico delle sfide che ci attendono».
Sfide da affrontare, secondo il nuovo presidente, anche con una “scossa” sul versante della formazione interna («soprattutto dei dirigenti»), delle attività per i giovani («continueremo la promozione e informazione nelle scuole superiori») e della tecnologia, con un potenziamento delle attività sul web e della condivisione di informazioni.

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