Mondo

Da Damasco alla Germania via Whatsapp

Due ragazzi siriani hanno raccontato sul social la cronaca dal vivo del loro viaggio, via barca, verso l’Europa. È un diario in soggettiva sorprendente e rivelatore

di Anna Spena

Un diario di viaggio via Whatsapp, da Damasco verso Lesbos. Lo hanno scritto Dash e Kholio, due ragazzi che nello scorso settembre hanno deciso di lasciare il loro Paese per tentare un futuro in Germania dove già vive Nash fratello maggiore di Dash. Il loro diario di bordo è stato reso pubblico oggi dal sito di Le Monde, ed è un diario a lieto fine. «Niente amore e niente passione fino all’arrivo» avverte Dash all’inizio della chat che è ovviamente in arabo. «Il gruppo serve per dare i dettagli più precisi e come strumento di aiuto. Nessuna discussione. Si deve restare calmi». La prima tappa dei ragazzi è Beiruth: alle 14,06 di sabato 19 settembre passano la frontiera siriana. Arrivati in Libano vengono a sapere che le autorità turche su pressione internazionale hanno aperto la frontiera di Edirne verso la Grecia. Quindi il primo dubbio è se proseguire sull’ipotesi della traversata verso l’isola di Lesbos o non dirottarsi sulla via di terra. Domenica si viaggia da Beirut a Izmir in Turchia. Ci si informa sulle tariffe della traversate (dal 1250 a 1600 euro). «Cercate un canotto con giubbotti di salvataggio», raccomanda la mamma di Dash da Damasco. Kholio: «questo vuole 1200 euro e imbarca 50 persone».

La mamma: «50 sono troppe, troppe». I dubbi restano. Dash: «Che ne dite, meglio risalire verso Instanbul?». Martedì 22 Dash manda una foto: il mare è molto calmo «le onde sono leggere», scrive. «Siamo in cerca di sacchi di nylon. Abbiamo trovato un altro gruppo di siriani. Faranno la traversata con uno scafista di Aleppo, che si chiama Abou Assan». Mercoledì è giorno di pioggia intensa. Meglio rimandare. Venerdì 25 sembra il giorno giusto. L’appuntamento è sulla costa. «Sulla barca saremo in 40», tranquillizza Dash. Dalla Germania interviene Nash: «Ich warte auf euch (io vi aspetto)». «Sono partite due barche prima di noi e sono arrivate», scrive Kholio alle 7 del mattino. «Ora dobbiamo aspettare che le guardie costiere se ne vadano». Alle 19,19 un messaggio audio: «Mamma, ci siamo, si parte. Prega per noi». Alle 21,26 un altro messaggio audio: «Mamma, siamo arrivati in Grecia!». Da Damasco un amico interviene nella chat: «Spero che non vi facciano aspettare troppo con il decreto di espulsione. Mi dicono che la strada dalla Croazia alla Slovnia è aperta». Sabato 26 viene mandata la foto del decreto di espulsione. «Con Kholio detestiamo la parola mare, ora», scrive Dash in un momento di distensione a Lesbos. E poi manda una foto scattata sulla costa turca: «Guardate quanta merda lasciamo dietro di noi. Le persone dovrebbero pulire prima di partire», scrive con un tocco di senso civile davvero esemplare, date le loro condizioni. A mezzanotte di domenica 27 si imbarcano sul traghetto per Atene. Il giorno dopo sono al confine con la Macedonia: lì c’è un campo di tende per la notte. Martedì Dash e Kholio sono a Belgrado.

«Trovato un albergo a 12 euro», scrivono. La mamma, apre un diversivo: «Dash, avverti Kholio che l’Arsenal ha perso». Giovedì, ore 8,52: «Vienna. Le frontiere tedesche pare siano chiuse fino a domattina. Ci restano 600 euro. Il treno ne costa 200», scrive Nash. Quindi niente hotel. Si dorme alla stazione. Alle 9,51 un messaggio felice davanti a un caffè: «Il nostro primo Starbucks». L’approdo in Germania è in un campo a Bad Boll. «Alcuni non vogliono i rifugiati», scrive Dash. «Ma molti ci aiutano. Quando hanno saputo che sono scultrice mi hanno addirittura procurato dell’argilla». E poi in chiusura: «Ho saputo che mia sorella Loulou ha deciso anche lei di partire. Settimana prossima».

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