Formazione

Da Covatta a Brosio consigli per acquisti un po’meno egoisti

Donazioni intestate agli amici, inviti a pranzo per i bisognosi, abeti da trapiantare e prodotti solidali

di Gabriella Meroni

Un regalo solidale? Basta poco, che ce vo?. A domanda risponde così, con il suo tormentone preferito, Giobbe Covatta, comico di successo e testimonial dell?Amref, che a Natale ha deciso di regalare proprio degli abbonamenti a ?Vita? . Ma non è l?unico vip a scegliere un regalo di valore. Ecco Lorella Cuccarini, che festeggia il suo Natale con uno spot radiofonico per la nostra campagna contro la fame in Corea del Nord. «Vi chiedo aiuto» dice Lorella nel comunicato. «In Corea del Nord mezzo milione di bambini muoiono di fame. Dobbiamo aiutarli: non diteci di no, la fame non aspetta». Come lei, anche Ezio Greggio festeggerà un Natale diverso, impegnato per la stessa causa con alcuni spot tv sulle reti Rai e Mediaset. Maria Grazia Cucinotta e Antonella Clerici saranno invece i due volti della campagna ?Una stella per Natale? avviata dall?Ail, l?Associazione italiana contro le leucemie. E poi ci sono i ?testimonial? che spendono il proprio nome, e non solo a Natale, per le battaglie del volontariato: Ricky Tognazzi scende in campo con Greenpeace, Bernardo Bertolucci firma contro la manipolazione genetica, Jovanotti presta il volto alle campagne di Amnesty.
Un Natale da vip insomma non è sempre un Natale spensierato e spendaccione. L?attrice Lella Costa, ad esempio, anche lei coinvolta nella campagna pro Corea (ha dato la voce al primo spot che invitava a versare fondi), per i suoi regali sceglie le botteghe del commercio equo e solidale. «Il Natale è una festa commerciale», ci dice, «e l?augurio che mi faccio vedendo la gente assaltare i negozi è che qualcuno di loro recuperi il senso della vergogna. Io preferisco intestare agli amici donazioni a enti benefici, magari contro l?Aids. Così si evita di perdere tempo girando per vetrine». Anche Maria Teresa Ruta intesta agli amici più cari contributi a favore di associazioni di volontariato. «Sì, credo in un Natale di solidarietà» afferma. «Specialmente per i bambini. Ai miei figli regalo dei bellissimi piatti dell?Unicef. Oppure li abbono a una rivista delle missioni. Quest?anno comprerò i regali alla vendita di beneficenza della mia parrocchia per i terremotati». Per Paolo Brosio, lo stralunato inviato di ?Quelli che il calcio?, Natale fa rima con ospitalità: «Nella nostra famiglia si invita sempre qualcuno per il pranzo, e negli anni scorsi abbiamo avuto con noi alcuni bimbi del Cottolengo, che ancora oggi impazziscono per me. Quest?anno potrei andare in Umbria o nelle Marche con i terremotati. E poi questo correre a comprare regali è una follia: meglio regalare un pensiero o una stretta di mano. Comunque se qualcuno bussa alla nostra porta è benvenuto: chiamate, venite, vi aspettiamo».
«Di solito faccio beneficenza giocando a calcio con la Nazionale attori», dice Gianmarco Tognazzi. «Per Natale però ho pensato a qualcosa di più serio: adotterò un bambino a distanza, e inviterò a casa mia gli anziani di Velletri, dove abito». Contro un Natale di sprechi si schiera Dacia Maraini, per la quale questa festa è ?un giorno come gli altri?. «Sono contraria alla solidarietà fatta solo in questo periodo», ci dice la scrittrice. «Però vorrei lanciare un appello contro la strage degli abeti. Se volete un albero di Natale vero, almeno compratelo con le radici e regalatelo a chi ha un giardino, o consegnatelo al Wwf, che lo trapianterà. Meglio: accontentatevi di un abete di plastica».
Bruno Vespa non ha dubbi su dove indirizzare la propria solidarietà. «Sono presidente del Comitato Gigi Ghirotti, che si occupa di malati di cancro; quindi indirizzo la mia solidarietà verso di loro sia in termini economici che di energia. Attualmente siamo impegnati in una campagna per l?assistenza telematica ai pazienti. Ma quest?anno aggiungerò un?offerta per i terremotati». Un suggerimento per un Natale solidale? «In Italia le occasioni non mancano. Basta controllare dove vanno a finire i propri soldi». Infine, ancora Giobbe Covatta ha un suggerimento facile facile. «In Italia il problema del Natale è il panettone? E che ci dobbiamo fare, è la cultura consumistica, che fa ritenere indispensabile ciò che non lo è. Ma demonizzarla è sbagliato. Quindi invece di dire: il panettone è male, io dico: le diecimila lire che volevi spendere per il panettone, se puoi mandale a un bimbo africano. In fondo basta poco, che ce vo?».

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