Sostenibilità

Da “Comunità energetiche rinnovabili” a “Comunità intraprendenti”

Il rapporto Euricse sulle comunità intraprendenti tocca anche le comunità energetiche. Jacopo Sforzi, tra i curatori della ricerca: «Le comunità energetiche creano energia, ma sopratutto coesione sociale, e lavorano sulla sostenibilità ambientale e la mitigazione delle disuguaglianze socio-economiche. Ma portano anche servizi che vanno oltre l’energia rendendo le comunità stesse intraprendenti»

di Luca Cereda

«Ci sono dei modelli di intraprendenza comunitaria che, sfruttando in modo virtuoso le risorse disponibili in ogni contesto locale e l’aggregazione in un consorzio o una comunità energetica rinnovabile, possono influire e avere effetti positivi sulla coesione sociale, sulla sostenibilità ambientale e sulla mitigazione delle disuguaglianze socioeconomiche. Questo rende le comunità intraprendenti», spiega Jacopo Sforzi, ricercatore di Eurisce e tra i curatori del rapporto “Le comunità intraprendenti in Italia”.

Cosa sono le Comunità intraprendenti, chi le costituisce e quali effetti hanno

“Per Comunità intraprendenti – spiega Sforzi – intendiamo tutte quelle che realizzano pratiche di trasformazione sociale come frutto di processi di organizzazione dal basso attuati da gruppi di persone o organizzazioni che si attivano all’interno del proprio territorio per sperimentare collettivamente soluzioni innovative di sviluppo socio-economico dal cui successo può dipendere il futuro della loro comunità». Se la comunità intraprendente prende corpo da una comunità energetica nata da un condominio può essere che posizioni una colonnina elettrica per la ricarica delle auto. Se la comunità è un quartiere o una parte, può essere che organizzi un servizio di portineria di quartiere o acquisti una serie di monopattini elettici per accrescere la micro-mobilità sostenibile nella zona. «Il carattere innovativo di queste esperienze si concretizza, quindi, sia negli aspetti organizzativi che negli ambiti di attività e nei modi in cui coinvolgono la società civile nel suo insieme».
È possibile inquadrare le Comunità Intraprendenti come pratiche di innovazione sociale in grado di produrre soluzioni nuove ai crescenti e diversificati bisogni delle popolazioni locali, e considerare gli attori che le compongono come “innovatori sociali”.
“L’attuale scenario di instabilità socio-economica ed energetica, unito al crescente disagio determinato dall’aumento delle disuguaglianze sociali e territoriali, ha mostrato l’inefficacia delle politiche pubbliche in contrapposizione al ruolo positivo svolto dalle iniziative di intraprendenza comunitaria – sottolinea Sforzi -. Queste nuove pratiche di comunità e cittadinanza attiva sono tanto più solidi quando alla base hanno già una condivisione di un prodotto, come quello dell’energia, sempre più necessario e costoso oggi. Questo ha effetti positivi su vari fronti: dalla capacità di coinvolgere i cittadini nel partecipare alla vita sociale, culturale ed economica della propria comunità alla costruzione di nuove opportunità di sviluppo economico e occupazionale nel contesto in cui operano, dalla produzione e gestione di beni e servizi, all’aumento del benessere generale delle proprie comunità».

Quante sono le Comunità intraprendenti

Le esperienze mappate nel Rapporto Euricse contano 687 Comunità intraprendenti e le tipologie più diffuse sono le Imprese di Comunità, che attualmente rappresentano circa il 31% del totale. Seguono gli Empori Solidali, che compongono un ulteriore 28% delle Comunità intraprendenti attive in Italia. La terza categoria più numerosa è rappresentata dai FabLab, con quasi il 20% del totale. Da sole, queste tre tipologie rappresentano il 79%.

«Il dato è decisamente meno consistente rispetto ad altre realtà, ma è quello che accade oggi. Crediamo che il loro potenziale sia tutto da esplorare visto che il numero delle Comunità intraprendenti che provengono da esperienze di Comunità Energetiche rinnovabili arriva al 4.5%, ma vista l’espansione dovuta ad una maggiore consapevolezza energetica e al caro bollette, ritengo sia il modello più intrigante perché insieme ai servizi energetici, o proprio a partire da questi, può lavorare in modo intraprendente sui bisogni sociali», spiega il ricercatore di Euricse Jacopo Sforzi.

«L’azione multidimensionale di queste realtà e le soluzioni che elaborano per risolvere difficoltà e problemi locali non sono interpretabili solamente come frutto esclusivo o prevalente dell’interazione tra organizzazioni private e intervento pubblico, ma richiedono di considerare anche il ruolo dei differenti meccanismi di produzione e scambio e di principi diversi, come quelli basati su cooperazione volontaria e reciprocità», spiega il Rapporto Euricse. Per questo lo stesso Sforzi ritiene importante cercare di approfondire quante e quali sono le modalità attraverso cui le comunità si auto-organizzano, a quali bisogni collettivi vogliono rispondere e qual è la loro capacità di promuovere nuovi percorsi di sviluppo locale. A partire da quelli energetici.

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