Gli esperti, gli economisti innanzitutto, da tempo si interrogano se sia corretto definirle delle valute. Se siano catalogabili o meno, cioè, tutte sotto un’unica voce. Chi invece le maneggia già da qualche anno o magari ha imparato a spostarle con un semplice click del computer o con un touch sul cellulare, ha sciolto ogni riserva. Sì, sono soldi. Sebbene non ufficiali. Si chiamino Sardex o Dropis, Ecoaspromonte o Taurino, Scec o Simec, le monete complementari sono a tutti gli effetti degli strumenti di pagamento.
Il credito commerciale
L’ultima arrivata, il Sicanex, è nata poco meno di un mese fa in Sicilia ed è, tecnicamente, un circuito di credito commerciale fra imprese. Altra cosa sono invece i buoni sconto Scec, acronimo di “solidarietà che cammina”. Gli uni e gli altri hanno in comune tuttavia più di un elemento. Non sono convertibili, cioè non c’è nessuna banca che li cambia in euro; circolano solo tra chi sceglie di utilizzarli e, appunto, sono “complementari” alla valuta ufficiale. Hanno infatti un corso parallelo all’euro: lo affiancano ma non lo sostituiscono. Le due tipologie più diffuse ? i buoni sconto e i circuiti di credito reciproco ? al di là dei diversi meccanismi di funzionamento hanno soprattutto due obiettivi comuni: incrementare gli scambi fra gli attori delle economie locali ed evitare la fuga dei capitali. Più complesso appare invece il caso del Dropis, una nuova moneta complementare che è stata ribattezzata lo “Skype delle banche”: consisterà in un baratto di promesse effettuato tramite internet. Ma vediamo più da vicino che cos’è un circuito di credito commerciale. «È una camera di compensazione fra crediti e debiti fra imprese», spiega Carlo Mancosu, uno dei quattro giovanissimi fondatori di Sardex.net, la società che ha sede a Serramanna, in provincia del Medio Campidano, sud della Sardegna. L’azienda che entra a far parte del circuito, immaginiamo si tratti di un fruttivendolo, riceve dal gestore della moneta virtuale un fido (senza che debba versare alcunché in euro per ottenere in cambio l’apertura di credito): ad esempio, un massimale di 2mila Sardex, equivalenti a 2mila euro. Supponiamo ora che il commerciante di frutta voglia acquistare merce per 500 euro da un produttore agricolo, un coltivatore diretto. Pagherà in Sardex attraverso una transazione informatica. La somma sarà scomputata dal suo conto che scenderà così a 1.500 Sardex. Il conto del produttore, supponiamo anche questo di 2mila Sardex, salirà invece a 2.500 Sardex. Con la somma ottenuta il coltivatore potrà effettuare a sua volta altri acquisti. Pagare, ad esempio, l’elettricista che ha aggiustato la centralina dell’impianto di irrigazione. Gli aderenti, insomma, si scambiano beni e servizi avendo come unità di conto per misurare il valore di quanto comprato o venduto, la moneta virtuale, il Sardex. L’unica condizione prevista è che entro un anno il fido “bancario” ottenuto sia in pareggio. Il contadino che ha venduto ortaggi per 500 Sardex dovrà compiere acquisti per l’equivalente. Nel caso non ci riesca ? ma sinora non è mai successo, assicura Mancosu ?, dovrà compensare in euro. Questa somma sarà ritirata dal gestore che la utilizzerà per acquistare beni da aziende del circuito che hanno avuto difficoltà a vendere la loro merce. «Non è ancora successo perché abbiamo creato un paniere di prodotti con un buon livello di interscambio. Questo significa che l’azienda che entra nel circuito offre beni richiesti dalle altre e, allo stesso tempo, ha la possibilità di acquistare beni o servizi che le servono», precisa Mancosu.
Il ruolo dei broker
Sardex.net, il gestore, per facilitare la circolazione della moneta complementare, promuove sul suo sito i prodotti delle aziende iscritte e, soprattutto, ha previsto l’intervento attivo di broker, cioè operatori che si preoccupano di far incontrare la domanda e l’offerta di beni e servizi all’interno del circuito. In sintesi, aiutano gli iscritti a piazzare i loro prodotti. Per entrare nella rete si paga una quota d’iscrizione iniziale che varia da 150 a mille euro a seconda della grandezza dell’azienda, più una quota annuale dello stesso importo. Ma che cosa ci guadagna il fruttivendolo a iscriversi? «Acquisisce immediatamente nuovi clienti e inoltre potenziali clienti che preferiranno servirsi da lui perché possono acquistare in crediti. In secondo luogo, trasforma merci deperibili, quindi possibili perdite di profitto, in liquidità utile a risparmiare euro e a migliorare così il suo flusso di cassa: utilizza infatti la sua merce per acquistare beni e servizi che gli sono utili», fa notare Mancosu. E le tasse? «La Guardia di finanza ci dovrebbe dare un premio perché per fare le transazioni nel sistema informativo di Sardex.net bisogna prima inserire il numero e la data della fattura, altrimenti non procede». Le tasse sugli scambi sono pagate invece in euro. I vantaggi non finiscono qui. «Attraverso Sardex.net le aziende si finanziano in maniera reciproca a tasso zero, nel senso che non ci sono interessi su questi massimali di scoperto concessi: se io ho preso mille dovrò restituire solo mille. Avere la possibilità, in questo momento di stretta creditizia, di finanziarsi reciprocamente e di ridurre l’esposizione bancaria è un vantaggio non da poco. Anche qualora l’impresa non riuscisse, con i suoi servizi, a ripagare i servizi che ha acquistato, si tratterebbe comunque di saldare un pagamento a 365 giorni a tasso zero». I numeri, del resto, confermano la fiducia riscossa fra gli imprenditori isolani. Fra questi il patron di Tiscali, Renato Soru, a cui è stato riconosciuto un massimale di 50mila euro di crediti. Il circuito ha raddoppiato in due anni le aziende aderenti e la “massa monetaria” movimentata. Le imprese iscritte sono passate dalle 200 di fine dicembre 2010 alle 450 di fine 2011. Le transazioni in Sardex sono più che triplicate, da 360mila euro a ben 1,2 milioni.
I buoni solidali
Di poco inferiore, un milione, è invece l’equivalente in euro degli Scec messi in circolazione finora. Possono far parte di questo circuito non solo le imprese, come nel caso dei Sardex e dei Sicanex, ma anche i privati cittadini. Chi si iscrive (gratis se è un consumatore, pagando 10 euro se è un’azienda) riceve un carnet di 100 Scec, pari a 100 euro, che può spendere presso i commercianti, i professionisti e gli artigiani della rete. Come li usa? Paga parte in euro e parte con la moneta locale. Facciamo un esempio: supponiamo che il conto per la rasatura dal barbiere (socio della rete) sia di 5 euro. Se il figaro riconosce uno sconto del 20%, pari dunque a 1 euro, l’iscritto pagherà 4 euro più 1 Scec da 1 euro. E le tasse? Si pagano solo sui 4 euro. «Lo Stato apparentemente guadagna di meno, ma se crescono le transazioni, alla fine riscuote di più»,
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