Mondo
Da Bruxelles il lancio dell’adozione europea
«In Ue si difende la libera circolazione delle persone e poi si bloccano i bambini negli orfanotrofi»: è il paradosso sollevato al seminario di Bruxelles del 9 novembre
Regole comuni per rendere le adozioni più facili in Europa: è il messaggio di un seminario organizzato al Parlamento europeo per iniziativa del gruppo dei liberaldemocratici, che ha messo a confronto tutti gli attori interessati. Per l?Italia era presente Melita Cavallo, giudice consulente del gabinetto Mastella, e Marco Griffini, presidente AiBi, che ha presentato un draft.
C?è bisogno di una politica comune europea in materia di adozioni? «Sì» è la risposta emersa dall?audizione pubblica tenuta il 9 novembre scorso alla sede di Bruxelles del Parlamento europeo. A promuoverla Jean Marie Cavada e Claire Gibault, europarlamentari liberali francesi il cui nome è noto per la loro intensa attività di lobby contro la chiusura della Romania alle adozioni internazionali.
Tra gli oratori anche Melita Cavallo, giudice minorile nel gabinetto del ministro Mastella, e Marco Griffini, presidente di AiBi. L?associazione milanese ha presentato a Bruxelles un draft per una direttiva sull?adozione europea, figura da inserire tra l?adozione nazionale (quando non realizzabile, secondo il principio comunitario di sussidiarietà) e quella internazionale. Nel documento di AiBi si legge che «l?autorità preposta alla tutela e alla protezione del minore o ?cittadino europeo senza famiglia? è lo Stato di appartenenza e, in concomitanza, l?Europa»
Per un sistema europeo efficace e corretto, AiBi propone sei punti chiave: configurare regole comuni sull?idoneità all?adozione; istituire una banca dati di potenziali famiglie adottive; una banca dati per i minori in difficoltà e non accolti dalle autorità nazionali; un albo degli enti autorizzati a dare seguito alle procedure; un?autorità centrale Ue che vigili su questo strumento; l?introduzione del principio di gratuità dell?adozione.
Un concetto che ci illustra Melita Cavallo: «Proponiamo un?adozione semplice, di tipo più leggero, che non neghi le radici e l?origine del bambino, ma che lo mantenga in rapporto col Paese». Si tratterebbe di una via di mezzo tra l?adozione internazionale, in cui il bambino perde la propria origine, cambiando nazionalità e cognome, e quella nazionale. Ciò secondo il principio che «l?Europa può essere considerata come un?unica famiglia», o più prosaicamente, «se circolano liberamente, merci, capitali e lavoratori, non vediamo perché non ci sia libertà di circolazione per i minori senza famiglia».
Un insieme di regole comuni a tutti i Paesi Ue potrebbe però aiutare non soltanto a risolvere gli attriti con Bucarest, creando un ?level playing field? comune a tutti i membri Ue, ma risolverebbe anche i problemi relativi all?Italia: 34mila minori senza famiglia «che potrebbero essere accolti da famiglie europee se solo si creassero delle banche dati di bambini e delle famiglie disposte all?adozione», dice Marco Griffini.
Al seminario ha partecipato anche il vicepresidente della Commissione, Franco Frattini che ha ricordato la comunicazione sui diritti dei bambini nell?Ue del luglio scorso e si è detto d?accordo per includere la questione adozione nello spazio europeo di giustizia se fosse modificato il programma dell?Aja.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.