Economia
Da Bcc un “Supporting Factor” per le imprese sociali
Uno strumento, lanciato a Bruxelles da Federcasse, che mira a «ridurre l’assorbimento patrimoniale per i finanziamenti alle imprese sociali attraverso un fattore correttivo dello 0,6», spiega Emanuele Spina, Responsabile EU Affairs
di Redazione
Uno specifico “fattore di supporto per le imprese sociali” (SEs Supporting Factor) – che riduca l’assorbimento patrimoniale delle Banche in caso di finanziamenti a questa specifica tipologia di imprese – è quello che propone il Credito Cooperativo italiano per sostenere un comparto che, dallo scoppio della crisi, sta supplendo in maniera massiccia alle difficoltà del welfare pubblico, garantendo altresì significativi livelli occupazionali.
La proposta, indirizzata ai regolatori europei, è stata lanciata oggi a Bruxelles da Federcasse (l’Associazione Nazionale delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali) nel corso di un Convegno tenutosi presso la sede del Parlamento Europeo ed organizzato dal Social Economy Intergroup. Il Convegno ha avuto per titolo: “Finanziare le imprese sociali: meccanismi di finanziamenti e investimenti a impatto sociale”.
«La nostra proposta – ha detto Emanuele Spina, Responsabile EU Affairs di Federcasse, intervenendo al Convegno – intende emendare l’articolo 501.1 del CRR (Capital Requirements Regulation) con l’obiettivo di ridurre l’assorbimento patrimoniale per i finanziamenti alle imprese sociali attraverso un fattore correttivo dello 0,6».
L’incontro di Bruxelles si proponeva di ragionare sulle prospettive della cd. “finanza ad impatto sociale”, ovvero tutti quei prodotti e servizi di carattere finanziario che, destinati in via diretta a persone o fasce sociali tradizionalmente escluse dai consueti ambiti di investimento, sono in grado di garantire un ritorno di carattere economico e di innescare un circuito virtuoso in grado di autoalimentarsi.
Un tema, questo, affrontato lo scorso anno nell’ambito dei lavori della “Social Impact Investment Taskforce” (in ambito G8) cui il Credito Cooperativo – membro dell’Advisory Board italiano – aveva partecipato attivamente, presentando le proprie best practices e sottolineando il valore, anche numerico, espresso dalla finanza cooperativa.
Rispetto alle stime di crescita del mercato della finanza d’impatto, che potrebbe arrivare in Italia a 250 miliardi di euro nel 2020, la finanza cooperativa ne esprimerà ben oltre i due terzi del totale e le Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali almeno il 60.
«Il Credito Cooperativo italiano – ha detto ancora Spina – è leader nel finanziamento alle imprese sociali con una quota di mercato del 13% e, nello specifico, alle cooperative sociali, con una quota di mercato che raggiunge il 15%». E ha ricordato i “numeri” del Credito Cooperativo italiano, leader nei finanziamenti a famiglie e piccole e medie imprese nei singoli settori: i crediti delle BCC rappresentano difatti il 22,5% del totale dei crediti alle imprese artigiane, il 18,3% al settore agricolo, il 17,7% al turismo, l’11,2% al settore edile, il 10,4% al commercio.
Ai lavori del convegno, introdotto da Jens Nilsson, co-presidente del Social Economy Intergroup, moderati dalla europarlamentare Patrizia Toia e dal presidente di Social Economy Europe Alain Coheur, hanno partecipato – oltre al Credito Cooperativo – Nicolas Schmit, ministro del Lavoro, dell’Occupazione e dell’Economia sociale e solidale di Lussemburgo; Detlef Eckert della Commissione Europea; Beatriz Becerra, co-presidente del Social Economy Intergroup; Anna Maria Darmanin, presidente della Fondation Crédit Coopératif; Jan Olsson, vice presidente di Social Economy Europe; Christophe Ollivier di Mutualité Francaise; Bruno Dunkel, manager di CoopEst.
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