Cultura
Da Amos Gitai a Ken Loach. Quando l’impegno fa anche spettacolo
Il meglio di Venezia
Sono parecchi i film di interesse socio-politico alla 58ª edizione della Mostra del Cinema di Venezia, in programma al Lido dal 29 agosto all?8 settembre. E molti italiani o coproduzioni con l?Italia. Oltre al già citato Dust in apertura, in gara per il Leone d’oro troviamo l’iraniano Raye makhfi, che da noi dovrebbe intitolarsi Il voto è segreto (è coprodotto da Rai Cinema e Fabrica Cinema). Come tutti i film iraniani che vanno ai festival, è già considerato favorito per un premio. Si parla di elezioni in questo film, e in un paese come l’Iran l’argomento non è per nulla scontato… Un soldato di guardia in una spiaggia deserta, nel giorno delle votazioni, si vede piovere dal cielo, paracadutata, un’urna elettorale; sulla spiaggia sbarca una giovane donna, funzionario del governo che deve seguire il corretto svolgimento delle elezioni. E che si tratti di una donna, per lui è inconcepibile. Il film racconta una giornata particolare per i due personaggi, tra ordini da eseguire, incontri a sorpresa e situazioni assurde. Già vien voglia di vederlo: se la carica di semplicità e di tranquilla destabilizzazione di una società culturalmente e politicamente arretrata è la stessa di tante opere di connazionali, siamo di fronte a un gran film.
Nel concorso principale (quest’anno ne è stato creato un secondo) l’italiano Antonio Capuano ci parla di camorra con la chiave della tragedia greca: in Luna rossa, infatti, il regista partenopeo ambienta una versione dell’Orestea di Eschilo in una famiglia della malavita. Un altro regista italiano in concorso è Giuseppe Piccioni, che in Luce dei miei occhi ci parla del disagio di un uomo e una donna a Roma, città che li vede stranieri ed emarginati.
Rimanendo in concorso, Eden dell’israeliano Amos Gitai parla dell’educazione sentimentale di una ragazza, figlia di un ebreo americano: la giovane, attratta dai fermenti per la nascita di uno stato in Israele, si trasferisce nella terra degli avi. E il film, che prende le mosse dagli anni Trenta, si conclude proprio nel 1948, con la partenza degli inglesi e la nascita dello stato israeliano. Gitai è tutt’altro che un nazionalista, pur avendo combattuto personalmente nella guerra del Kippur. Il film è coprodotto dagli italiani Tilde Corsi e Gianni Romoli.
Sul fronte dell’impegno è sempre in prima fila il britannico Ken Loach, che da sempre mette sotto osservazione la vita dei lavoratori nel Regno Unito.
E anche con il nuovo The Navigators (in italiano sarà Paul, Mick e gli altri) non si smentisce, raccontando gli scioperi e le manifestazioni dei ferrovieri inglesi durante la privatizzazione dei trasporti negli anni ’80.
Per il nuovo concorso Cinema del Presente, che assegnerà il Leone dell’anno, in Hijos/Figli l’italoargentino Marco Bechis torna a parlare di desaparecidos. Nella stessa sezione, l’italiano Giovanni Maderna racconta come la vita di una giovane coppia sia sconvolta dalla nascita di un figlio con una grave malformazione. Altro italiano in gara, stavolta per la Settimana della Critica, è Vincenzo Marra che in Tornando a casa presenta le vicissitudini di un gruppo di poveri pescatori campani (lo sono anche nella vita) che ogni giorno attraversano clandestinamente le acque territoriali per trovare fondali più ricchi. Il film è distribuito dalla Sacher di Nanni Moretti.
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