Ricercatori americani hanno dimostrato come in pochi minuti, usando YouTube, Twitter ou Craigslist e incrociandone le informazioni, sia possobile ottenere l’indirizzo postale e reale di chi inserisce in anonimo contenuti o commenti. A rilevarlo, sono i ricercatori dell’l’International Computer Science Institute, un’organizzazione senza fini di lucro legata all’università californiana di Berkeley, che hanno condotto l’esperimento partendo da uno studio del cosiddetto “cybercasing”, ossia l’abuso a fini criminali di video, testi, fotografie e documenti.
Il primo studio sulla “geo-tagged information”, titolato Cybercasing the Joint. On the Privacy Implications of Geotagging è stato scritto da Gerald Friedland et Robin Sommer, e verrà presentato il prossimo 9 agosto a Washington, al workshop dell’Usenix. Nel lavoro, Friedland e Summer studiano l’impatto degli smartphone sull’evoluzione dei servizi on-line. Un mercato che rischia di diventare particolarmente appetibile anche per i nuovi pirati del “cybercasing”
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.