Politica

Cyberbullismo: addio al penale, essenziale avere la legge in vigore a settembre

La legge sul cyberbullismo ha ripreso il suo iter alla Camera, in quarta lettura e c'è disappunto fra gli onorevoli per il colpo di spugna con cui i senatori hanno cancellato tutte le modifiche che la Camera aveva apportato. Un'intervista con Paolo Beni, il relatore: «la legge può essere migliore, ma l'obiettivo è che sia in vigore per l'inizio del prossimo anno scolastico»

di Sara De Carli

È iniziata la quarta lettura e tutti già si chiedono se sarà quella buona o se ce ne vorrà anche una quinta. La proposta di legge “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”, già approvata dal Senato nel maggio 2015, modificata dalla Camera nel settembre 2016 e nuovamente modificata dal Senato il 31 gennaio 2017, che a sorpresa aveva di fatto cancellato le modifiche apportate dai senatori, nei giorni scorsi ha ripreso il suo iter in Commissione Giustizia della Camera. Il provvedimento, secondo il calendario, dovrebbe arrivare in Aula nel mese di maggio. La domanda cruciale però alla ripresa dei lavori è quale strada intendono prendere gli onorevoli rispetto al testo approvato dal Senato. Ci sarà battaglia tra Camera e Senato? Gli onorevoli, dinanzi al colpo di spugna con cui il Senato ha cancellato il loro lavoro, rimetteranno le modifiche che avevano inserito? Donata Lenzi (Pd) intervenendo in Commissione ha espresso il proprio «disappunto per l'atteggiamento tenuto dal Senato, che ha ritenuto praticamente intoccabile il testo licenziato presso quel ramo del Parlamento in prima lettura e, vanificando di fatto il lavoro svolto da 630 deputati, si è limitato ad apportare solo le modifiche conseguenti alla sopravvenuta approvazione della legge sulla buona scuola», segnalando che «occorrerà ragionare sull'approccio da adottare, non volendo sicuramente far venire meno il senso di responsabilità, ma valutando l'ipotesi di modificare i punti più critici del testo in discussione». Al contrario il M5S ha annunciato l’intenzione di «non dovrebbe presentare proposte emendative al testo trasmesso dal Senato, condividendone il contenuto e auspicandone, quindi, una rapida approvazione» e anche Milena Santerini (Demos-Centro Democratico) spera che «vengano mantenute le modifiche apportate dal Senato, lasciando l’originaria impronta rivolta principalmente ai minori e alla specificità del cyberbullismo. In particolare si deve evitare il rischio del reato, il cyberbullismo è un problema educativo». Paolo Beni (Pd) è relatore per la legge e in Commissione Giustizia ha da poco svolto la relazione introduttiva (qui il testo del suo intervento).

Onorevole Beni, che aria tira fra i suoi colleghi? Quanto è forte il disappunto per il colpo di spugna fatto dai senatori, che hanno praticamente ripristinato il loro testo?
Il disappunto c’è ed è anche mio. Non ci si aspettava che si potesse reintervenire sul testo: è vero, su un paio di punti ci sono delle valutazioni differenti fra Senato e Camera, ma che di fatto si potesse riproporre quasi lo stesso testo di partenza, come per puntiglio, certo non è gradevole.

Quindi che atteggiamento si preannuncia in Commissione?
Per quanto mi riguarda, l’ho già detto anche ai colleghi, la legge va approvata entro l’estate, in modo che sia in vigore prima dell’inizio del nuovo anno scolastico. Questa è la priorità, anche perché tutti sappiano che il fenomeno è grave e in crescita. È vero che questa legge non risolverà il problema, ma è un segnale e un aiuto: sarebbe un gran brutto messaggio se il Parlamento non fosse in grado di approvare una legge di cui c’è oggettiva necessità.

Significa che lei sarebbe disposto anche a far passare la legge così come è stata modificata dal Senato, pur di portarla al traguardo?
Mi lasci spiegare. Certamente il mio obiettivo è l’approvazione della legge prima dell’estate, tuttavia ritengo che la legge possa essere migliorata. Sono tre i punti sostanziali di distanza fra il testo che era stato approvato dalla Camera e quello ora tornato dal Senato: il Senato ha stralciato il reato penale, ha ristretto la tutela ai soli minorenni e ha riportato la legge nei confini del solo cyberbullismo, mentre noi parlavamo di bullismo. Sul primo punto credo di aver convinto i colleghi, la parte penale non ci sarà.

E sugli altri due punti?
Sul secondo, l’estensione delle tutele anche ai maggiorenni vittime di cyberbullismo, francamente non vedo il motivo per cui rinunciarvi: estendere le tutele non indebolisce le tutele per i minori e comunque si tratta spesso di persone fragili. Non capisco. A meno che l’argomentazione sia che la platea va circoscritta perché altrimenti il Garante per la privacy si troverebbe a dover gestire molte pratiche o per una questione di risorse… però che si abbia l’onestà di dire che optiamo per una soluzione minimalista per motivi di risorse. Io preferirei una legge più ambiziosa.

La terza?
La terza è un approccio culturale differente. Il cyberbullismo ha delle sue specificità, è evidente, ma la dimensione relazionale da cui nasce è il bullismo: non vedo che male faccia legare le due cose alla radice.

Quindi?
Quindi se riuscissimo a modificare questi due punti o anche uno solo di essi la legge sarebbe migliore e fra i due è evidente che l’ultimo è il più semplice perché non c’è la questione delle risorse. Una modifica però che deve sempre tener presente la garanzia dei tempi di approvazione, ripeto, la legge deve essere in vigore per l’inizio del prossimo anno scolastico, quindi significa che ogni modifica ulteriore deve essere concordata fin da ora con i senatori.

E se questo accordo non ci fosse?
Se non sarà possibile prevarrà il buono senso, da parte nostra.

Foto Darius Anton, Unsplash

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