Cambiare casa, cominciare a fare la naturopata, fidanzarmi, avere una mega palla da discoteca luccicante in associazione, andare almeno tre volte settimana in palestra, farmi crescere i capelli, un ospedale meglio organizzato, un po’ di intrattenimento durante le ore di attesa, una sede tutta nostra grande con garage annesso, trovare un lavoro, avere in associazione tanti nuovi volontari giovani, riuscire a rendere visibili agli altri quello che facciamo, andare nelle scuole a parlare di protezione civile, uno spargisale più grande che contenga più di 250kg di sale così Rita che soffre il freddo deve scendere meno volte per riempirlo, i campi scuola anche in inverno perché dormire in tenda è bello ma stringersi lo è di più, una maglietta ed una felpa che siano della taglia giusta, trovare l’ambulanza calda quando usciremo in piena notte, un divano grande con una coperta patchwork con pensieri dei volontari ricamati sopra, un campetto da volley, più “grazie” da parte dei “grandi”, più disponibilità delle comunità a supportare le attività del volontariato e una maggiore coscienza ambientale e sociale, portare lo spirito del volontario nel posto dove lavoro, incontrare persone più umili e meno arroganti, una divisa arancione comoda con un grosso stemma dietro, pizzette e pop corn nella macchinetta dell’associazione, passare l’esame di ammissione a medicina, un po’ più di progetti con altre associazioni, un superfarmaco che mi faccia guarire istantaneamente dall’influenza che ho e mi permetta di andare a vedere il concerto di Capossela in piazza a Capodanno, far diventare la protezione civile un’attività di prevenzione e non di emergenza, fare un bel musical sul volontariato intitolato “The Turn”, corsi di formazione di alto livello, un presidente più simpatico, vedere più sorrisi sulle bocche di chi entra in associazione e incontrare persone che sappiano riscaldare il proprio cuore, un’ambulanza pediatrica, trovare il discernimento sulle priorità serie e perseguirle, che la regione riesca a riconoscere le associazioni che fanno protezione civile, riuscire a fare rete con altre associazioni e superare i campanilismi tra associazioni, passare meno tempo in associazione a fare volontariato, una reflex nuova per Miriàm perché quando ci guarda so che si commuove e sono i momenti in cui le viene meglio fotografarci, una piccola divisa per mia figlia non lo so perché la voglio forse semplicemente per emozionarmi e basta, terminare il corso di laurea in protezione civile e farlo diventare il mio lavoro, fare l’abbonamento a sky nella nostra associazione.
Alcuni sono solo sogni, altre sono cose che potrebbero essere realizzate subito, tutti sono i propositi per l’anno prossimo che fanno di persone che fanno volontariato, non tutti i sei milioni che lo fanno (come ha detto Istat), ma di alcuni volontari che conosco. E io, che ho solo raccolto quel che loro vogliono, e che ci ho fatto un CVV: non un CV, ma un CVV cioè Cosa Vogliono i Volontari, che mi sembra più interessante di un curriculum di cose fatte, ma una cosa più bella perché ci sono le cose che uno vorrebbe fare. E visto che l’anno prossimo sarà il trentesimo anniversario delle Lezioni Americane di Calvino, io a queste persone qui e a voi che leggete posso solo augurare le sue parole chiave per il millennio che sono leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità e coerenza e che tutte le cose che hanno scritto nel CVV si avverino perché alla fine, loro i loro desideri li esprimono anche per noi, tutti. Speriamo. Tante Care Cose.
P.s. se ve ne vengono in mente degli altri potete scriverli con #cvv
Nessuno ti regala niente, noi sì
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