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Curiamo i nonni con tante attenzioni

Malati o sani per taluni gli anziani sono pesi e preoccupazioni da subire. Ma spesso basta dedicare un briciolo d'attenzione al loro quotidiano per riscoprire potenzialità inespresse

di Redazione

Non esistono delle vere e proprie ricette su come invecchiare bene. Ma soprattutto non esiste una ricetta per spiegare come rapportarsi in modo costruttivo con un anziano. Ci sono però dei suggerimenti che sono semplicemente frutto del buon senso e che aiutano a migliorare i rapporti con un parente arrivato alla terza età. Innanzitutto occorre guardare al processo di invecchiamento in modo semplice e privo di pregiudizi, affrontandolo come una delle tante età della vita di un essere umano. Semplice? Scontato? A leggere le cronache e a considerare i tanti anziani lasciati soli non si direbbe proprio. Certo, le cose si complicano se la persona anziana è colpita da alcune patologie come il morbo di Alzheimer. Ecco allora alcune riflessioni sull’argomento e dei suggerimenti su come affrontare questo periodo della vita. L’invecchiamento è un processo biologico, prevedibile e inevitabile, caratterizzato da un declino funzionale progressivo. Come aiutare un anziano diventa invece un punto di studio e attenzione. Occorre, innanzitutto, sgombrare il campo da diversi pregiudizi. Non esiste un invecchiamento normale o uguale a quello di un altro individuo. Vi sono però delle caratteristiche comuni: come l’inevitabilità del declino di capacità e funzioni oltre alla “morbillità” cioè la facilità di ammalarsi. Invecchiare non è necessariamente sinonimo di malattia, ma è un dato di fatto che l’aumentare dell’età accresce anche la probabilità di sviluppare patologie. L’85 per cento degli ultrasessantacinquenni ha, infatti, una malattia cronica e il 30 per cento ne ha tre o più. La sfida per aggiungere vita agli anni La gerontologia, cioè la scienza che studia i fenomeni legati al processo di invecchiamento ha cercato le modalità per prevenire le patologie legate all’invecchiamento. La grande sfida dopo quella perseguita per diverso tempo, e cioè di aggiungere “anni alla vita”, di arrivare a una maggior lunghezza dell’esistenza media, è ora quella di aggiungere “vita agli anni”, suggerendo stili adeguati per un’età anziana in miglior salute. Le misure di prevenzione per vivere bene l’invecchiamento dipendono da componenti psicologiche e spirituali della persona nei confronti della sua età, dagli stili di vita salutari che possono riguardare abitudini dietetiche ma anche da un’adeguata attività fisica che dia benefici sia sul piano fisiologico sia su quello psicologico. Per molti la gerontologia è una scienza che traccia linee rivolte al basso, in una prospettiva di declino e di perdita. L’uomo è in realtà un’evoluzione continua, dalla nascita alla morte. Il tempo libero dell’anziano, quello della terza età anziché essere uno spazio vuoto può diventare occasione per coltivare interessi, per approfondire motivazioni, valori, credenze, tutto ciò che nelle età precedenti era stato trascurato. Grazie all’aumento odierno della speranza di vita i bambini non solo hanno la possibilità di vivere a lungo con i nonni, ma anche di conoscere i bisnonni. La presenza del nonno, quindi, in una famiglia rappresenta un elemento educativo e formativo che spesso assume caratteristiche eccedenti il proprio ruolo. Quello tra nonno e nipote è quindi un rapporto di “utilità” reciproca. È perciò importante l’immagine che il bambino ha dell’anziano, come pure il contributo che questo può dare nella formazione della personalità del piccolo. Il gioco è una delle attività che nonni e nipoti possono fare con inaspettate implicazioni positive: per il bambino è fondamentale, per l’anziano uno strumento per non rimanere ancorato al passato. Poi, il gioco è un ottimo esercizio per la memoria e crea un ponte tra le generazioni contribuendo a dare al bambino un senso di continuità, fondamentale per sviluppare il senso di sicurezza. A cura del CEPSAG, Università Cattolica del Sacro Cuore Come si fa ad assistere un anziano affetto da demenza? L’obiettivo di questi consigli è di evitare che l’anziano affetto da demenza o da Alzheimer diventi del tutto dipendente dai famigliari. Ecco perché è indispensabile che si utilizzino al massimo le sue potenzialità, motorie, intellettive, ecc. Ma a guardare bene, vi accorgerete che i suggerimenti qui sotto possono essere utili un po’ per tutti gli anziani. Igiene personale: Incoraggialo a mantenere le sue abitudini. Mano a mano che la malattia procede potrebbe dimenticare di lavarsi o non ricordare le sequenze dei movimenti. In questo caso: – rispetta i suoi ritmi e le abitudini; – rendigli il bagno rilassante; – utilizza preferibilmente la doccia; – aiutalo a pettinarsi o a radersi. L’essere curato lo farà sentire meglio; – rispetta per quanto possibile il suo senso del pudore e la sua privacy. Funzioni corporali – è necessario che abbia un’alimentazione regolare e bilanciata sia per l’introduzione di giuste quantità di liquidi che di fibre; – rendi riconoscibile la stanza da bagno, lasciando la luce accesa di notte o mettendo sulla porta un disegno che gli ricordi la funzione della stanza; – utilizza vestiti che si slacciano facilmente, evitando quelli con troppi bottoni; – scoraggialo, per quanto possibile a bere liquidi prima di andare a dormire. Come aiutarlo negli spostamenti Dovrai cercare di mantenere il più a lungo possibile la sua autonomia di movimento. Se comincia ad avere difficoltà nell’alzarsi dal letto: – accertati che il letto non sia troppo alto; – procuragli una poltrona comoda in cui si possa trasferire autonomamente; – facilitagli i percorsi più utilizzati in casa, (ad esempio verso il bagno o la cucina). Come prevenire le cadute Nel facilitargli gli spostamenti devi comunque avere l’accortezza di non metterlo a rischio di cadute che potrebbero causare la totale perdita dell’autosufficienza. – elimina i tappetini ai bordi del letto; – adotta una illuminazione adeguata; – meglio mobili alti e con spigoli non acuti – elimina le ciabatte e fagli indossare pantofole con suola di gomma; – illumina gli scalini – mai fargli calzare scarpe troppo strette; – in casa fagli trovare appoggi sicuri per spostarsi (corrimano, maniglioni); – fagli eseguire alcuni esercizi fisici; – incoraggialo a usare un tripode al posto di un bastone semplice; – quando uscite assieme, cammina piano, in modo ti possa seguire facilmente. Come aiutarlo a nutrirsi L’eccessivo appetito è un disturbo che si presenta frequentemente nelle prime fasi della malattia,e in questo caso devi ridurre l’apporto di cibi troppo calorici (biscotti, dolci). A malattia avanzata invece può aver bisogno di essere imboccato poiché ha difficoltà a ricordare la sequenza dei movimenti necessari a nutrirsi. In questo caso: – ponilo a tavola di fronte a te in modo che possa imitare i tuoi gesti; – taglia il cibo in piccoli pezzi, e nelle fasi avanzate di malattia utilizza cibi liquidi; – permettigli di usare le mani per mangiare; – tieni presente che può non percepire la temperatura degli alimenti e scottarsi; – se ha difficoltà nella deglutizione o nella masticazione consulta il tuo medico per rivalutare lo stato della malattia ed adottare i provvedimenti più adeguati; – se ha fame spesso, sminuzza il cibo e offrigli ogni volta delle piccole porzioni. Come aiutarlo a vestirsi L’aprassia (ovvero della difficoltà di coordinare varie sequenze di movimenti per compiere una determinata azione) renderà difficile al malato il vestirsi e lo spogliarsi. Per aiutarlo: – riponi gli abiti nello stesso ordine in cui devono essere indossati; – evitagli abiti con chiusure complicate, meglio quelli con le lampo o il velcro; -incoraggialo a vestirsi da solo il più a lungo possibile, anche lentamente; – fagli ripetere gli atti del vestire come se fosse un gioco o un esercizio fisico; – utilizza scarpe comode con suola antisdrucciolo e facili da calzare.


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