Salute

Cure palliative, serve una svolta

La Sicp a congresso lancia l’allarme: il 60% dei malati lasciati soli, il governo dia via libera ai Lea

di Benedetta Verrini

La buona notizia è che gli italiani oggi conoscono le cure palliative e le considerano un diritto irrinunciabile, di competenza del Sistema sanitario nazionale. La cattiva è che lo sviluppo di una rete assistenziale efficiente, suddivisa tra hospice e cure domiciliari, in grado di sostenere i bisogni dei circa 250mila malati terminali italiani, è ancora un sogno. Lo rivela la Società italiana di Cure palliative che, a pochi giorni dal XV Congresso nazionale che si terrà in Sicilia tra il 3 e il 6 novembre, lancia l’allarme sulla situazione di stallo in cui versa il sistema.

La prima nota di preoccupazione riguarda lo stop della Ragioneria di Stato al Dpcm approvato dall’ex governo Prodi sui nuovi Livelli essenziali di assistenza, che contenevano importanti standard sulle cure palliative, tali da renderle omogenee ed esigibili sull’intero territorio nazionale (sarebbe stato un bel traguardo, almeno nell’attesa di una altrettanto sospirata legge nazionale che regoli una volta per tutte l’applicazione delle cure palliative nel paese).

La seconda nota, legata a un ulteriore “colpo di scena” dopo il rinnovo di governo e parlamento, riguarda l’azzeramento del Documento tecnico della “Commissione per le cure di fine vita”, che era stato elaborato da un’apposita commissione e consegnato a febbraio 2008 nelle mani dell’ex ministro Livia Turco per la realizzazione di un Pian nazionale per le cure palliative. Il governo Berlusconi ha creato ora una nuova Commissione “per la terapia del dolore e le cure palliative”, e non si sa da che parte comincerà. «Ci auguriamo possa fare proprio il tutto il lavoro precedente, in modo che un importante lavoro di studio e proposte non venga vanificato», commenta il professor Furio Zucco, presidente del Comitato scientifico del Congresso Sicp. A rendere l’intero quadro più difficile stanno anche i dati sull’effettivo sviluppo della rete di cure palliative in Italia. Sui 206 hospice che dovevano diventare operativi nel 2008, solo 147 risultano effettivamente aperti. La situazione è estremamente diversificata da regione a regione: solo la Lombardia conta ben 50 strutture, in regioni come Campania, Sicilia, Calabria se ne contano meno di 5.

«Se si pensa che il numero ottimale di hospice era stato valutato pronosticando una copertura parallela di almeno il 75% dei malati presso il proprio domicilio, con cure gratuite ed équipe dedicate», rileva Zucco, «è evidente che in alcune parti del paese la cura e la tutela dei malati e delle oro famiglie è ancora inadeguata. Sappiamo che attualmente solo il 40% dei malati oncologici ha accesso al programma di cure palliative e, purtroppo, meno dell’1% di quelli non oncologici. Per questo l’istituzione dei Lea è fondamentale: sono necessari per superare le disomogeneità tra regione e regione, che rappresentano uno dei più grossi limiti di questa medicina».

Un no chiaro all’eutanasia
Favorevole all’introduzione delle “Direttive anticipate” anche in Italia, come diritto dei malati terminali ad esprimere anticipatamente la loro volontà rispetto alle terapie in una fase in cui non avranno possibilità di comunicare, la Sicp ribadisce il suo “concorde diniego delle cure palliative all’eutanasia, per la natura stessa di una medicina che dà importanza agli ultimi giorni di vita di ogni persona, fino alla fine”, spiega Giovanni Zaninetta, presidente della Sicp.

Gli italiani e le cure palliative: la statistica realizzata dalla Ficp
Cosa sanno gli italiani di cure palliative e terapia del dolore? A dieci anni da una precedente, pionieristica rilevazione, la Federazione italiana di cure palliative, il coordinamento delle oltre 60 realtà del non profit italiano che si occupano di cure palliative, ha realizzato una nuova indagine. Dieci anni fa gli italiani che davvero conoscevano il significato di “cure palliative” erano appena il 16%. Oggi la percentuale è salita al 22%, «dato numericamente poco confortante», commenta la presidente della Sicp, Francesca Floriani, «ma interessante da leggere alla luce della consapevolezza che esprime: l’80% di chi sa cosa sono e cure palliative le ritiene un diritto irrinunciabile di competenza dello Stato».

È cresciuto anche il livello di informazione sulle strutture che forniscono cure palliative, passando dall’11 al 20% degli italiani che le conoscono, anche se il 70% di loro preferirebbe, al bisogno, un’assistenza domiciliare. Impressionante, poi, il dato relativo all’uso di oppiacei: l’80% dei cittadini ritiene che in presenza di dolore severo si debbano usare questi farmaci. Nonostante il ddl sulla semplificazione della prescrizione nei normali ricettari sia da oltre due anni in Parlamento in attesa di approvazione, per gli italiani il tabù della morfina è ormai caduto.

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