Salute
Cure palliative: Ant chiama a raccolta l’Europa
A Bologna una tre giorni di lavori che mette a confronto i più autorevoli esperti a livello internazionale. «La palliative care un anello indispensabile per la tenuta del welfare», dice Franco Pannuti
di Redazione
In Italia le cure palliative domiciliari sono in continuo miglioramento e diminuisce in modo rilevante il numero di pazienti oncologici che trascorre gli ultimi giorni di vita in un ospedale (da 53.574 nel 2010 si è passati a 49.213 nel 2011 con un calo che supera l'8%), segno che le reti assistenziali diffuse sul territorio riescono a prendere in carico un maggior numero di persone. Anche il numero degli hospice che presta assistenza ai malati terminali aumenta (217 nel 2011 rispetto ai 204 del 2010). È questo il quadro che emerge dall'ultima relazione recentemente inviata al Parlamento sullo stato di attuazione della legge n. 38/2010 «Disposizioni per garantire l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore», e sono questi anche i dati che fanno da sfondo – e danno sostanza – al Congresso internazionale organizzato da Fondazione Ant, aperto oggi e che si svolgerà a Bologna fino a sabato 14.
Titolo del congresso, The Dignity of Life until the Last Breath. Innovative models in cancer palliative care. Per tre giorni oltre cinquanta esperti tra i più autorevoli a livello internazionale, provenienti da vari Paesi europei, da ospedali pubblici e privati, centri accademici di eccellenza e organizzazioni non profit si ritrovano a Bologna per confrontarsi sui modelli assistenziali presenti in Europa nel campo delle cure palliative e della home care, con particolare riferimento a modelli innovativi che prevedano la partecipazione integrata di diverse realtà territoriali. Uno sguardo sullo sviluppo delle cure palliative nel mondo arriverà direttamente dagli USA, grazie alla lettura magistrale di una delle maggiori esperte internazionali, la dottoressa Kathleen M. Foley del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York.
«Le cure palliative sono indispensabili e lo saranno sempre di più per la tenuta dei Sistemi sanitari e della coesione sociale. L'Organizzazione Mondiale della Sanità stima che ne abbiano bisogno tra i 4 e i 5 milioni di persone malate di tumore e circa 100 milioni di pazienti, loro familiari e caregivers, se includiamo altre patologie. Nel 2020 circa 10 milioni di decessi saranno causati da una patologia oncologica, dai 2 ai 3 milioni solo nei Paesi industrializzati. Se da un lato diminuirà la mortalità tra i giovani, dall'altro sarà in aumento la popolazione anziana con patologie tumorali che necessiterà di assistenza», ha detto aprendo i lavori Franco Pannuti, fondatore di ANT.
Il Convegno è anche l'occasione per presentare i dati del bilancio operativo di ANT nel primo semestre del 2013. Assistenza domiciliare, prevenzione, servizi socio-assistenziali, i numeri parlano chiaro e sono tutti in crescita: 6.808 sono stati i Malati di tumore assistiti gratuitamente a domicilio in 9 regioni d'Italia tra gennaio e giugno di quest'anno, in crescita del 4.6% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Si stima che le persone seguite ogni anno da ANT rappresentino circa il 10% di tutti i malati oncologici assistiti a domicilio nel nostro Paese. Sono il 9% in più i Malati assistiti ogni giorno gratuitamente a domicilio dallo staff sanitario della Fondazione ANT rispetto allo stesso mese del 2012 (+27% negli ultimi cinque anni). Attualmente i 131 medici, 88 infermieri e 27 psicologi che lavorano per ANT – cui si affiancano altre figure professionali come nutrizionisti, assistenti sociali, farmacisti, fisioterapisti, collaboratori e dipendenti, per un totale di 400 persone – curano ogni giorno 3.943 Malati (dato aggiornato al 30 giugno 2013). Dal 1985 sono stati curati dalle 20 équipes di specialisti ANT 96.289 malati di tumore, direttamente a casa e senza alcun costo per gli assistiti e per le loro famiglie.
«Tutti i servizi offerti da ANT ai Malati di tumore, alle loro famiglie e ai cittadini», commenta Raffaella Pannuti, presidente ANT, «hanno visto una fortissima crescita negli ultimi mesi, a fronte di un bilancio economico che si mantiene appena costante e di una situazione politica che non facilita in alcun modo l'operato, il riconoscimento e l'integrazione del settore non profit». I dipendenti della Fondazione sono aumentati del 22% (da 94 a 115) ma complessivamente il personale occupato – che comprende collaboratori, liberi professionisti e i dipendenti stessi – è diminuito del 5.9%, passando da 425 a 400 unità. «Con lo stesso denaro e con meno personale siamo costretti a rispondere a richieste di assistenza in continuo aumento, cercando al contempo di offrire servizi innovativi e implementare attività di prevenzione oncologica su tutto il territorio. ANT rappresenta un esempio concreto di sanità sostenibile a servizio della cittadinanza, in un momento in cui la sanità pubblica rischia di diventare sempre più privilegio di pochi. Occorre cambiare strategia, ma solo una normativa che sancisca in modo chiaro l'integrazione tra pubblico e non profit può consentirci di andare avanti», prosegue Pannuti. «Se continuiamo a pensare che il pubblico sia per tutti, sbagliamo, il futuro ci riserverà servizi peggiori e una fuga nel privato, ovviamente solo per coloro che potranno permetterselo».
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