Famiglia

Cure a domicilio, che timido inizio

Centocinquanta miliardi da distribuire in venti regioni.Briciole davanti alle migliaia di anziani non autosufficienti, bambini e malati bisognosi di assistenza in casa.

di Daniela Romanello

Dal 26 febbraio scorso finalmente è legge: 150 miliardi di lire sono attribuiti alle Regioni con una destinazione obbligatoria, ?l?assistenza domiciliare, con particolare riferimento ai pazienti in fase critica?. Dopo essere stata introdotta nel Piano sanitario nazionale, l?assistenza domiciliare integrata vede il primo contributo statale d?aiuto all?operato delle Regioni. Ma anche questo primo tentativo di sorreggere l?impegno a questa nuova risposta alle esigenze delle persone ha sollevato opinioni contrastanti. Di fronte a chi plaude a questo stanziamento, c?è infatti chi lo critica giudicandolo improduttivo soprattutto ai fini di un cambiamento di mentalità e di struttura sanitaria. L?importo stanziato, a prima vista, sembra di qualche consistenza, ma se si pensa che deve essere suddiviso, anche se in quote proporzionali, per venti regioni, la sua eseguità appare evidente soprattutto se si prende in considerazione un dato certo: il Vidas di Milano, che offre da anni l?assistenza domiciliare gratuita agli inguaribili di cancro, presenta, a fronte di 813 assistiti nel 1998, un bilancio che supera i 4 miliardi e mezzo. Il suo contributo all?assistenza domiciliare dei malati terminali di cancro, inoltre, risponde solo in minima parte alla domanda poiché nel capoluogo lombardo sono oltre 4 mila i cittadini che si trovano in questa condizione. Senza tener conto, poi, di tutti gli altri che, pur non essendo malati di cancro, si trovano alla fine della loro vita senza poter contare su un?adeguata assistenza né da parte dei familiari (perché sono soli o perché l?impegno dell?assistenza è troppo gravoso) né da parte della struttura ospedaliera, oppure che sono travagliati da patologie croniche o che soffrono ?solo? di vecchiaia. O i bambini che, se fossero assistiti a casa invece che in ospedale, avrebbero senz?altro un maggiore aiuto psicologico nell?affrontare la dura prova della malattia. Insomma, se i volontari di Vidas, Lega dei Tumori e delle numerose altre associazioni che si occupano di assistenza a domicilio sono intervenuti per rispondere a un?esigenza precisa (aiutare gli ammalati terminali di tumore non più assistiti dagli ospedali) questo non è, almeno allo stato attuale, servito a ?ripensare? l?assistenza, sia essa sanitaria che sociale. È quando denuncia la Caritas ambrosiana in un rapporto sugli anziani a Milano, rapporto oggetto di dibattito e confronto con le istituzioni nel convegno di sabato 20 marzo, all?Università Cattolica di largo Gemelli. La capitale lombarda è oggi una delle città italiane a più alta concentrazione di anziani: nel 1997, a fronte di una popolazione di quasi un milione e 350 mila abitanti, ben il 27,8 per cento di cittadini superava i 60 anni d?età; di questi, si stima che siano almeno 70 mila quelli non autosufficienti, 22 mila quelli affetti da demenza senile, 10 mila dei quali viventi in coppia con un altro anziano e circa 2.600 completamente soli. Ebbene, secondo i dati raccolti dalla Regione Lombardia (che pure nel suo complesso può essere considerata la regione leader in Italia per quanto riguarda questo tipo di assistenza) solo l?1,5 per cento di essi è stato raggiunto dall?assistenza domiciliare integrata (in sigla Adi) per una spesa utente/giorno di 9 mila lire a fronte di una spesa variabile tra 170 e 250 mila lire utente/giorno per un ricovero in Rsa (Residenza sanitaria assistenziale). Pochi dati che però inducono a riflettere. La risposta a un nuovo modo di vivere la salute non è più rimandabile e la soluzione non può essere lasciata ai singoli, siano essi volontari, medici, amministratori locali. Un nota bene finale: i 150 miliardi di cui abbiamo riferito all?inizio sono stati ?distratti? dall?accantonamento destinato alla formazione specialistica dei medici. Gli indirizzi EACHH – European Association of Care and Help at Home Bruxelles-Belgio Tel. 0032 27367972; fax: 0032 27367498. E-mail: eachh@skynet.be Centro Studi Cure domiciliari via Morimondo,2/8 20143 Milano Tel: 025457410 <><> Siena, Telefono: 05772190 49; fax: 0577247133. quavio@tin.it


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