Welfare

Cuomo e il gioco d’azzardo, vittoria delle lobby?

Il governatore di New York vuole legalizzare i casinò. Dopo aver ricevuto milioni dai gestori

di Gabriella Meroni

“In campagna elettorale, quando sognava la poltrona di governatore dello stato di New York nel 2010, Andrew Cuomo scrisse otto libri per spiegare le priorità che avrebbe realizzato una volta eletto. Tutte buone idee, come la riforma dei finanziamenti ai politici, maggior vigore all’etica, pareggio di bilancio, efficienza amministrativa. Da nessuna parte, in quegli otto libri, si poteva leggere la parola “casinò”. Ora Cuomo, nel suo discorso annuale sullo stato dello Stato, ha annunciato che tra le priorità della sua azione politica figura invece l’espasione dei casinò e delle case da gioco nel territorio di New York”.

Comincia così un articolo sul New York Times di oggi, molto istruttivo per capire come funziona (o non funziona) il sistema di finanziamenti alla politica negli Usa. Un sistema che almeno da un decennio sta abbandonando completamente il filone pubblico per diventare quasi completamente privato. Ebbene, per il NYT a determinare la parabola di Cuomo – prima totalmente disinteressato all’argomento, ora fautore del gioco d’azzardo – è stato un fatto ben preciso: i 2,4 milioni di dollari donati dall’industria del gambling al Committee to Save New York, un’associazione fondata dal governatore per sostenerne la politica e promuoverne l’azione anche con campagna pubblicitarie.

Messo alle strette, Cuomo ha negato la correlazione tra i due eventi (la generosa donazione è del 2011), sostenendo che da tempo pensava alla legalizzazione anche a New York di grandi casinò in stile Las Vegas. Contemporaneamente, ha negato la pubblicazione delle liste dei donatori al proprio Comitato, trincerandosi dietro al fatto che per legge i Comitati non sono tenuti a fornire queste informazioni. “I newyorchesi dovranno avere voce in capitolo sulla possibile espansione del gioco d’azzardo nello stato“, nota il quotidiano, “soppesandone il potenziale valore economico e i potenziali costi sociali. Ma non c’è dubbio che dovranno anche sapere chi ha contribuito con milioni di dollari a far sì che l’argomento entrasse nel dibattito pubblico”. Insomma un invito alla trasparenza, e una riflessione utile a valutare il possibile impatto dei finanziatori privati sull’operato dei politici.

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