Non profit
Cuneo: fiera del volontariato e legge quadro
Il volontariato deve essere ascoltato, non superato dal Parlamento
La tanto attesa riforma della legge 266/91 sul volontariato avverrà con due percorsi separati e tempi diversi e con gravi conseguenze per l’autonomia del volontariato e per il futuro dei CSV. Una parte con l?esame di un disegno di legge approvato dal Governo il 18 marzo dove si affrontano i vari temi tranne quello dei Centri di Servizio. L?altra parte solo sui Centri di servizio attraverso l?art. 17 di un disegno di legge del Governo dell?11 marzo che sarà unificato al Decreto Legge sulla competitività economica e approvato i primi di maggio con l?apposizione del voto di fiducia.
La proposta prevede la riduzione del 50% dei fondi destinati ai CSV per le attività a sostegno del volontariato. L?altro 50% sarà assegnato ai Comitati di Gestione che lo utilizzeranno per finanziare programmi di attività del volontariato e progetti di servizio civile, oltre che per il funzionamento dei Comitati stessi. In pratica, se passerà la conversione del decreto in legge, l?indirizzo sull?utilizzo di metà delle risorse oggi affidato al volontariato attraverso i CSV costituiti dalle associazioni, passerà ai Comitati di Gestione, dove il volontariato è minoranza (4 su 15), mutando il loro ruolo da organo di controllo ad attore principale, controllore di se stesso. Una scelta opposta a quello che sta avvenendo in moltissime regioni, dove volontariato, CSV, fondazioni e comitati di gestione stanno collaborando in azioni di sostegno anche economico dei progetti di attività del volontariato, con percorsi condivisi e trasparenti, con regole ufficiali e pubbliche, con commissioni miste o gruppi di progettazione partecipati, dove però il volontariato, soggetto gestore dei CSV, non abdica alle scelte per il suo sviluppo. Nel solo 2003 il sistema dei CSV ha destinato a quest?attività quasi 11 milioni di euro pari al 25% delle risorse disponibili.
Queste le conseguenze:
? si cambia la legge sul volontariato per decreto legge, senza dibattito, in una legge sullo sviluppo economico;
? si diminuisce la possibilità per il volontariato di indirizzare e governare il proprio sviluppo;
? si va verso la chiusura dei CSV che già da oggi hanno subito un taglio del 50% delle risorse per l?attuazione dell?atto di indirizzo del 2001 e che quindi si troverebbero ad operare con il 25% delle risorse del 2004.
Giorgio Groppo
Presidente CSV Società Solidale
LA RIFORMA DELLA 266//91 : I FATTI
Nelle prossime settimane il Parlamento sarà chiamato a votare la conversione in legge di un decreto del Governo sulla competitività e sullo sviluppo economico che contiene importanti norme che modificano la legge quadro del volontariato (L. 266/91). Si vuole riformare la legge sul volontariato in 60 giorni, per Decreto, con lo strumento della fiducia.
Dopo l?ultimo incontro dell?Ossevatorio nazionale del novembre 2003 sulla proposta di riforma della legge sul volontariato, venerdì 11 e venerdì 18 marzo il Governo ha approvato due disegni di legge che riformano la 266/91.
Il primo, quello sullo sviluppo dell?economia e sulla competitività, dove nell?art. 17 si effettua la riforma della parte della legge 266/91 che riguarda i Centri di servizio per il volontariato, una delle maggiori innovazioni sperimentate in questi anni. Tale disegno di legge sarà trasformato in maxi-emendamento che il Governo proporrà nella conversione in legge del Decreto Legge del Governo sui medesimi temi approvato lo stesso 11 marzo 2005. Tale conversione in legge avverrà entro il 14 maggio 2005.
L?articolo sui CSV di questo disegno di legge riprende la proposta della sen. Grazia Sestini, sottosegretaria al Lavoro e politiche sociali, già molto criticata dal mondo del volontariato nel novembre 2003, e una proposta sul servizio civile nazionale volontario elaborata dal Ministro Giovanardi e mai discussa e presentata alle organizzazioni di volontariato e all?Osservatorio nazionale del volontariato.
Il secondo disegno di legge (approvato il 18 marzo 2005) raccoglie le modifiche alle altre parti della legge 266/91, riprendendo quasi tutta la proposta presentata dal sottosegretario sen. Grazia Sestini nel novembre 2003. Questo disegno di legge sarà presentato al Parlamento dove si inizierà il dibattito insieme agli altri progetti di legge presentati sul medesimo tema da diverse forze politiche.
La proposta di modifica dell?art. 15, introdotta dall?art. 17 del primo disegno di legge, ipotizza un sistema che riduce l?autonomia del volontariato nell?indirizzo del suo sviluppo e nella determinazione dell?utilizzo delle risorse ad esso destinate. Infatti la proposta destina solo il 50% dei fondi all?attività dei CSV governati dal volontariato, mentre la restante parte è affidata ai Comitati di gestione per finanziare i programmi di attività delle organizzazioni di volontariato e per sostenere progetti di servizio civile volontario. In questo modo si affida il ruolo di indirizzo e promozione del volontariato ad un nuovo soggetto, dove il volontariato è in minoranza, che si trova a svolgere contemporaneamente il ruolo controllore e di attore, controllando se stesso. In qualche modo si può affermare che si crea un nuovo ?centro di servizio? in ogni regione, non gestito dal volontariato, con sovrapposizione di compiti e utilizzo di risorse per sostenere la nuova struttura.
Con questa proposta si perpetuerebbe una scelta opposta a quello che sta avvenendo. Infatti in moltissime regioni, volontariato, CSV, fondazioni e comitati di gestione stanno collaborando in azioni di sostegno anche economico dei progetti di attività del volontariato, con percorsi condivisi e trasparenti, con regole ufficiali e pubbliche, con commissioni miste o gruppi di progettazione partecipati, dove però il volontariato, soggetto gestore dei CSV, non abdica alle scelte per il suo sviluppo. Nel solo 2003 il sistema dei CSV ha destinato a quest?attività 10.346.603,67 ?, pari al 25% delle risorse disponibili. Invece di seguire alcune positive sperimentazioni si sceglie di creare un?ulteriore sovrastruttura che assorbirà inevitabilmente altri costi. Già oggi molti Comitati di Gestione si trattengono per il loro funzionamento il 10% dei fondi dell?art. 15. Invece di seguire alcune positive sperimentazioni si sceglie di creare un?ulteriore sovrastruttura che assorbirà inevitabilmente altri costi.
Il 50% dei fondi dell?art. 15 governato dal Comitato di gestione, sarebbe utilizzato anche per il fondo nazionale per il servizio civile per la realizzazione di progetti presentati da organizzazioni di volontariato iscritte ai registri. Questa proposta è per noi non accettabile in quanto il servizio civile è uno strumento di cittadinanza attiva previsto da una legge dello stato. Siamo contrari ad utilizzare risorse già destinate per legge al volontariato per sostenere funzioni pubbliche attribuite ad istituzioni pubbliche, riassegnando al volontariato in forma diversa quanto ad esso già messo a disposizione, passando tra l?altro per un fondo nazionale a gestione ministeriale.
LA POSIZIONE DEL VOLONTARIATO
Il Governo Italiano propone di cambiare la legge sul volontariato con due percorsi separati ed utilizzando un atto unilaterale come il Decreto Legge sullo sviluppo dell?economia e sulla competitività, prevedendo anche l?utilizzo del voto di fiducia. Metodo e contesto non possono essere accettati dal Volontariato, per sua natura e caratteristiche, per il suo essere, come ha affermato la Corte Costituzionale, ?la più diretta realizzazione del principio di solidarietà sociale, per il quale la persona è chiamata ad agire non per calcolo utilitaristico o per imposizione di un?autorità ma per libera e spontanea espressione della profonda socialità che caratterizza la persona stessa. Si tratta di un principio che [?] è posto dalla Costituzione tra i valori fondanti dell?ordinamento giuridico, tanto da essere solennemente riconosciuto e garantito, insieme ai diritti inviolabili dell?uomo, dall?art. 2 della Carta costituzionale come base della convivenza sociale?.
Il volontariato italiano con l?autoconvocazione di Roma del 20 aprile 2002 ha riaffermato la validità generale della legge 266/91 apportando alcuni adeguamenti proposti, necessari dopo 14 anni dalla sua promulgazione, motivati dagli sviluppi, dalle esperienze, e dalla nuova realtà, non un suo stravolgimento. Tali proposte sono state fatte proprie e sostenute dal Gruppo di lavoro sulla riforma della legge 266/91 della III Conferenza nazionale del volontariato di Arezzo del 2002 che ha redatto uno specifico e preciso documento.
Il Governo nel 2003, tramite il Sottosegretario Senatrice Sestini, dichiarò l?intenzione di modificare, anche in disaccordo con numerose organizzazioni di volontariato presenti nell?Osservatorio Nazionale l?articolo 15, spostando la gestione di parte degli accantonamenti dai centri di servizio ai comitati di gestione. Il Sottosegretario Sestini assicurò comunque l?Osservatorio Nazionale nel novembre 2003 che il disegno di legge complessivo, contenente tale modifica, sarebbe stato aperto al confronto e al contributo del Parlamento. Oggi con lo strumento del decreto legge e del voto di fiducia si vuole imporre una modifica senza dibattito che sottrae alla titolarità del volontariato attraverso i CSV la gestione del 50% degli accantonamenti di cui all?art. 15 della legge 266/91. La restante parte è affidata ai Comitati di Gestione, i cui componenti sono a maggioranza delle fondazioni di origine bancaria, per finanziare i programmi di attività delle organizzazioni di volontariato e per sostenere progetti di servizio civile volontario, oltre che per sostenere l?attività stessa dei Comitati di Gestione (che attualmente usano quote fino al 10% dei fondi).
Chiediamo, riprendendo quanto allora affermato, un percorso parlamentare, partecipato e unitario per la riforma della legge. Un percorso che possa coinvolgere il volontariato e tutti suoi interlocutori come il terzo settore, le istituzioni, le fondazioni di origine bancaria, il mondo del profit, le forze politiche.
Chiediamo con determinazione che l?art. 17 del disegno di legge sulla competitività e sviluppo economico che riguarda una sola parte della legge 266/91 (Centri di Servizio) sia reinserito nel disegno di legge su tutta la riforma della legge sul volontariato, approvato dal Governo il 18 marzo 2005, come figurava nella proposta discussa nel novembre 2003 pubblicamente e nell?Osservatorio Nazionale del Volontariato. I Centri di servizio per il volontariato sono nati dalla legge sul volontariato, sono gestiti e governati da più di 5.000 organizzazioni di volontariato, sostengono il volontariato italiano. La loro riforma deve rimanere nella legge sul volontariato, non li si separi dal volontariato per altri interessi. E? questa la nostra principale e prima richiesta.
Intendiamo il volontariato come soggetto che interpreta l?autonoma iniziativa dei cittadini per l?interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà, riconosciuta dalla Costituzione nell?art. 118 ed espressione dell?adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà indicato nell?art. 2 della Costituzione. L?autonomia nella corresponsabilità deve guidare la riforma della legge 266/91. L?autonomia del volontariato è presupposto indispensabile per sussidiarietà e solidarietà, chiediamo quindi che:
? ? nell?art. 1 della L. 266/91 si cancelli il vincolo sulle finalità che le riconduce a quelle individuate dalle istituzioni, semmai sostituito da quello dell?interesse generale e dai doveri di solidarietà;
? ? nell?art. 1 si introduca un comma che espliciti il diritto delle organizzazioni di volontariato a partecipare ai processi di programmazione delle politiche delle istituzioni inerenti gli ambiti di attività del volontariato in virtù del principio di sussidiarietà e di responsabilità sociale;
? ? si riconoscano coordinamenti, federazioni e organizzazioni di volontariato nazionali anche con strumenti concreti quali il registro nazionale;
? ? le risorse destinate dall?art. 15 al volontariato con i Centri di servizio, continuino a costituire uno strumento per lo sviluppo autonomo del volontariato e quindi di:
? ? precisare il meccanismo di calcolo dell?1/15° che eviti il dimezzamento introdotto con l?Atto di Indirizzo del Ministero del Tesoro nell?aprile 2001;
? ? non assegnare una parte rilevante dei fondi ai Comitati di Gestione, dove il volontariato è in minoranza (4 su 15), e ai quali è affidato un ruolo di istituzione e controllo dei CSV e non di indirizzo o di gestione diretta delle azioni di sostegno al volontariato, creando una sovrapposizione tra il ruolo di controllo e quello di azione;
? ? riconoscere e valorizzare la sperimentazione in atto in diverse regioni dove una parte dei fondi è utilizzata per abbinare ai servizi il sostegno ai progetti delle organizzazioni di volontariato, individuati da percorsi inseriti nell?attività e nella titolarità dei CSV, con accordi di collaborazione con Fondazioni di origine bancaria, Istituzioni e Comitati di Gestione, e attraverso strumenti di garanzia condivisi;
La proposta del Governo vuole utilizzare i fondi già destinati al Volontariato dall?art. 15 della legge 266/91 per sostenere il fondo nazionale del servizio civile volontario realizzato con legge dello Stato. Noi affermiamo che il servizio civile è uno strumento concreto di cittadinanza attiva al quale deve avere accesso il più alto numero di giovani possibile e deve essere finanziato senza sottrarre risorse già gestite per legge dal mondo del volontariato.
L?attuazione della proposta del Governo e dell?Atto di indirizzo del Ministero dell?Economia del 2001 ha un risultato: la chiusura dei Centri di servizio per il volontariato che riceverebbero solamente il 25% delle risorse attuali. Infatti nonostante il pronunciamento di sospensione del TAR del Lazio e del Consiglio di Stato la maggior parte delle fondazioni di origine bancaria sta mettendo a disposizione dei CSV solo la metà delle risorse. L?entrata in vigore del decreto del Governo le dimezzerebbe ulteriormente. Si concluderebbe sostanzialmente un?esperienza che ha portato all?istituzione e allo sviluppo dei CSV, fornendo un contributo rilevante al volontariato italiano.
Tagliare le risorse a sostegno del Volontariato e limitarne l?autonomia significa colpire ulteriormente lo stato sociale e il sistema delle risposte della comunità e della Repubblica ai bisogni dei cittadini
Nessuno ti regala niente, noi sì
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