Formazione

Cuneo: educazione cross – culturale

Stranezze estranee: la conoscenza della cultura del partner straniero facilita le transazioni.

di Chiara Vaccari

Cuneo – Mentre si assiste ad uno sviluppo di tipo mediazione culturale, con la creazione della figura e dei corsi su tale argomento il mondo aziendale italiano non condivide l?idea che la cultura è un argomento che ha il suo peso nelle trattative estere. In effetti, il numero di corsi in mediazione linguistica è in netto aumento, mentre dall?altra parte la comunicazione non verbale delle relazioni umane, ??il linguaggio silenzioso??, esercita un ruolo davvero importante. Addirittura i concetti di ?spazio? e ?tempo? sono degli attrezzi con i quali gli esseri umani possono trasmettere messaggi. Il ?tempo? (definito come chrono) che varia da un concetto preciso in Occidente ad uno relativamente vago in oriente e?rivelato dall?uomo d?affari che fa aspettare un cliente per abitudine ovvero modo di fare culturalmente parlando o l?abitante del Pacifico del Sud che ammazza suo vicino di casa per un ingiustizia sperimentata qualche 20 anni fa. Lo stesso in misure ridotte si ritrova proprio sulla scena europea.
L?educazione cross-culturale si basa sull?antropologia dalla quale estrae uno dei metodi principali ??l?osservazione?. Di conseguenza l?azienda, il mondo degli affari, da sempre affrettato, cerca assistenza da linguisti viaggiatori osservatori, affine di sensibilizzarsi alle varie sottigliezze culturali ed ai modi di costruire efficienti relazioni internazionali.
L?investimento è davvero intelligente riguarda ai vantaggi soprattutto per i nostri vicini anglosassoni che fanno grande uso di questi tipi di servizi abbastanza sconosciuti nella nostra bell?Italia.
Angelique Miralles

Per informazioni www.ucsworld.com

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.