Famiglia
Cuneo: educazione cross culturale ed imprese
Vivere e lavorare per lintegrazione tra culture.
Cuneo ? Il tema delll?interculturalità sta diventando quanto mai prioritario, nella vita quotidiana, nell?economia, nella politica. E se la convivenza pacifica fra i popoli appartenenti a etnie e religioni diverse, è diventato argomento tristemente attuale ed occupa le prime pagine della cronaca internazionale, non dobbiamo tralasciare di chiederci se è possibile l?integrazione e se sì, lavorare per essa. Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Angelique Miralles, che dell?interculturalità ne è esempio di vita a livello personale e professionale.
? dott.ssa Angelique Miralles, – BA (Hons.) MSc.: ci puoi spiegare il significato dei tuoi titoli di studio?
«B.A. (Hons) sta per ?Bachelor of Arts?, è una laurea umanistica anglo-sassone, la mia è in Lingue, Affari/Commercio e Scienza dell?Informazione, conseguita a Wolverhampton, UK. La sigla MSc. indica ?Master of Science?, è un diploma di specializzazione post-laurea di durata compresa fra 1-2 anni, il mio e? in Risorse Umane e Relazioni Industriali conseguito a UMIST Manchester, UK, una delle migliori università del settore».
Hai riscontrato problemi di riconoscimento dei tuoi titoli?
«Credo che ormai in Italia lo siano. Il riconoscimento ad hoc sarebbe un vero e proprio percorso: si tratterebbe di inviare l?originale all?Ambasciata Italiana di Londra per il vaglio dell?effettiva validità, cui seguirebbe l?ulteriore inoltro al British Council di Roma per approvazione finale ed infine il verdetto!».
Ci puoi raccontare qualcosa di te: dove sei nata e dove hai vissuto?
«Sono nata a Perpignan in Francia dove ho vissuto fino a 18 anni. A scuola ho studiato l?inglese per 8 anni e il tedesco per 6, dopodichè sono partita per l?Inghilterra dove ho lavorato nell?esercito per qualche mese, in attesa della mia partenza per gli Stati Uniti come ragazza alla pari (01/1990-02/1991). Quell?esperienza mi ha dato l?opportunità di incontrare gente da tutto il mondo e di seguire diversi corsi serali; ho conseguito così l? ?High School Diploma? (l?equivalente della Maturità), seguito un corso per lavorare in un?agenzia di viaggio, un altro per imparare l?uso del computer, ed altri ancora. Al rientro ho deciso di proseguire gli studi e quindi ho presentato domanda per l?università in Inghilterra. Sono stata accettata, ma nel frattempo sono partita per l?Olanda, dove dopo 6 mesi di ??tortura?? ne ho imparato la lingua!».
E dopo?
« Nel settembre 1991 ho iniziato l?università a Wolverhampton dove ho studiato l?inglese, lo spagnolo e il tedesco; il corso prevedeva 6 mesi di pratica in azienda, che ho scelto di svolgere in Spagna a Valencia, malgrado avessi studiato lo spagnolo solo per 1 anno e mezzo. Laurea ottenuta decisi di conseguire anche un Master, terminato nel 1995. Ho fatto ritorno in Francia lo stesso anno, ove ho lavorato come consulente (soprattutto nel settore fiscale) per aziende francesi, interessate a stabilirsi o ad avere una rappresentanza in Inghilterra».
Anche tuo marito testimonia l?interculturalità?
«E? di madre inglese e di padre italiano; da anni viaggia in tutto il mondo per lavoro. Anche lui ebbe difficoltà negli anni ?90 a vedere riconosciuti in Francia il suo diploma e la sua professionalità, per questo motivo prendemmo la direzione dell?Italia, ove rimaniamo tuttora».
E i tuoi famigliari? hai altri esempi?
«Mio fratello abita in Inghilterra da 20 anni, sua moglie è russa, la loro bambina parla già 4 lingue, mia zia e i miei cugini hanno sempre vissuto in Germania, mentre gli zii dal lato di mio marito sono inglesi: quindi la famiglia e? abbastanza internazionale!».
Hai figli?
«I miei figli si chiamano Jess-Vincent (8 anni) e Dorothee (3 anni e mezzo). Jess parla sia francese che italiano correntemente, Dorothee parla meglio l?italiano ma e? ancora piccola. Jess capisce l?inglese base e lo studia, mentre Dorothee canticchia e ne conosce qualche parola. Jess adora la Francia ed e?sempre contento di andarci: ha notato che le persone sono diverse, agiscono in un modo diverso, mangiano cose diverse, si divertono in un modo diverso, ma gli va bene cosi. Dorothee, essendo nata in Italia ed avendo meno contatti ha meno affinità. Con i nonni hanno un ottimo rapporto forse, Jess si sente più vicino ai nonni francesi, forse perché si sente più in sintonia».
Quando si parla di interculturalità si è portati a pensare ai continenti oltre Oceano? Cosa ne pensi invece del rapporto tra Europei?
«Da ragazza credevo nell?Unione Europea?.crescendo e vivendola mi rendo conto che, malgrado la globalizzazione stia spingendo in questo senso, le differenze rimangono forti. Siamo tutti stranieri gli uni per gli altri, credendo di essere noi i migliori. Penso sarebbe altamente più costruttivo prendere il ?meglio? di ogni stato ed applicarlo negli altri Paesi. Il rapporto fra Europei potrebbe essere notevolmente migliorato se i singoli Stati non fossero cosi attaccati alle loro radici e se si promuovessero le lingue in modo serio, a partire dalla scuola materna».
Esiste L?Unione Europea?
«Soltanto al livello burocratico. Sono convinta che non ci sia mai stato un vero obiettivo di unirla. Basta guardare alle miriadi di aspetti burocratici che non sono ancora risolti, a cominciare dell?IVA! Ad esempio non c?è stata ancora un?armonizzazione della patente di guida che va cambiata da un Paese all?altro, mentre se non mi sbaglio, una legge europea stabilisce da anni che non e? più necessario?I permessi di soggiorno?sono ancora obbligatori per gli europei dentro l?Europa?.non basterebbe dichiararsi alla propria ambasciata?!».
Quanto è vicina l?integrazione?
«E? molto lontana anche perchè è scontata per tanti. Italiani e Francesi sono simile ma solo a livello superficiale, ma in realtà sono molto diversi: nel modo di pensare e di comportarsi. Ultimamente l?accento è posto sugli Paesi extra-Ce come quelli nord-africani, africani, albanesi, dell?est Europa e della Cina, basta guardare i libri scolastici per rendersene conto. Ma perché andare a cercare lontano quando non si e? ancora risolto quello che c?e sotto casa?! Nessuno ha mai preso in conto che un bambino proveniente dalla CE abbia anche bisogno, se non di integrazione, di persone che si impegnino a capire le differenze culturali, che siano aperte ad ascoltare e non giudichino. Il segreto e? l?apertura mentale, che si ottiene soltanto viaggiando, leggendo, frequentando stranieri. E? molto semplice ma bisogna averne voglia».
Sai dirmi qualcosa sul ?no? della Francia alla Costituzione Europea?
«Mi ha sorpreso e sono pienamente d?accordo, ma potrebbe essere semplicemente un messaggio di scontentezza nei confronti del Governo».
La tua società si chiama United Consultancy Services: di cosa si occupa?
«Di interpretariato, traduzioni, corsi aziendali e per enti statali, servizi linguistici nonché consulenze linguistiche e culturali ? corsi di sensibilizzazione alle culture altrui. Ha sede a Genova ma operativa a Niella Tanaro anche se l?ufficio e? volante! I nostri clienti sono per lo più aziende medie-grandi, multinazionali ma anche enti statali o consulenti sia in Italia che all?estero».
Avete progetti sulla interculturalità?
«Sì, quello di sviluppare e fare capire quanto e? importante per i privati ma soprattutto per le aziende essere sensibili alla cultura altrui: quante volte sono saltati accordi notevoli a causa di una mancanze di questo tipo! In Italia si pensa di poter fare ?Tutto da solo??oppure sovente la scelta del collaboratore cade ?sull?amico dell?amico?, trascurando la professionalità».
Quest? opera di sensibilizzazione è nota come cross-cultural training?
«Sì, è conosciuta anche come intercultural training, esiste pochissimo materiale in Italia ma tanto in lingua inglese. Americani e ed inglesi seguono corsi di questo genere, le loro Camere di Commercio li aiutano a stabilire contatti validi con l?estero, anche con sovvenzioni. Un interprete valido non può essere meramente un traduttore, ma deve conoscere bene la cultura della lingua su cui sta lavorando e ciò è legato ad aver vissuto per un certo periodo di tempo sul posto».
Per informazioni www.ucsworld.com
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