Welfare

Cuba: Amnesty, fermare escalation della repressione

''Estrema preoccupazione'' di Amnesty International per il giro di vite senza precedenti sui diritti umani che ha avuto luogo a Cuba negli ultimi mesi.

di Redazione

”Estrema preoccupazione” di Amnesty International per il giro di vite senza precedenti sui diritti umani che ha avuto luogo a Cuba negli ultimi mesi. In un nuovo rapporto pubblicato oggi, dal titolo ”Cuba: misure essenziali? La repressione dei diritti umani in nome della sicurezza”, l’organizzazione descrive il massiccio aumento del numero dei prigionieri di coscienza e chiede l’immediata sospensione delle esecuzioni e il ripristino della moratoria di fatto sulla pena di morte. Il rapporto mette inoltre in evidenza le conseguenze dell’embargo statunitense per i diritti umani a Cuba e raccomanda agli Usa di riesaminare la propria politica in materia, con l’obiettivo di porre fine all’embargo commerciale. Alla meta’ di marzo – ricoprda Amnesty – dopo un periodo in cui sembrava stesse prendendo piede un approccio piu’ aperto e permissivo, le autorita’ dell’Avana hanno lanciato un giro di vite senza precedenti nei confronti del dissenso. Nel giro di pochi giorni, le forze di sicurezza hanno fatto una retata di oltre 75 dissidenti. Gli arrestati sono stati sottoposti a processi frettolosi e iniqui e, dopo poche settimane, hanno subito condanne fino a 28 anni di carcere. Le autorita’ cubane hanno processato alcuni di loro sulla base di una legislazione assai dura e mai utilizzata fino ad allora. All’inizio di aprile, il governo dell’Avana ha posto fine a una triennale moratoria di fatto sulle esecuzioni, mandando a morte tre uomini che avevano preso parte al dirottamento di una nave. I tre sono stati sottoposti a procedure giudiziarie del tutto sommarie e sono stati fucilati dopo che era trascorsa meno di una settimana dall’inizio del processo. ”Cuba deve sospendere immediatamente le esecuzioni e abolire una volta e per sempre la pena di morte dal proprio ordinamento” ha dichiarato Amnesty International che ”condanna queste gravi violazioni e il crescente disprezzo verso gli standard del diritto internazionale dei diritti umani che esse rappresentano. Nonostante il governo cubano abbia sostenuto che gli arrestati erano ”agenti stranieri” le cui attivita’ stavano minacciando l’indipendenza e la sicurezza di Cuba, Amnesty International, dopo aver esaminato la documentazione legale relativa a molti dei dissidenti condannati, ritiene che si tratti di prigionieri di coscienza. ”In alcuni casi – si legge nel Rapporto – le motivazioni delle sentenze fanno riferimento a interviste rilasciate a organi d’informazione statunitensi o all’invio di documentazione a organismi come Amnesty International. Queste attivita’ rientrano chiaramente nella definizione di legittimo esercizio della liberta’ di espressione e di associazione e non devono essere punite col carcere”. ”Noi – prosegue l’organizzazione – consideriamo prigionieri di coscienza i 75 dissidenti in carcere e chiediamo il loro rilascio immediato e incondizionato”.


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