Cultura

Csv, la ‘esse’ sta per sviluppo

La proposta di Vilma Mazzocco al convegno nazionale. Granelli: «La rete funziona, serve solo un salto di qualità»

di Ettore Colombo

Quasi una provocazione, quella di Vilma Mazzocco, portavoce del Forum del terzo settore al convegno nazionale di presentazione dei Centri di servizio per il volontariato in Italia: trasformare i Csv in ?agenzie per lo sviluppo? di tutto il terzo settore per allargare la platea dei servizi erogati. Obiettivo: fare in modo che il volontariato venga considerato sempre di più un soggetto autonomo, motore di sviluppo e costruttore di politiche, non soggetto di puro soccorso e pianificazione utilizzato solo per i servizi che offre.

Per il sociologo Ugo Ascoli sono ancora molti i margini di crescita dei Csv in Italia: «Crescendo e radicandosi», spiega, «i Csv possono essere il volano per lo sviluppo delle azioni del volontariato a tutto campo. Non a caso, preferisco parlare di ?volontariati?, che hanno un ruolo sempre più strategico nella tutela dei diritti ma a tutto campo, da quelli degli utenti a quelli dei consumatori fino alla valutazione dei servizi da parte di tutti i cittadini». Per Carlo Borzaga, autore della relazione clou del seminario, «oggi serve una formazione più alta, per i Csv, di quella fatta finora, e più consapevolezza della necessità di fare rete. Ma sono contrario ai Csv come centri di propulsione generale di un settore, il non profit, che non è nemmeno un settore». Piuttosto, chiude Borzaga, «guardiamo ai problemi di governance e ai servizi offerti: i Csv devono sapere accompagnare meglio le trasformazioni del volontariato».

E i diretti interessati che ne dicono? «La provocazione della Mazzocco è stata certamente utile», spiega Marco Granelli, presidente di Csv.net. «Certo è che i Csv devono aiutare il volontariato a cambiare e per il loro futuro serve un giusto mix tra servizi erogati e progetti innovativi. La presenza di spazi e servizi territoriali c?è, ma i Csv non possono ridursi a fare i bancomat del volontariato né alzare solo la bandiera della gratuità o lasciare che il volontariato resti il fanalino di coda del terzo settore». La strada da percorrere per Granelli è chiara: «I Csv devono dimostrarsi all?altezza della sfida, migliorando costantemente i loro servizi ma la rete c?è, funziona, offre già oggi servizi, fondi e convenzioni aggiuntive per il volontariato e per il terzo settore». La cosa più importante, però, conclude Granelli, «è che i Csv facciano un ?salto di qualità?, in particolare nella capacità di essere trasparenti nel modo in cui utilizzano le risorse, oltre che renderli più protagonisti delle decisioni e degli indirizzi politici che li riguardano in una chiave di sussidiarietà più consapevole».

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