Non profit
Csv, la crisi si farà sentire
All'origine il pesante calo dell'aggregato 2008 delle fondazioni di origine bancaria (-40%)
Non è una notizia che arrivi del tutto inaspettata. Ma non fa piacere sapere che l’aggregato complessivo delle fondazioni di origine bancaria ha registrato, nel 2008, un calo del 40% passando a 2 miliardi circa dai 3 miliardi e mezzo del 2007. L’anticipazione l’ha fornita Alessandro Rivera, dirigente del ministero del Tesoro, intervenendo a un iniziativa organizzata oggi a Roma da Csv.net.
Una situazione complicata
«Le fondazioni, come tutte le società che dovevano fare un bilancio, potevano avvalersi», ha proseguito Rivera, «della facoltà di non svalutare le attività finanziarie, ma nel complesso non hanno fatto ricorso a tale possibilità. Non posso entrare nel dettaglio dell’analisi che stiamo compiendo al ministero, ma posso dire che pochissimi, meno di dieci, sono i casi di fondazioni in perdita, che ancor meno sono le fondazioni in pareggio e che più di 70 avranno un avanzo». L’anno di riferimento è il 2008, per il quale ci sono stati comunque buoni dividendi. Differente sarà il discorso per il 2009: Intesa Sanpaolo ha già annunciato che non ci saranno, Unicredit li ha previsti ma con modalità particolari.
Dunque la crisi, per quanto riguarda i Csv (che ricevono finanziamenti dalle fondazioni di origine bancaria) comincerà ad avere effetti soprattutto dal prossimo anno. Né è escluso che il 2011 – anno europeo del volontariato – possa segnare un record negativo nelle erogazioni (come previsto dalla legge 266/91) ai centri servizio che interrompe un trend che risale al 1991. Da quell’anno infatti, ha ricordato Alessandro del Castello, vice direttore Acri, «i 77 Csv hanno acquisito circa 500 milioni di euro dalle fondazioni bancarie. Credo quindi che sia prioritario rendere il bilancio sociale uno strumento che non si limiti a comunicare e interpretare le attività svolte dai centri ma divenga un modello di programmazione e pianificazione».
I Csv al tempo della crisi
La notizia, arrivata nel corso di Bilanciamoci: trasparenza e qualità dei Centri di servizio per il volontariato, intrecciato i temi del convegno promosso per la presentazione delle Linee guida per la redazione dei bilanci d’esercizio e per quelli sociali, messe a punto dal Csv.net «per facilitare», come ha spiegato il presidente Marco Granelli, «la trasparenza e l’uniformità del rendicontare dei Csv», ciascuno dei quali ha una sua autonomia ma che «è bene possa essere ricondotta ad unità, anche per realizzare servizi più efficaci per il volontariato». E in tempi di crisi «efficacia significa anche», come hanno precisato sia Granelli che Fausto Casini (qui come Coordinamento del Forum del terzo settore), «essenzialità, sobrietà, attenzione alle risorse». Attenzione tanto più necessaria se si intende lavorare perché anche nei prossimi anni i centri di servizio possano continuare a svolgere la loro opera (sulla cui rilevanza hanno convenuto molti degli intervenuti, da Gherarda Guastalla Lucchini, segretario generale dell’Oscar di bilancio, a Emma Cavallaro, vicepresidente ConVol).
Le contromisure
Naturalmente il dibattito ha seguito il binomio – di per sé naturale ma certo reso più stringente dalla comunicazione di Rivera – fra trasparenza e buona amministrazione (sul quale è intervenuto anche Adriano Propersi, consigliere dell’Agenzia per le Onlus, la quale ha da poco messo a punto le sue Linee guida in proposito). Si è dunque discusso delle possibili contromisure. Come ad esempio quella proposta da Vito Puccio (del Comitato esecutivo della Consulta Co.Ge) di strutturare – sul modello delle fondazioni – un fondo di stabilizzazione anche per i Csv. Uno strumento che sottrarrebbe i centri di servizio all’andamento del mercato, impedendo un’altalena dei finanziamenti che certo non fa bene ad attività progettuali di lunga gittata. La discussione non è comunque partita da zero. A fine febbraio, infatti, l’assemblea dei Csv ha votato (all’unanimità) un documento di indirizzo per il triennio 2009-2011 nel quale si fa esplicitamente riferimento alla crisi e ci si impegna a una gestione il più equilibrata possibile, a una maggiore attenzione all’efficienza, al contenimento delle spese (cominciando da quelle di rappresentanza). « Chiediamo alle fondazioni e ai Co.Ge. di collaborare a questo percorso di trasparenza e responsabilità per il bene del volontariato», ha concluso Granelli.
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