Economia

Csr, la relazione conta più della comunicazione

«Le imprese più innovative hanno capito che la svolta sta nel dialogo con gli altri attori sociali». Parla Rossella Sobrero, ideatrice e anima del Salone della Csr. I giorni 28 e 29 l'ottava edizione che sarà possibile seguire in streaming

di Marina Moioli

La lettera aperta “Global leadership Covid-19 response” (documento sottoscritto da 14 top manager di grandi imprese internazionali, tra cui Philips, Danone, L’Oréal e MasterCard, con cui annunciano il proprio impegno per la purpose-first economy) è solo un’operazione di facciata oppure è l’ultima manifestazione di scosse che stanno ridisegnando i rapporti fra Stato, mercato e soggetti non lucrativi? Abbiamo girato la domanda a Rossella Sobrero, presidente di Koinetika è anima dell’ormai tradizionale Salone della Csr quest’anno in programma a fine settembre.


Si parla sempre più spesso di sostenibilità: cosa significa oggi essere sostenibili?
Anche se i lettori di Vitahanno familiarità con questo termine, è bene ricordare che essere sostenibili significa agire considerando tre dimensioni: economica, sociale e ambientale. Un’organizzazione responsabile si impegna su diversi fronti, ha una visione strategica, adotta un approccio sistemico ai problemi. Anche se spesso sono i temi ambientali ad occupare le prime pagine dei giornali, la dimensione sociale sta diventando sempre più importante. Quindi è necessario impegnarsi per contrastare il cambiamento climatico, per la salvaguardia della biodiversità, per la lotta alla plastica ma anche per il rispetto dei diritti umani, per garantire condizioni di lavoro equo nella filiera produttiva, per la sicurezza sul lavoro, l’inclusione, la parità di genere…

In generale possiamo affermare che negli ultimi anni è cresciuto l’impegno delle imprese per lo sviluppo sostenibile? Che ruolo ha l’Europa in questo scenario in rapida evoluzione?
La sostenibilità è entrata nei piani strategici di molte realtà e ha modificato la cultura aziendale: alcune imprese stanno affrontando seriamente questa fase di cambiamento e il modo stesso di “fare impresa”. Per esempio è molto maggiore l’attenzione che viene data all’Agenda 2030 e ai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile. Rispetto a questi temi anche il ruolo dell’Unione europea è più importante rispetto al passato: nel 2020 è stato lanciato un piano perché il nostro continente possa diventare il primo a impatto zero. Per affrontare questa sfida è stato promosso il Green Deal, un patto verde per rispondere con nuove leggi e investimenti all’emergenza dei cambiamenti climatici e per una crescita capace di trasformare l’Unione in un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva in cui nel 2050 non siano più generate emissioni di gas serra. Il Green Deal europeo può essere definito una “tabella di marcia”: gli obiettivi da raggiungere entro il 2030 sono una riduzione minima del 40% delle emissioni rispetto ai livelli del 1990, almeno il 32% di quota di energie rinnovabili nel consumo di energia e il 32,5% di risparmio energetico. L’Europa dovrà indirizzare l’1-2% del Pil verso l’economia verde, comprese le nuove infrastrutture, gli appalti pubblici, il settore della ricerca e dello sviluppo, la trasformazione industriale.

Anche la comunicazione delle imprese sta cambiando?
Nelle imprese sostenibili cresce la consapevolezza che è necessario “fare” ma anche “dire”: comunicare il proprio impegno sociale e ambientale diventa strategico quindi per molte organizzazioni. Ma cresce anche la convinzione che la comunicazione è sempre di più “relazione”: è iniziato un ripensamento dei processi che considera con maggior attenzione l’ascolto e il dialogo con gli stakeholder. Si è capito che quando un’organizzazione è aperta e dialogante cresce la qualità della relazione con i pubblici interni ed esterni. La comunicazione contribuisce a dare maggior valore al capitale relazionale ritenuto importante anche dagli investitori che valutano gli asset intangibili dell’organizzazione. L’impresa non può più essere un sistema chiuso ma deve diventare un soggetto capace di relazionarsi con altri attori sociali.

In questi mesi quando si parla di sostenibilità è stata utilizzata spesso la parola resilienza: è corretto fare riferimento a questo concetto?
Penso che, come dice Enrico Giovannini di Asvis, essere resilienti non è sufficiente: è necessaria una resilienza trasformativa per gestire il cambiamento in modo positivo. La resilienza trasformativa implica l’adozione di uno sguardo aperto, di una visione olistica, della convinzione che trasformare in meglio la società deve essere un obiettivo condiviso da tutti gli attori sociali. È necessario pensare al futuro in modo differente: bisogna uscire dalla comfort zone a cui siamo abituati, imparare a riconoscere le sfide emergenti, trovare soluzioni innovative. Per le persone che credono nella sostenibilità è più facile perché hanno già cambiato gli occhiali con i quali osservano il mondo e stanno cercando modalità alternative per risolvere vecchi e nuovi problemi. Quando la resilienza è trasformativa porta con sé flessibilità, innovazione e creatività. Ma è necessario anche imparare ad essere strabici: con un occhio guardare vicino per cogliere le opportunità offerte dal momento, con l’altro vedere lontano per individuare strategie a lungo termine.


“I volti della sostenibilità”: l’edizione 2020 del Salone va in onda in streaming
Il 29 e 30 settembre torna Il Salone della Csr e dell’innovazione sociale, l’ottava edizione del più importante evento in Italia dedicato alla sostenibilità. L’edizione 2020 sarà “speciale” per rispondere alle esigenze di un mondo che si è trovato a dover rivedere le proprie certezze, ripensare tutti i processi, scoprire modi diversi di gestire il rapporto con l’ambiente e le persone. Un’edizione totalmente in streaming aperta a un pubblico ampio per consentire a tutti di partecipare e contribuire a costruire il futuro della sostenibilità. Il titolo di questa edizione è “I volti della sostenibilità”, un viaggio alla scoperta delle persone che credono nella responsabilità sociale e delle organizzazioni che hanno realizzato strategie e progetti di sviluppo sostenibile.Come tutti i viaggi anche il Salone 2020 è un punto d’arrivo ma anche di partenza, un percorso che chiede di agire nel presente pensando all’impatto delle nostre azioni nel futuro. L’edizione nazionale è stata preceduta dal Giro d’Italia della Csr che ha attraversato il Paese da gennaio a giugno: 14 appuntamenti che hanno visto la presenza di circa 200 relatori e oltre 5mila partecipanti. Un bilancio più che positivo sia in termini quantitativi sia qualitativi: interventi interessanti, tante voci diverse, molte esperienze originali. Nonostante i diversi focus, le tappe hanno avuto un elemento comune che in modo diretto o indiretto ha contrassegnato l’intero percorso: la necessità di un ulteriore rafforzamento della collaborazione tra i diversi attori per andare verso un futuro più sostenibile. Le parole più ricorrenti sono state infatti ascolto, co-progettazione, condivisione. Il Salone si conferma anche come un contenitore di esperienze: oltre alle tappe territoriali sono state organizzate una serie di iniziative (il “Salone Extra”) che accompagnano il periodo che precede l’evento nazionale. L’attività proseguirà anche dopo settembre: i progetti saranno pubblicati tutto l’anno per continuare a riflettere su come la sostenibilità sia una scelta non rimandabile.

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