Economia

Csr, investimento anticrisi

Zadra (Abi): «È esploso un enorme problema di fiducia fra gli operatori finanziari, le istituzioni e la clientela. Ma non bisogna dare alla Csr colpe che non ha»

di Redazione

«Investire nella responsabilità sociale d’impresa». Questo è l’invito fatto da Giuseppe Zadra, direttore generale dell’Associazione bancaria italiana (ABI) in occasione dell’apertura dei lavori del quarto Forum Corporate Social Responsibility dedicato quest’anno al tema: La responsabilità dell’impresa e gli stakeholders: dalla teoria alla pratica.

 «La crisi economica ha fatto esplodere un enorme problema di fiducia fra gli operatori finanziari, le istituzioni e la clientela», ha sottolineato Zadra, «e tutto questo apparentemente sembra remare contro la CSR». L’ABI è sempre stata molto attenta a distinguere tra la CSR veramente praticata e quella fasulla. «La crisi ha radici profonde, molto ampie, radici che investono tutto il mondo economico e finanziario quindi starei attento a dare alla CSR delle colpe eccessive che in realtà non ha».

Secondo Zadra bisogna continuare a lavorare sulla CSR; migliorandola e diffondendone la cultura, puntando in particolare sull’approccio multistakeholders, tecnica, questa, che ha la finalità di soddisfare la platea più ampia di soggetti di riferimento, non solo gli azionisti. «Siamo all’inizio», ha aggiunto il direttore dell’ABI,  «ma credo che questa sia la strada da seguire per il futuro».

È in questo senso che l’approccio di CSR del sistema bancario si confronta con la nuova clientela: quella dei migranti. Secondo i dati della ricerca ABI-Cespi Banche e nuovi italiani: i comportamenti finanziari degli immigrati, presentata nel corso dei lavori del Forum, il passaparola è il canale principale di accesso ai servizi bancari dei “nuovi italiani”. Tra le comunità più “bancate” gli albanesi preferiscono il bancomat, i ghanesi e i filippini scelgono le carte di credito e le prepagate, mentre i cinesi sono al primo posto per ricorso al libretto di risparmio (56%) e ai prestiti personali (40%). L’82% di tutte le comunità di migranti oggetto d’osservazione, percepiscono la banca come luogo di custodia dei risparmi e rappresentano per il sistema del credito degli ottimi clienti in quanto riescono in media a mettere da parte circa 200 euro al mese.


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