Spero di non scandalizzarvi se vi dico che il monologo sulla decrescita felice di Maurizio Crozza nel suo programma “Il paese delle meraviglie” mi è piaciuto proprio. Molti seguaci delle teorie di Serge Latouche e dei suoi sponsor italiani l’hanno trovato superficiale e fuorviante. Dovrebbero invece ringraziarlo, perché ha parlato ad un pubblico in buona parte probabilmente digiuno di queste idee e lo ha spinto a rifletterci, togliendolo dalla nicchia in cui in questo momento è relegato; paradossalmente relegato visto che l’Italia decresce in termini di Prodotto interno lordo. Ma non cresce il dibattito sulla decrescita (scusate il bisticcio di parole).
Uno spot gratuito quello di Crozza, che ha toccato i nervi scoperti delle teorie sulle decrescita (i quali erano già stati attaccati con irruenza, forse eccessiva, dal professor Stefano Zamagni), ma ne ha fotografato i tratti di speranza. Ha dimostrato quanto sia necessaria un’opera di interpretazione e discussione su cosa fare quando una certa economica decresce e cosa fare per aumentare quella “buona”.
E quanto sia utile, anche se non risolutivo, a stanare le contraddizioni di un’economia che estrae e accaparra ricchezze, rendendo tutti più poveri e meno “felici”. Eppoi ha svelato l’incoerenza di chi è arricchito e parla di decrescita sottovalutando il fatto che c’è una parte del Paese, sempre più cospicua, che dimagrisce fino a non farcela più.
L’Italia decresce, ma in maniera infelice, perchè i meccanismi economici che hanno fatto prima crescere il Paese e poi lo hanno impoverito non sono stati messi in discussione. Allora oggi la decrescita ha una grande possibilità: abbandonare le ancore ideologiche e le discussioni teoriche e interrogarsi e interrogare la gente e la politica sul fatto che l’economia non va solo rilanciata, ma va ribaltata, iniziando dal cambiamento delle regole e delle leggi che la disciplinano. Fino a che qualcosa non cambierà, meglio lasciare da parte almeno la parola “felice” e andare al cuore dei problemi.
Il monologo di Maurizio Crozza sulla decrescita felice
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