Il 29 all’alba mi sveglio madido di sudore e con un’altra sorpresa: mi è spuntata un’enorme cisti su quello che in gergo i giornalisti che seguono Giro e Tour definiscono elegantemente “soprasella”. La causa diretta, è ovvio, il calore e il sudore del giorno precedente, di fronte a Papuda. Mi alzo a fatica e mentre mi avvicino a una bella doccia gelata… drin, drin, drin! “Pronto, chi parla?”. “Paolo, hai visto l’intervista a Istoé?!?”. No, caro amico di Brasilia, non l’ho vista mannaggia la miseria. Metto giù il telefono e arranco verso il Senato, per incontrare nel gabinetto di Suplicy. Qui trovo Omero e, assieme, chiediamo spiegazione ad Edoardo di quell’intervista, lunga una decina di pagine su uno dei principali settimanali brasiliani, che ci ha bruciato sul tempo, rendendo vana la nostra venuta in quel di Brasilia. “Sono mortificato ma vi giuro che non ne sapevo nulla, sono stati i suoi avvocati”, ci spiega Suplicy balbettando un po’, forse perché percepisce la nostra incazzatura cosmica, aggravata da una serie di scottature e vesciche che, almeno per quanto mi concerne, mi rende impresentabile finanche a mia moglie… (continua)
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