Mondo

Cronaca tragicomica di un’intervista a Battisti/4

di Paolo Manzo

Il 28 pomeriggio è il grande giorno. Il ministro Cezar Peluso (vice del Supremo e responsabile del caso Battisti) e il Procuratore Generale della Repubblica hanno dato l’ok all’intervista, consegnandolo nelle mani del senatore Suplicy. Si parte tutti in macchina alla volta di Papuda. Io approfitto di Wilson, mitico autista di Ciai, e mi facio dare uno strappo. A stretto giro di posta arrivano anche Bernardo (O Globo) e Lucas (Folha). Tutti appassionatamente sotto il sole dal momento che intorno al carcere di massima sicurezza di Brasilia non c’è neanche un pino silvestre che faccia ombra e i rigorosissimi poliziotti all’ingresso – dopo averci manifestato il loro stupore “ma noi non aspettavamo nessuno” – ci allontanano anche dalla tettoia della guardiola. Passano i minuti e le ore, il sole è sempre più forte, Omero fa avanti e indietro cominciando una rosolatura destinata letteralmente a cuocerlo. Stessa, anzi peggior sorte tocca a me, pelato e senza neanche un copricapo… Dopo 4 ore di attesa e innumerevoli telefonate agli avvocati di Battisti, a Rosa, la segretaria di Suplicy e a chiunque possa essere funzionale all’ingresso a Papuda, oramai con un ustione di terzo grado destinata a lacerarmi il cranio nei giorni a venire, Omero ed io torniamo con Wilson a Brasilia. “Tranquilli, domani entrerete e farete l’intervista”, ci rassicurano gli avvocati di Battisti. Si va a letto ma quelle che solo qualche ora prima sembravano certezze oggi sono incubi. Passo la notte con la pelata immersa in una bacinella di acqua tiepida ma la mia testa è oramai un tizzone ardente… Come se non bastasse Milito pareggia allo scadere, Milan Genoa 1 a 1. Quando torno a San Paolo giuro che vado in pellegrinaggio al santuario di Nossa Senhora de Aparecida… (continua)


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