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Crollo del mercato auto? E’ colpa dei più giovani

I ragazzi tra i 18 e i 30 anni non comprano più auto e non solo per austerity. A dettare la linea del nuovo comportamento di consumo è un fattore soprattutto culturale. Per i millennial l’auto non è necessaria

di Ottavia Spaggiari

Complice la crisi e la disoccupazione giovanile, schizzata al 41,6% nel 2013, sempre meno ragazzi comprano automobili, tanto che dall’ultimo rapporto dell’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri (Unrae), risulta che, in Italia, la quota di mercato rappresentata dalla fascia tra i 18 e i 29 anni non raggiunga nemmeno il 9%. E se la crisi e i prezzi dei carburanti e delle macchine agiscono da deterrente all’acquisto anche per gli over 30 (si calcola che la fascia tra i 30 e i 45 abbia perso 8-9 punti dal 2007) non sono solo fattori economici a determinare i comportamenti delle nuove generazioni nei confronti del mercato delle auto.
 
Tutt’altro, secondo Darren Ross, vice presidente di Fluent, l’agenzia di marketing statunitense, specializzata nei consumi degli studenti universitari, il crollo degli acquisti nel mercato delle auto tra i più giovani è dovuto ad una componente soprattutto culturale. Analizzando il calo delle vendite nel mercato americano, dove dal 2007 al 2011 il numero di auto acquistate da ragazzi tra i 18 e i 34 anni è crollato del 30%, Ross ha esaminato i profili di consumatori con priorità molto diverse dai coetanei della generazione precedente. Più sensibili alle tematiche relative al green e alla sostenibilità, a differenza dei baby boomers, i millennial non riconoscono nella macchina un acquisto prioritario. 
 
Un mezzo per raggiungere gli amici, ma anche il primo spazio proprio fuori  dalla casa dei genitori, per le generazioni precedenti il possesso dell’automobile segnava il raggiungimento di una nuova fase della propria vita, rispondendo ad una necessità di indipendenza che, secondo Ross, i millennial non sentono più, o quanto meno non soddisfano più in questo modo. “Per le nuove generazioni, gli oggetti più preziosi riguardano la tecnologia e per loro hanno molto più valore di un mezzo di trasporto o della macchina.” Scrive Ross, in un articolo sul magazine americano Fastcompany
 
Dopotutto la tecnologia ci permette di essere in continuo contatto con gli altri, passando tempo insieme, senza la necessità di incontrarci fisicamente. “Le relazioni tra i più giovani sono sempre più gestite online. Pensateci un attimo, una persona giovane accetterebbe subito di condividere un passaggio o addirittura una macchina, ma non accetterebbe mai di condividere con altri il proprio telefono”.
 
E se questo è il trend, secondo Ross, le case automobilistiche dovrebbero iniziare a fare i conti con i nuovi potenziali consumatori. Anche se arrestare il declino del modello esistente sembra una sfida difficile da vincere. Il caso di successo portato ad esempio da Ross, infatti è quello della società di carsharing ZipCar, per sua stessa definizione un’alternativa all’acquisto e al noleggio dell’auto. ZipCar ha conquistato 45 campus universitari negli Stati Uniti, con una crescita del 39% nell’ultimo anno. “Forse è un segno di maturità che le nuove generazioni non sentano la necessità di autodefinirsi a seconda della macchina che comprano, ma piuttosto da quello che scrivono, condividono, fotografano e creano,”  conclude Ross, “quello che dovrebbero fare i produttori di auto è capire chi sono questi nuovi consumatori, cercando di instaurare un dialogo con loro. Questo potrebbe aiutarli a identificare nuove circostanze e opportunità di nicchia in cui il possesso della macchina può davvero essere un vantaggio.”
 


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