Mondo
Croce rossa, il fundraising sale in ambulanza
La gestione delle raccolte fondi della Cri
L’unico report consultabile è quello per l’Abruzzo. Buio pesto invece per le iniziative precedenti all’attuale gestione. Melandri: «Gli enti pubblici non sono tenuti alla trasparenza» L’appello alla solidarietà degli italiani è scattato in tempi strettissimi. Due giorni dopo la tremenda scossa delle 3.34 in Cile. Giusto il tempo di definire le coordinate per le donazioni e la macchina della raccolta fondi (e dei soccorsi) della Croce Rossa si è messa in moto. Sull’apposita pagina pro Cile nel sito della Cri spazio anche alle indicazioni per acquistare magliette e gadget, per diventare volontario e, perché no, per donare il 5 per mille. Lo schema si è ripetuto più volte nell’ultimo periodo.
Due mesi fa per Haiti, prima ancora per la frana nel Messinese, poco meno di un anno fa per il terremoto in Abruzzo, per citare gli ultimi disastri. Un ente, la Croce Rossa, finito più volte nel mirino della magistratura contabile e un anno fa sotto la lente dei servizi ispettivi di finanza pubblica del ministero dell’Economia per irregolarità nella gestione del Corpo militare. Vita ha provato a chiedere informazioni agli uffici di via Toscana sulle attività di fund raising svolte negli ultimi anni. Un periodo in cui l’ente non ha brillato certo in tema di rendicontazione. Recentemente, proprio il commissario straordinario Francesco Rocca ha ricordato, in una replica a Repubblica, che non appena sarà approvato lo stato dei residui «da tempo invano reclamato dal collegio dei revisori al precedente consiglio direttivo, si potrà procedere speditamente alla approvazione dei conti consuntivi dal 2005 ad oggi». Quanto è stato raccolto, dunque, dal Comitato centrale e dalle sedi regionali? Quanto dalle erogazioni per le emergenze e quanto da quelle indistinte, in favore cioè dell’ente? Come sono utilizzate e rendicontate le somme chieste agli italiani? Le risposte, purtroppo, sono state parziali e limitate alle attività della gestione Rocca.
C’è quasi, questa l’impressione, una sorta di prudenza a mettere il naso nelle precedenti gestioni. Piccoli segnali di discontinuità, tuttavia, iniziano a vedersi. Cliccando sulla voce “attività” nella homepage del sito della Cri si accede alla finestra “emergenze” e di qui alla “rendicontazione e accountability”. I donatori, insomma, sulla carta potrebbero sapere rapidamente che fine hanno fatto i loro soldi. «Il punto», osserva Valerio Melandri, economista esperto di fund raising, «è che non esiste una normativa in materia di accountability degli enti pubblici. Credo andrebbero rese applicabili le linee guida sulla raccolta fondi che si appresta a pubblicare l’Agenzia per le onlus. Credo, tuttavia, che l’obiettivo della trasparenza vada perseguito con la forza dell’autoregolamentazione e dell’opinione pubblica più che con l’imposizione normativa». Al momento però sul sito della Cri è presente solo il report sull’Abruzzo: sono stati spesi (al 21 dicembre scorso) 7,7 milioni su 10,4 milioni raccolti, per cinque progetti fra cui le case per l’emergenza a Onna e l’ambulatorio di Barete. Non sono ancora presenti dati, invece, sull’emergenza Haiti. Dalla Cri comunicano che le donazioni ammontano a 2,3 milioni di euro. Né abbiamo trovato sotto la voce “attività” dati sull’emergenza dei tre comuni messinesi investiti dalla frana. In questo caso, informa la Cri, i quasi 5mila euro donati sono stati destinati direttamente al comitato regionale siciliano per interventi sul terreno. Infine, l’emergenza per il sisma di Sumatra (Indonesia) dell’ottobre scorso. Le elargizioni superano 5mila euro. Manca, infine, anche il report su Gaza. Il dato (28mila euro in donazioni) si può ricavare dai comunicati stampa. Ma perché non pubblicare tutti i report nell’area rendicontazione?
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