Non profit
CROCE ROSSA. Filippine, chiesto riscatto per italiano rapito
Eugenio Vagni è nelle mani dei rapitori dallo scorso gennaio
I rapitori che tengono in ostaggio nelle Filippine dallo scorso gennaio Eugenio Vagni hanno chiesto un riscatto per la liberazione del volontario italiano della Croce Rossa. Lo ha reso noto il portavoce della Croce Rossa delle Filippine, Richard Gordon, specificando che è stata richiesta una cifra che lui definisce «ridicola» secondo quanto gli è stato riferito da fonti vicine ai ribelli di Abu Sayyaf che tengono in ostaggio da oltre cinque mesi il 62enne Vagni. «Ho ricevuto notizie riguardo al fatto che ora stanno chiedendo un riscatto ma non posso ancora confermarle – ha spiegato Gordon – la cifra a cui si riferiscono sarebbe ridicola, ma non mi è stata comunicata direttamente dai ribelli di Abu Sayyaf e quindi non voglio renderla nota». Gordon ha poi precisato che Vagni non contatta la Croce Rossa o i suoi familiari dallo scorso 2 giugno, quando si sono avuti violenti combattimenti tra i guerriglieri che lo tengono in ostaggio nell’isola di Jolo e le forze governative filippine. L’esercito e rappresentanti delle autorità locali hanno affermato che ritengono che Vagni sia ancora vivo. E il portavoce dell’esercito, il colonnello Edgard Arevalo, ha detto che le forze armate si oppongono all’eventuale pagamento di un riscatto per liberare l’ostaggio perché questo incoraggerebbe i rapimenti. Vagni, insieme ad altri due volontari, è stato rapito lo scorso 15 gennaio dai guerriglieri islamici che si ritengono collegati ad Al Qaeda. Gli altri due ostaggi, lo svizzero Andreas Notter e la filippina Mary Jean Lacaba, sono stati liberati lo scorso aprile.
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