Non profit

Croce Rossa, dietro i privilegi c’è l’ombra del commissario

"La politica dei collateralismi alla lunga costa cara. Il volontariato interno dovrebbe rendersi autonomo dagli altri corpi. Ne va della loro indipendenza".

di Fausto Casini

Cari volontari di Croce Rossa, scusate lo sfogo, ma questa volta la misura è stata passata! La Croce Rossa italiana non può essere considerata, e un parere del Consiglio di Stato lo ha definito chiaramente, associazione di volontariato ai sensi della iscrizione ai registri della legge 266/91, e questo deriva dalla sua natura di ente pubblico. Proprio la qualificazione di ente pubblico – che il presidente della Cri, Massimo Barra definisce un gradito accessorio – è da sempre una condizione di vantaggio sul territorio.

Concorrenza sleale
Innanzitutto, i Comitati di Croce Rossa sono sempre meno in difficoltà per quanto riguarda le convenzioni per l?affidamento dei servizi sanitari e godono inoltre di canali privilegiati in tutte le forme di comunicazione nazionale per quanto riguarda la possibilità di essere visibili e rappresentati in molti tavoli che contano. Non basta questo! Ogni anno la legge Finanziaria assegna cospicui finanziamenti che assorbono importanti costi strutturali che, invece, le altre organizzazioni sostengono tramite autotassazione. Non è certo nei miei obiettivi né di quelli della organizzazione che rappresento attaccare la Croce Rossa italiana e tantomeno i suoi volontari, ma, secondo me, nonostante che nell?ultima modifica dello statuto si sia cercato di dare voce ai volontari con forme di democrazia interna nella nomina dei quadri dirigenti, per poter accedere ai benefici sottesi all?articolo 49 ter (il cosidetto Milleproroghe) si doveva avere più coraggio: separarsi dagli altri corpi, fra cui quello militare, e creare un?organizzazione di volontariato autonoma e indipendente che rispondesse direttamente delle proprie scelte e attività, in grado di autofinanziarsi, così come fanno le 840 associazioni di volontariato Anpas da oltre 150 anni. Nell?ultima legge Finanziaria (legge dello Stato), a seguito della mobilitazione degli operatori precari che lavorano nella Cri, è stato inserito un articolo che permette l?assunzione, anche fuori dai tetti di spesa del vostro personale precario, all?interno delle aziende sanitarie pubbliche.

Facciamoci una domanda
Cari volontari, interrogatevi! Cosa significa questo passaggio? Perché a fronte di parità di situazioni con altri soggetti che svolgono le stesse attività e alle stesse o peggiori condizioni sui territori, voi eravate in questa situazione e gli altri no? La norma prevista in Finanziaria non fa male solo alle associazioni che rappresento, fa male al volontariato tutto e fa male allo Stato tanto più se si pensa che, in molti casi, effettuare un periodo di precariato in Croce Rossa può essere considerato da alcuni l?unico modo per entrare nell?alveo del lavoro pubblico così bramato in Italia, specialmente nelle regioni meridionali. Certo, è stato più abile chi è riuscito a impietosire con la parola ?difesa del precariato? le forze politiche, rispetto a chi ha costruito le situazioni di disagio organizzativo. Ma dove vogliamo che vada la Croce Rossa? E dove vogliamo che vada il volontariato?Io ho fiducia nei volontari, qualunque organizzazione scelgano anche se diversa dalla mia, ma non è che poi, dopo aver favorito queste logiche lobbistiche di bassa macelleria, sarete costretti a ricadere nella situazione di commissariamento come spesso è accaduto negli ultimi anni? Cosa significa quando un?organizzazione con la potenza mediatica e logistica della Croce Rossa si abbassa a questi metodi? Ci meraviglieremo quando poi non prevarranno le logiche di meritocrazia, ma le logiche della vicinanza e dei collateralismi! E questo a scapito di chi il volontariato lo fa davvero, con spirito di servizio e sacrificio personale.

Un cortocircuito legislativo
Il decreto Milleproroghe è l?ennesimo atto di un percorso in cui, nella logica de ?il fine giustifica i mezzi?, si cerca di ottenere privilegi contro la legge, in dispregio proprio di quei principi di democraticità e gratuità sanciti nei primi articoli della legge 266/91 (legge quadro sul volontariato); in pratica si costruirà un conflitto fra una norma di rango superiore come la 266/91 e un decreto di natura finanziaria, ripristinando un conflitto di applicazione che porterà confusione e svantaggi per tutti.Il motivo? Drenare illegittimamente risorse economiche pubbliche! Ebbene, siccome le norme come questa si scrivono perché qualcuno ne trae vantaggio, la responsabilità ricadrà sulla vostra organizzazione! Per questo scrivo a voi. Rimanere in questa situazione di collateralismo assecondando operazioni come – per fare un altro esempio – il caso siciliano, più volte messa sotto verifica dalla Corte dei Conti e che rappresenta una falla nel sistema, potrà forse dare nell?immediato qualche privilegio all?apparato della Croce Rossa italiana, ma vi condannerà ad un nanismo rispetto a due dei valori fondanti della vostra organizzazione che sono la tutela dei più deboli e la neutralità! Con amicizia.

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