Mondo
Cristiani, strage senza fine
Nell'imbarazzo dell'Occidente, sangue in Nigeria e Kenya
Una domenica di sangue cristiano, comunità attaccate in Kenya e in Nigeria, da parte di integralisti islamici. Una carneficina che continua da tempo, senza una reazione convinta da parte della comunità internazionale.
- In rassegna stampa anche:
- OCCUPAZIONE
- PAGINA NON PROFIT
“Caccia ai cristiani. In Nigeria è strage”: falsa apertura del CORRIERE DELLA SERA, e prime due pagine dedicate alle stragi. In prima l’editoriale di Franco Venturini: “Un impegno per l’Italia”. Ecco il suo pensiero: “Dobbiamo ribellarci contro l’atroce consuetudine delle stragi di cristiani in molte parti del mondo. Dobbiamo smettere di condannarle senza reagire, di considerarle certo esecrabili ma quasi «normali» in Paesi dove le diversità di religione equivalgono a confini o alimentano inimicizie antiche. I morti della Nigeria e del Kenya devono servire almeno a questo: a rompere la congiura del silenzio, a scavalcare le prudenze diplomatiche, a riconoscere che è in corso una «pulizia anti-cristiana» destinata nel tempo a colpire tutte quelle religioni che rifiutino di piegarsi alle interpretazioni e alle pratiche più fondamentaliste”. E più avanti: “I cristiani, certo, vivono un martirio particolare. Perché in Africa sono in fortissima crescita numerica (mentre perdono terreno in Europa e nelle Americhe). Ma anche perché, in Africa e altrove, essi vengono identificati con la civiltà occidentale, con il nemico che la guerra santa deve colpire, con gli alieni che vogliono contagiare e deturpare la purezza della vera fede. Soltanto partendo da simili premesse è possibile capire la mappa di una strage che diventa infinita. In India i cristiani sono nel mirino tanto degli indù quanto degli islamisti. Nell’Iraq che cerca faticosamente la pacificazione i cristiani hanno versato molto sangue e ora tentano di emigrare in massa. Il Pakistan è ancora scosso dalla condanna a morte di Asia Bibi accusata di blasfemia perché diventata cristiana. Situazioni analoghe sono numerose in Arabia Saudita, in Indonesia, nel Sudan, in Somalia. I copti d’Egitto sono a rischio, come i cristiani di Siria. E l’elenco potrebbe continuare a lungo, fino a giungere alla Nigeria dove i fondamentalisti di Boko Haram terrorizzano i cristiani colpendoli nei luoghi di culto come hanno fatto ieri”. Massimo Alberizzi racconta le stragi a pagina 2: “La follia integralista si è scatenata contro i cristiani ieri in Nigeria e in Kenya. A Kano, nel nord del Paese dell’Africa occidentale, i militanti islamici probabilmente di Boko Haram hanno attaccato, all’interno di un campus universitario, un teatro all’aperto dove si stava svolgendo la funzione domenicale: i morti sono almeno 22. Altro attacco a Maiduguri, nel nord-est del Paese: qui uomini armati hanno ucciso almeno cinque persone riunite in una chiesa, compreso il sacerdote che diceva messa. A Nairobi, un terrorista, probabilmente somalo, ha lanciato una granata, in una chiesa dove stava per cominciare la funzione domenicale provocando un morto. I feriti sono decine”. Gian Guido Vecchi a pagina 3 intervista il ministro Andrea Riccardi: “«Giovanni Paolo II disse che il Novecento era tornato a essere un secolo di martiri. Però la persecuzione, per i cristiani, non è finita: questo, il XXI, è più che mai un secolo del martirio. E anche dove non c’è violenza religiosa, si attaccano comunque i cristiani perché sono miti e rappresentano un saldo e gratuito presidio di umanità: ecco il perché dell’uccisione di tanti missionari». E il secondo fatto? «È quello, più specifico e oggettivo, della reviviscenza del terrorismo islamista in certe aree “calde”. Nell’Africa Occidentale c’è un nuovo attivismo islamista che ha i suoi punti di forza in organizzazioni come Boko Haram, in Nigeria, e Aqmi, ovvero Al Qaeda nel Maghreb Islamico, soprattutto nel Mali. Lì si rischia veramente di trovarsi di fronte qualcosa che ricorda l’Afghanistan…”.
LA REPUBBLICA per il titolone sceglie di enfatizzare l’Unione europea (“Roma- Berlino, ecco il piano segreto”, ovvero gli euro-bill con garanzia tedesca) e per la fotonotizia le “Bombe nelle chiese: è strage di cristiani in Africa”. I servizi all’interno: in “Nella chiesa colpita da Al Qaeda «Vogliono sterminare noi cristiani»” Giampaolo Cadalanu da Nairobi riferisce degli attentati. «Saranno state le otto del mattina», racconta Mugo, un testimone, «ho sentito l’esplosione e ho visto un uomo che scappava e altri che lo inseguivano. Lo avrebbero preso se non avesse tirato fuori la pistola mettendosi a sparare in aria». Nella stessa ora, un’altra bomba in Nigeria. In tutto 15, forse venti morti. In Kenya invece solo un morto, per fortuna. «Se avesse colpito a metà mattina sarebbe stato un massacro» sottolinea Sorella Mary: «alla funzione c’era una faccia che non avevo mai visto. Noi ci conosciamo tutti, nella nostra comunità. Non so chi fosse, ma sono certa che l’uomo inseguito era un somalo». Tutti sono convinti che i responsabili della bomba siano alqaedisti somali. In Nigeria invece si punta il dito contro la setta islamica radicale Boko Haram, responsabile di una campagna di morte che da inizio anno ha fatto 200 morti quasi. Lo scenario è tratteggiato da New York da Federico Rampini: “Gli ‘orfani’ di Bin Laden adesso puntano sull’Africa”. Il successore di Bin Laden, Ayman al-Zawahiri, continua a operare dal Pakistan, ammette il braccio destro di Obama, John Brennan, capo dell’antiterrorismo. E punta all’Africa e a rafforzare la sua filiale nel continente nero. Secondo David Ignatius, opinionista considerato autorevole, «nell’anno trascorso dall’uccisione di Bin Laden, per l’Occidente è stato rassicurante pensare che lui ha fallito. Ma se si guarda al suo obiettivo più generale, che era quello di allontanare il mondo islamico dall’influenza occidentale, allora la sua azione si è rivelata più efficace di quando vogliamo credere». Su una linea analoga il commento di Renzo Guolo, “Se l’Africa diventa il continente del terrore”, in cui sottolinea appunto come Boko Haram in Nigeria miri ai cristiani perché significano Occidente: «sono colpiti in quando veicoli di una cultura e di una religione che danno forma al volto del Nemico».
IL GIORNALE affida la cronaca ed anche il commento sugli attacchi in Kenya e Nigeria alla penna di Magdi Cristiano Allam. «Basta! Non è più tempo delle denuncie! Basta! Non possiamo continuare a piangerci addosso! Basta!. Finiamola una volta per tutte con il porgere l’altra guancia» scrive Allam nel pezzo “Africa, ancora stragi in chiesa, ora i cristiani devono dire basta”. Il basta è anche riferito all’avanzamento dell’ideologia dei fratelli musulmani nei paesi arabi legittimata dall’Europa. «Non possiamo più andare oltre in questo deliberato suicidio di un’Italia e di un’Europa ingenui, ignoranti, pavidi, collusi con gli islamici!. Basta. E’ ora di reagire recuperandoli diritto di usare la ragione, riscoprendo il sano amor proprio, riscattando il nostro legittimo dovere a salvaguardare la nostra civiltà laica e liberale che, piaccia o no ai catto-comunisti, agli adoratori dell’euro e agli infatuati dell’islamicamente corretto che ci governano, si fonda su radici giudaico-cristiane! Basta! Non siamo una terra di nessuno e non vogliamo diventare una terra di conquista».
In prima pagina de LA STAMPA in taglio alto spazio alle stragi di Nigeria e Kenya. “Attacco ai cristiani d’Africa: 21 morti” è il titolo. All’interno, pagina 11 la cronaca degli avvenimenti a cura di Giordano Stabile e Giacomo Galeazzi. L’approfondimento è di Domenico Quirico sempre in prima con “L’avanzata dell’Islam nero”. «L’Islam avanza, penetra, si insinua, conquista, rosicchia l’Africa nera, quella un tempo degli animismi e dei missionari cristiani, ha ormai scavalcato la linea del fronte che corre, sinuosamente, lungo il sedicesimo parallelo, dal Senegal islamizzato al novantacinque per cento alla Somalia degli shebab. Avanza, ahimè, con il terrorismo i massacri i kalashnikov: autobombe esplodono a Kampala e a Nouakchott, Timbuctu è loro, conquistata come, dall’altro capo del continente, Mogadiscio. È il nuovo paese della guerra, “dar al-harb”; in attesa che diventi, purificato col fuoco, “dar al–islam”, pezzo di crosta terrestre sotto la quale la lava sta bollendo, pronta all’eruzione. L’Occidente distratto non si è accorto di questo assalto, gli oppone ascari locali, corrotti e incapaci, si batte per procura, pagando vilmente etiopici e kenioti. Ma l’Islam seduce anche con il denaro, la carità, le scuole coraniche, le moschee nuove di zecca, i centri che distribuiscono cibo e aiuti. Aggioga con il terrore, e con la forza della fede, il ricatto della necessità, la tentazione dell’ordine e della sopravvivenza. Gli africani diventano musulmani per disperazione odio seduzione speranza, seguono i profeti armati salafiti, ma anche le soavi promesse di pace dei marabutti. L’Islam nero: minaccia, ma anche travolgente tentazione della spiritualità, per il riconoscibile dolore di ogni giorno, la vita come sappiamo viene sofferta e vissuta. Si impone attraverso un nuovo sincretismo, nato dall’andirivieni degli emigranti, e dei loro figli, tra i quartieri sensibili delle città europee e i villaggi più disgraziati della brousse, della savana, del deserto. Modernizzazione islamista da un lato (sì, non è un paradosso), e riscoperta delle radici dall’altro, sono il filo e l’ordito di un nuovo inedito tessuto identitario».
E inoltre sui giornali di oggi:
OCCUPAZIONE
ITALIA OGGI – Il quotidiano dei professionisti rilancia la notizia sulla fase 2 del Fondo famiglia lavoro della Diocesi di Milano lanciato dal cardinale Dionigi Tettamanzi nel Natale 2008. Secondo il pezzo “La Diocesi di Milano aiuta chi ha perso il lavoro” in questa fase due c’è un milione di euro per borse lavoro, formazione, microcredito e aiuto a chi ha perso lavoro.
PAGINA NON PROFIT
IL SOLE 24 ORE – Apertura “Il non profit cresce a tavola”: «La ristorazione italiana s’allarga al non profit. Negli ultimi anni hanno aperto i battenti decine di imprese culinarie gestite da cooperative sociali: ristoranti, vinerie, bar o locali alla moda che danno lavoro, in cucina e in sala, a persone svantaggiate. A Milano, per esempio, nella centrale via Volta è nata nel 2011 “Ciccilla”, la prima “polpetteria” della città, gestita dalla cooperativa “Anni versati”. Invece il “Caffè Basaglia” di Torino, inaugurato nel 2008 – dove lavorano utenti dei servizi di psichiatria del capoluogo piemontese – ospita un fitto calendario di concerti, mostre fotografiche, serate culinarie ed è diventato un punto di riferimento culturale di rilievo. Il fenomeno della ristorazione sociale è lievitato al punto che “Superabile magazine”, la rivista dedicata al mondo della disabilità, ha aperto una rubrica dal titolo “Il pranzo della domenica”, in cui dar voce a questo particolare tipo di imprese». Approfondimento sul bistrot dell’Elfo: «Da poco più di un anno il bistrot di uno dei maggiori teatri milanesi, l’Elfo Puccini di corso Buenos Aires, è affidato alle cure di una cooperativa sorta dalle ceneri dell’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini. “Sono una quindicina i nostri soci che lavorano nella ristorazione – racconta Stefano Fable, responsabile del settore -. Abbiamo inaugurato questo ambito lavorativo dieci anni fa, aprendo il bar ristorante “Jodok”, in alcuni locali dell’ex ospedale. Cinque anni fa, poi, ci siamo allargati con un’attività di catering che ci porta a curare rinfreschi per centinaia di coperti a feste, matrimoni e fiere. Adesso ci hanno affidato il bistrot dell’Elfo. Per noi e per i nostri lavoratori è una grande occasione: abbiamo finalmente la possibilità di uscire dal nido in cui siamo sempre stati protetti, l’ambiente di questo ex ospedale psichiatrico, noto e tranquillizzante per i soci, e di lavorare in un ambiente più difficile, ma anche più stimolante”». Di spalla “L’Istat in campo per «pesare» il volontariato”: «Quanto vale in termini economici il volontariato italiano? La questione è da tempo sul tavolo degli addetti ai lavori, e non è difficile comprenderne il perché: per quanto ispirate al principio di gratuità, le prestazioni di volontariato incidono (spesso in maniera determinante) sul l’offerta e la qualità dei servizi erogati, esercitando di fatto un peso significativo sulla scena economica. L’Istat aveva formulato l’anno scorso una propria stima, rilevando che il lavoro svolto dai 3,3 milioni di cittadini attivi nelle organizzazioni di volontariato potrebbe valere circa 8 miliardi di euro e corrispondere a 385mila posti di occupati a tempo pieno. Ora l’Istituto di statistica è pronto a proseguire la ricerca: nel 2013 introdurrà un modulo di indagine redatto secondo le linee guida dell’Ilo, l’Organizzazione internazionale del lavoro, che si affiancherà anche al censimento delle istituzioni non profit attualmente in rampa di lancio. Come spiega Linda Laura Sabbadini, direttore del dipartimento statistiche sociali e ambientali dell’Istat, “si tratta di una sfida che siamo decisi a portare avanti nonostante la difficile situazione economica”». Sotto le scedenze del 5 per mille “Per ricerca e sanità iscrizioni entro oggi” di Carlo Mazzini: « Scade oggi il termine di iscrizione al 5 per mille per le organizzazioni impegnate nella ricerca scientifica, in quella sanitaria e per le università, mentre le Onlus e gli altri enti ricompresi nel primo riquadro del 5 per mille, oltre alle associazioni sportive dilettantistiche, hanno tempo ancora una settimana. Riepiloghiamo la situazione caso per caso. L’iter di chi si candida al 5 per mille nel comparto della “ricerca scientifica ed università” non ha subito modifiche rispetto a quanto previsto nelle ultime edizioni. La peculiarità del settore consiste nell’obbligo di iscrizione preventiva al registro dell’Anagrafe nazionale delle ricerche. Completata questa fase, l’ente può accedere al 5 per mille inserendo i propri dati nei form del sito cinquepermille.miur.it, inviando le informazioni entro oggi. Entro il 30 giugno, poi, l’ente dovrà inviare per raccomandata il modulo di domanda compilato e la dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà – unitamente a una fotocopia del documento di identità del legale rappresentante – all’indirizzo indicato nel sito. Per gli enti pubblici basta il modulo dell’avvenuta iscrizione telematica. Modalità diverse per gli enti che si iscrivono al 5 per mille nell’elenco tenuto dal ministero della Salute, in quanto destinatari dei finanziamenti diretti del ministero stesso, oppure vigilati o istituiti per legge. Chi era già iscritto negli anni precedenti non deve reiterare la richiesta».
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