Cultura
Cristiani in Medioriente: l’attacco Usa un grave sbaglio
Il segretario generale del Consiglio delle chiese del Medio Oriente pastore Riad Jarjour: " se c'e' una al terrorismo, questa e' proprio la violenza"
di Paul Ricard
”E’ con profonda tristezza che assistiamo in questi giorni alla escalation di violenza conseguente agli attacchi terroristici contro gli USA”: intervistato dall’agenzia NEV a seguito dell’inizio dell’azione militare in Afghanistan, il segretario generale del Consiglio delle chiese del Medio Oriente (MECC, organismo ecumenico che rappresenta circa 12 milioni di cristiani dell’area, l’8-10% della popolazione totale), il pastore Riad Jarjour, spiega che ”sebbene l’intervento militare non fosse inaspettato, cio’ non ha ridotto la tristezza che proviamo, in quanto si stanno realizzando le peggiori aspettative. Cio’ che e’ piu’ grave – prosegue – e’
la comune assunzione che la violenza sia una condizione inevitabile, quasi la condizione naturale di vita dell’umanita’. Ma se c’e’ qualcosa che costituisce una resa alle forze che controllano il terrorismo, questa e’ proprio l’assunzione che non vi siano speranze contro la violenza”.
”Il bombardamento contro l’Afghanistan non costituisce una risposta al terrorismo – sostiene il segretario del MECC -: siamo preoccupati in particolare per la tragedia umanitaria dei profughi che dall’Afghanistan scappano verso l’Iran e i paesi confinanti. E siamo anche preoccupati
perche’ in questi giorni in Palestina e in Iraq la violenza continua a sovrastare la richiesta di negoziazione e di dialogo e la ricerca di una pace duratura fondata sul diritto che tutte le persone hanno alla dignita’ della giustizia”. Circa le conseguenze della crisi internazionale
in Medio Oriente, il pastore Jarjour teme che la ”percezione pubblica della campagna militare intrapresa sia quella di una guerra di religione e che l’Islam sia l’obiettivo di tale intervento. Per noi cristiani in Medio Oriente cio’ e’ un grave passo indietro nella ricerca di un nuovo modus vivendi fra noi e i nostri vicini musulmani. Siamo consapevoli infatti che lo sviluppo della violenza provoca desiderio di altra violenza da parte di frange
fanatiche. Assisteremo a tali conseguenze in ogni luogo in cui musulmani e cristiani stanno ricercando strade di convivenza armoniosa. Alle nostre chiese membro e ai fratelli e sorelle nel mondo chiediamo di pronunciarsi con urgenza per la cessazione della violenza – conclude il
segretario generale -, appellandosi ai rispettivi governi per persuaderli che altri mezzi devono essere usati, se vogliamo vedere il giorno in cui il terrorismo sia sconfitto dalla giustizia e dalla pace”.
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