La recessione ha determinato ''gravi conseguenze'' sull'intensità del disagio economico: dal 2007 al 2012 il numero di individui in povertà assoluta è raddoppiato da 2,4 a 4,8 milioni. Lo ha ricordato ieri Il presidente facente funzioni dell’Istat Antonio Golini in audizione al Senato sulla Legge di stabilità. Quasi la metà (2,3 milioni) sono al Sud e di questi poco più di 1 milione sono minori.E altr i dati sono stati forniti dall'Acri nel Rapporto "Gli italiani e il risparmio" realizzato in collaborazione con l'Ipsos in occasione della 89esina Giornata Mondiale del Risparmio che si celebra oggi a Palazzo della Cancelleria.
La crisi secondo l'Acri si è abbattuta sul 40% delle famiglie nel 2012: di questi, ben il 20% ha perso il lavoro (20%) o ha visto un peggioramento delle condizioni occupazionali (il 15% contro il 9% del 2012), ma c'e' anche chi non viene pagato con regolarità (3%) e chi ha dovuto cambiare lavoro (4%). Le famiglie colpite nei percettori di reddito del nucleo familiare sono il 30%, con un incremento di 4 punti percentuali rispetto al 2012 (erano il 26%).
Nel Rapporto si legge anche che ''sono il 26%, percentuale uguale a quella del 2012, le famiglie che segnalano un serio peggioramento del proprio tenore di vita (erano il 21% nel 2011 e il 18% nel 2010), mentre quasi la metà degli intervistati (il 47%, erano il 46% nel 2012) dichiara di avere difficoltà a mantenere il proprio tenore di vita. Il 25% (come nel 2012) ritiene di mantenerlo con facilità e solo il 2%, cioe' 1 italiano su 50, dichiara di aver sperimentato un miglioramento del proprio tenore di vita nel corso degli ultimi dodici mesi: nel 2010 erano il 6%, nel 2011 il 5%, nel 2012 il 3%. A fronte di oltre 40 milioni di Italiani
che registrano un peggioramento della propria situazione economica circa 1 milione di Italiani sta meglio di prima''.
Interessanti i dati sui consumi. Mentre infatti i primi anni di crisi hanno visto la pesante riduzione dei risparmi e degli investimenti, ora l’elemento più colpito sono proprio i consumi. I settori dove i tagli di spesa sono stati maggiori appartengono (come nel passato) soprattutto al fuori-casa: il 65% per cento degli Italiani dichiara di aver ridotto la propria frequenza nei ristoranti, bar e pizzerie negli ultimi 2-3 anni, solo il 4% dichiara di averla incrementata e il 31% di averla mantenuta costante: il saldo negativo tra chi ha incrementato e chi ha ridotto è di 61 punti percentuali; l’anno scorso era -57.
Viaggi e vacanze sono stati ridotti negli ultimi anni dal 60% degli Italiani, contro il 5% che li ha incrementati; il saldo negativo è del 55%, in peggioramento rispetto al 53% del 2012. A queste tipologie di consumo va affiancata anche quella relativa a vestiario, che registra una riduzione presso il 54% degli Italiani, un incremento resso il 7%, mentre il 39% dichiara di non aver modificato il proprio consumo. Ciò genera un saldo negativo del 47%, sempre drammatico ma inferiore a quello del 2012, che era negativo di 51 punti percentuali. L’abbigliamento, meno colpito nei primi anni di crisi, ora è uno dei settori nei quali il maggior numero di Italiani ipotizza di fare dei risparmi.
Ci sono poi degli ambiti ove il saldo tra coloro che li hanno ridotti rispetto a quelli che li hanno incrementati è fortemente negativo. In particolare si registra un -30% nella cura della persona (era -31% nel 2012), di -31% nei giochi e nelle lotterie (era -35% nel 2012), di -26 punti nel settore dei libri, giornali e riviste, di -20 nell’elettronica ed elettrodomestici. In un unico ambito gli Italiani non sono tanto disposti a ridurre i consumi: quello dei medicinali. In questo caso coloro che hanno incrementato il consumo (28%) sono assai più di coloro che l’anno ridotto (10%); il saldo è, dunque, positivo ed è persino superiore a quello del 2012 (+18 punti percentuali nel 2013, +17 nel 2012).
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