Cultura

Crisi, il papa in campo

Il discorso di Benedetto XVI sulla vanità delle ricchezze materiali e monetarie, tiene banco nel dibattito sui giornali di oggi

di Franco Bomprezzi

Una predica al mondo intero e soprattutto ai signori del denaro, mai in crisi come in questi giorni: le parole del Papa, a braccio, in apertura del Sinodo dei Vescovi: “I soldi non sono niente, solo la parola di Dio resta”, fanno effetto e trovano ampio spazio sui giornali. Ma su tutti vince la sintesi geniale della vignetta di Vauro in copertina de il manifesto (qui a fianco)

La Repubblica a pagina 9 interviene con Marco Politi su “I soldi sono niente, solo Dio è sicuro”. Il richiamo all’attualità nel corso dell’apertura del Sinodo internazionale dei vescovi si spiega con la «grande preoccupazione e realismo» con cui il Vaticano «sta seguendo l’evolversi del crac in America con le sue ripercussioni sui mercati internazionali». In realtà la riflessione del Papa viene dopo alcuni interventi dell’Osservatore romano. «Sulla sabbia costruisce – ha scandito Papa Ratzinger – chi costruisce solo sulle cose visibili e tangibili, sul successo, sulla carriera, sui soldi. Apparentemente queste sono le vere realtà. Ma tutto questo un giorno passerà».
in taglio basso Andrea Greco intervista Gotti Tedeschi: “Il banchiere con un piede in Vaticano «Noi italiani più prudenti dei protestanti»”. «È un richiamo – quello del Papa – assolutamente lecito da parte di un maestro di etica»; «Le società quotate inseguono troppo gli utili nel breve termine… A me pare che in Italia i banchieri siano in grandissima parte seri. Forse è legato al fatto che quasi tutti hanno radici cattoliche….. Parlo anche di chi si comporta da laico. Alessandro Profumo, per esempio, per me è un banchiere con un senso morale ed etico altissimo». E poi l’accenno che spiega il titolo: «Nel mondo anglosassone vige l’etica protestante, più avventurosa di quella cattolica. Per i protestanti vale la fede senza le opere…». In un box la reazione di Paolo Ferrero, Rifondazione comunista: «Se i destinatari del messaggio sono i poveri, francamente trovo quelle parole perfino imbarazzanti». Se i ricchi, «mi sarei aspettato una denuncia». «Il Papa non può mettere tutti sulla stessa barca del dio denaro. Speculatori e vittime».
Il commento è di Aldo Schiavone, “Se il Papa dice: i soldi non sono nulla”: dalla prima a pagina 29. «Non si può che essere lieti di questa presa di posizione. Mai come in questo momento, l’Occidente ha bisogno di fare i conti con se stesso – con i propri miti e i propri autoinganni – in modo aspro e severo e ha bisogno di una completa revisione dei propri punti di riferimento, a cominciare dalla sua etica pubblica». Schiavone se la prende con l’ingegneria finanziaria senza confini e senza regole capace di produrre ricchezza dal nulla: «il denaro che è stato così creato era cattivo denaro: cattivo economicamente ed eticamente, perché annientava il nesso tra profitto e lavoro, immetteva continuamente nel corpo sociale elementi di autentica degenerazione morale e annientava potenzialmente anche il rapporto fra innovazione e profitti».
Per un commento meno serioso (e assai più conciso) si rimanda a Michele Serra e alla sua Amaca: «Le parole del Papa sull’insignificanza del denaro, specie al cospetto della magnificenza di Dio, sono così importanti che non consentono ironie da quattro soldi (appunto)»… (Prosegue, Serra, ricordando che «la storia della Chiesa è fatta anche di solidissima e visibilissima imponenza finanziaria»).

Avvenire, ovviamente, dedica grande spazio al tema con un primo piano a pag. 7 intitolato “I soldi non sono niente, solo la Parola di Dio resta”. Parole semplici ma dure quelle di Benedetto XVI che ha dedicato alla crisi finanziaria la meditazione d’apertura della XII assemblea ordinaria del sinodo dei vescovi. Richiamando l’immagine evangelica della casa costruita sulla sabbia o sulla roccia, ha paragonato la prima all’instabilità della delle cose tangibili, dei soldi e della carriera, beni destinati a non durare: “Solo la parola di Dio è fondamento di tutta la realtà, è stabile come il cielo e più che il cielo, è la realtà”, ha detto, invitando a cambiare il concetto di realismo: realista è chi costruisce la vita su questo fondamento che permane. Un intervento inedito per la Chiesa, come ha osservato monsignor Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali, dicendo che sui temi della finanza non esistono attualmente grandi interventi del magistero, ma comunque in linea con precedenti ammonimenti del papa che mettevano in guardia dalle sirene del potere e del successo, e con l’invito più volte espresso a considerare la ricchezza un bene da condividere (da Colonia 2005 a Sydney 2008, dall’ultimo messaggio per la giornata mondiale della pace al discprso per la 34° Conferenza generale della Fao.
Nella stessa pagina c’è un’intervista a Stefano Zamagni in cui si riflette sulla progressiva separazione fra finanza ed economia reale. Fino all’inizio del 900 l’economia di mercato aveva una dimensione etica perché finalizzata alla realizzazione del bene comune e non solo all’arricchimento individuale. Il neoliberismo, invece, e in particolare la scuola di Chicago con Milton Friedman, ha teorizzato il divorzio tra economia ed etica inneggiando al all’egoismo individuale. La realtà ha dimostrato come quelle teorie fossero sbagliate: “ma non ho sentito mea culpa” ha detto Zamagni facendo nomi e cognomi: il nobel Gary Becker, per esempio, che dice “non ha avuto l’onestà intellettuale di ammettere i propri errori”.
Il papa ammonisce: «Chi costruisce la propria vita sui soldi edifica una casa sulla sabbia», questo il messaggio di Ratzinger sintetizzato dal Sole 24 Ore. Ma il quotidiano di Confindustria oggi è veramente un cimitero di guerra… Imbarazzo della scelta sui toni apocalittici. Partiamo dalle garanzie dei governi sui depositi bancari, decisi ieri anche dalla Merkel nonostante quello che aveva appena promesso a Parigi. Il Sole pubblica un utile schemino per visualizzare la «massima protezione» (cioè senza limite) sui depositi offerta dai governi di Irlanda, Germania, Austria e Danimarca; segue l’Italia che garantisce fino a 103mila euro, la Francia fino a 70mila e poi giù giù fino alla Spagna che si ferma a 20.000. Berlusconi continua però a promettere: nessuno perderà un euro. A pag. 13 focus sul caso Irlanda: va bene le promesse di garanzie illimitate, ma – conteggia il Sole – se davvero il governo dovesse coprire tutti i correntisti del paese arriverebbe a un rapporto debito-Pil del 210% (adesso è al 25 e rotti); certo una catastrofe, ma è proprio il timore della catastrofe a far vacillare l’affidabilità del’Irlanda e il suo non più solidissimo rating AAA. Oggi il premier Cowen dovrebbe dare i dettagli del piano salva risparmi; se non convincerà, il futuro potrebbe essere difficile.
“Disastro delle Borse, Europa in crisi” è l’apertura del Corriere della Sera. Per commentare l’intervento del papa il Corriere intervista Roberto Mazzotta, presidente Bpm e cattolico, che afferma: il papa non è un economista, ma dice qualcosa di essenziale per tutti, e cioè che quando l’etica non c’è l’economia cessa di essere libera e anche di essere economia. Vanno bene le regole, ma «l’architettura disabitata» non può bastare, serve la responsabilità dei singoli. In passato c’è stata una «smodata avidità», e ora chi vi ha ceduto si ritrova con un pugno di polvere in mano, proprio come dice il papa. Interessante anche il pezzo in taglio basso nella stessa pagina del papa in cui si richiamano le visioni economiche ebraiche e islamiche: per entrambe devono esistere delle regole, l’avidità è male, la morale deve prevalere sull’interesse.

Il manifesto, come detto all’inizio, mette in copertina la frase del Papa con un vignetta di Vauro: “Crisi della Borse. Il Papa «solida solo la parola di Dio» e il padreterno disegnato da Vauro su una nuvoletta che risponde «Sì sì,ma ora non cominciate a chiedermi prestiti». “Lunedì nerissimo per le borse. In Europa bruciati 450 miliardi di euro. Wall Street in picchiata. La politica nel panico. Bush invita ad attendere gli «effetti benefici del piano Paulson», gli europei divisi sul «fondo di garanzia». E la crisi si abbatte sull’economia reale: migliaia di posti di lavoro a rischio. Solo il papa ha le idee chiare: «I soldi sono niente, è solida solo la parola di dio» (scritto sempre minuscolo, ndr) è il sommario in prima che richiama ai servizi alle pagine 6 e 7.
Sul tema anche l’editoriale di Galapagos “La prossima truffa” che scrive: “Il papa ha idee chiare sulle cose di «secondo ordine», ma lo ha anche su quelle veramente importanti. Senza irriverenza, si può tralasciare come fondamentale la «parola di dio», per concentrarsi sull’uomo al quale Benedetto XVI più volte ha dedicato la sua attenzione (…)” si prosegue passando agli aiuti di stato per le imprese e alla social card: 80 euro a bimestre agli over 65 anni con 500 euro al mese di reddito e a famiglia con minori con lo stesso reddito (meno di 6mila euro l’anno). “Quello che manca (non solo in Italia) è un progetto di nuovo modello sviluppo, di redistribuzione dei redditi, di creazione di occupazione, di potenziamento dello stato sociale. IL monetarismo ha massacrato per decenni il keynesismo, ma il mercato ha fallito: inutile distinguere tra mercato buono ed eccessi speculativi. SU quegli eccessi si sono arricchiti – complici – in molti. Oggi chiedono di ricreare condizioni per arricchirsi ancora” è la conclusione si Galapagos.
Il papa sulla crisi finanziaria è utile per trovare il titolo delle due pagine interne “Solo dio ci può salvare” con analisi dei crack e delle ricette “in ordine sparso” dell’Europa con la certezza che il «contagio» ha raggiunto l’economia reale. Sulle parole del papa si scrive: “Il crollo dell’economia come prova dell’esistenza di dio? Non proprio ma quasi, secondo Benedetto XVI” si osserva anche che un documento interno della Cei lamentava un altro crollo quello dei contributo dell’8 per mille: 36 milioni di euro per il prossimo anno. “C’è crollo e crollo, e il problema dell’economia mondiale – spiegherà mons. Claudio Maria Celli interpretando le parole di Ratzinger – resta per il pontefice, seppur importante «una realtà penultima». Si ricorda anche un recente articolo sull’Osservatore Romano che proponeva di mandare i manager a far esercizi spirituali piuttosto che i troppi «ed evidentemente inutili stage di formazione. Questo sì che si chiama realismo, un concetto sul quale il papa è tornato anche ieri: «è realista – ha precisato – chi riconosce nelle parole di dio, in questa realtà così debole, il fondamento di tutto». Qui l’accordo è totale: siamo tutti nelle mani di dio” è la conclusione dell’articolo.

La Stampa sorprendentemente non si accorge delle parole del Papa e non ne fa cenno, ma dedica ampio spazio a quello che definisce “il lunedì nerissimo” delle Borse: 1750 miliardi di dollari bruciati da Wall Street all’Europa. Oltre alle cronache della giornata, il quotidiano di Torino pubblica un’intervista al giapponese Ricard C. Koo, capo economista del Research Institute di Nomura, la banca che ha rilevato le attività di Lehman Brothers in Europa e Asia. «Il piano di Hanry Paulson da 700 miliardi (per salvare la finanza Usa) è solo spazzatura» dice senza mezzi termini. E propone un’altra ricetta, mutuata dalla recente crisi giapponese: «iniezioni di capitale nelle banche al posto di inutili acquisti di asset tossici». «Quando il Giappone si trovò ad affrontare una crisi analogam con lo scoppio della bolla immobiliare dei primi anni 90 ed evoluta nel 97 con
problemi bancari similia a quelli di oggi iniettò capitale nelle banche attraverso la sottoscrizione di azioni privilegiate di nuova emissione. Sulla falsariga di quanto fece Roosevelt nel ‘33 per porre fine alla grande depressione». Gli americani, secondo Koo, non imparano dagli altri ma non hanno nemmeno memoria storica.

Italia Oggi colloca il Papa a pag. 5. “Il Papa invita a non puntare sui soldi. Ma lui non è uno sprovveduto”. Secondo il pezzo firmato da Andrea Bevilacqua, le parole del Papa sono per certi versi sorprendenti, se si tiene conto che tra i soldi che scompaiono ci sono pure quelli di molte famiglie italiane magari piccoli risparmiatori, tuttavia, il Papa è stato informato sulla grave crisi finanziaria in atto e ha voluto, secondo l’articolo, semplicemente richiamare a tutto ciò che davvero conta nella vita e lo abbia voluto fare partendo dal brano del Vangelo che parla della casa costruita sulla sabbia o sulla roccia. Il giudizio di Italia Oggi sull’ intervento del Papa è positivo soprattutto in termini di tempismo. Se il Papa decide di intervenire sulla crisi economica sfruttando il discorso di apertura del Sinodo dei vescovi, significa che egli guarda alla crisi con preoccupazione. Dal punto di Vista finanziario, in Vaticano non sono degli sprovveduti. Qualche settimana fa, sapientemente consigliata, la Santa Sede aveva fiutato in anticipo i venti avversi del mercato e aveva perciò convertito i propri investimenti azionari in metallo prezioso. Il Vaticano possiede una tonnellata di oro del valore di 19 milioni di euro. In euro nelle casse del vaticano ci sono 349 milioni in valuta e 520 milioni in obbligazionari e poche azioni. Sulla crisi dei mercati, Italia Oggi a pagina 2 afferma che in questa crisi e incapacità dei governi europei di trovare una soluzione comune, l’Europa si sgretola proprio sulla radice reale, cioè il valore della moneta. La bandiera euro, davanti alla crisi dei mercati è stata ammainata. L’Europa non è più capace di essere neppure l’Europa dell’Euro. Il vecchio Continente si sta squagliando sul proprio core business e rischia di pagarla carissima.

“È l’11 settembre delle borse europee” è il titolo di apertura de il Giornale. L’occhiello “Milano chiude a meno 8,24% peggio che dopo l’attacco alla torri gemelle. Interventi statali ma il crac non si ferma”. I servizi sino a pag. 5. In copertina un fondo di Geminello Alvi: “Sospendete Maastricht”. “La prima vittima è l’Unione europea” è l’analisi di Angelo Allegri che commenta: «Rispunta l’egoismo nazionale. E sospinto dalla crisi ogni Stato va in ordine sparso ignorando accordi appena stipulati». Berlusconi annuncia un Fondo comune Ue. Berlusconi è a Berlino anche per parlare di Alitalia: Siamo favorevoli all’alleanza con Lufthansa.
A pag. 6 La bufera finanziaria vista dal Papa. Andrea Tornielli riprende brani di quanto detto dal Papa che cita il discorso della Montagna. E la santa sede aveva annusato per tempo il crac e aveva convertito le azioni in oro sonante. Ennio Montagnini a pag. 7 dà consigli per salvare i risparmi in caso di fallimento dell’istituto bancario. E fa pubblicità ai bot (abbastanza scontato).

E inoltre sui quotidiani di oggi:

Arresti bipartisan a Pianura
La Repubblica – Due pagine su “Rifiuti, ultras e politici in cella per gli scontri con la polizia a Pianura”. Cronaca degli arresti bipartisan e qualche spunto: «Lo stadio è diventato una metafora, «collettore e cartina di tornasole delle tensioni sociali e dei conflitti del nostro tempo», parola di Antonio Ardituro, pubblico ministero.

Corriere della Sera – Clamoroso a Pianura: arrestato l’assessore alla Protezione civile della giunta Iervolino e un consigliere napoletano di An. Accusa: il consigliere pilotava gli ultrà che facevano gli attacchi alla discarica e nei dintorni, l’assessore li avvisava dell’arrivo della polizia. Una “alleanza” bipartisan dettata di interessi comuni: abusi edilizi e speculazioni immobiliari che i due gestivano nel quartiere, che si sarebbe deprezzato dall’apertura della discarica. Davvero una brutta storia.

La Repubblica – Bel pezzo di Attilio Bolzoni (parte in prima e poi a pagina 21): “I bambini fantasma di Lampedusa”: ragazzini che sbarcano e spariscono: «un terzo di quelli che entrano nel nostro paese fanno perdere le loro tracce» racconta Girolamo Di Fazio, questore di Agrigento. Nel 2008, fino al 30 settembre, i minori rappresentano il 7,8% degli sbarcati (circa 21mila). Ovviamente il rischio è che finiscano nelle mani degli sfruttatori.

Ossezia
Il manifesto – A pagina 11 un estratto da un reportage che sarà pubblicato da PeaceReporter sull’Ossezia. La pagina presenta le testimonianze degli osseti scampati all’attacco georgiano e il titolo è molto esplicito “«Spasiba Rossia!» parola di superstite”. A parlare sono gli osseti del sud. Si ricorda che la sera del 7 agosto forze georgiane attaccano la regione autonomista dell’Ossezia del Sud. Mosca reagisce e in breve tempo tutto il Caucaso brucia. Ma l’occidente trepidava per la Georgia, e rapidamente si è scordato dei superstiti dell’attacco militare che ha scatenato la crisi. Nel servizio si legge la domanda di un osseto del sud «Ma perché i vostri governi hanno appoggiato il regime fascista e criminale di Saakasvhili? Perché le vostre istruite opinioni pubbliche non hanno protestato per l’aggressione georgiana contro di noi?» e ancora si fa osservare che il nome della campagna militare dei georgiani era “Campo pulito” il reportage prosegue raccontando della chiesa di San Giorgio, molto venerato, mentre sul muro fuori dalla chiesa “dipinte a vernice le parole di un ringraziamento più terreno: «Spasìba Rossìa», grazie Russia.

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