Economia

Crisi, i giovani economisti in campo

La sesta edizione di «Economia sociale»

di Redazione

Dal 19 al 20 giugno Aiccon e ateneo di Bologna accolgono ricercatori under 30 per aprire un confronto sull’economiaIl suo fatturato supera i 38 miliardi di euro e sono 4 milioni gli italiani (di cui 3 milioni volontari) che sono occupati nelle 221mila organizzazioni non profit, tra associazioni di volontariato, fondazioni, cooperative sociali ed enti religiosi (dati del Rapporto Cnel/Istat sull’economia sociale). Sono i numeri del terzo settore che, oltre ad una rilevanza economica, svolge un ruolo importante a livello sociale essendo un soggetto fondamentale per lo sviluppo locale. Questo dato sarà il filo rosso del workshop «Economia sociale: il contributo dei giovani economisti» che si terrà a Forlì dal 19 al 20 giugno. Giunta alla sesta edizione, la due-giorni è organizzata da Aiccon – Associazione per la promozione della cultura della cooperazione e del non profit e dall’università di Bologna – facoltà di Economia di Forlì.
L’evento è pensato per mettere a confronto ricercatori under 30 provenienti dai maggiori atenei italiani e impegnati in percorsi di ricerca legati all’economia sociale. Questa edizione dei “Giovani economisti” rappresenta l’occasione per conoscere lo stato dell’arte dell’analisi economica applicata allo studio delle modalità con cui gli individui, le comunità e le diverse forme di organizzazione contribuiscono alla crescita della società e l’analisi delle motivazioni alla base di tali comportamenti.
«L’attuale crisi internazionale rappresenta un’occasione storica per superare modelli e teorie economiche che fino a poco tempo fa sembravano inattaccabili. È arrivato il momento di rielaborare nuovi percorsi di ricerca economica e sociale che possono rappresentare una risposta ai bisogni sociali emergenti indotti dalla crisi. In questo quadro, la motivazione di questo gruppo di giovani ricercatori riveste un ruolo chiave», spiega Paolo Venturi (nella foto), direttore di Aiccon. Venerdì 19 giugno si parlerà di «Sviluppo economico e capitale sociale», sabato 20 giugno sarà dedicato ad approfondire il tema «Relazioni economiche e comportamenti pro-sociali» e saranno presentate dieci ricerche.
Fra queste se ne segnalano due. La prima riguarda il comportamento dei donatori di sangue ed è stata condotta da Nicola Lacetera della Case Western Reserve University, in collaborazione con l’Avis in Italia e con la Croce Rossa negli Usa. La ricerca valuta la disponibilità delle persone a diventare donatori di sangue in presenza di qualche forma di “ricompensa”. Dallo studio è emerso che in Italia solo il 5-10% degli idonei a donare sangue lo fa senza incentivi, la restante parte dei donatori apprezzano ricompense come segno di gratitudine, come agevolazione alla donazione (il giorno libero dal lavoro) o come riconoscimento sociale (le medaglie consegnate pubblicamente), ma non amano pensare di essere “pagati” per donare il sangue. Negli Usa, l’analisi di oltre 14 mila “blood drives” rivela che, in media, un incentivo di circa 5 dollari aumenta le donazioni del 14%, e un buono di 20 dollari di oltre il 40%.
Un’altra ricerca analizza l’importanza delle interazioni sociali nel contesto della criminalità giovanile ed è a cura di Eleonora Patacchini dell’università La Sapienza di Roma. L’esistenza di una relazione fra livello di attività criminale individuale e quello del gruppo di amici è un fatto noto. L’indagine cerca di capire se tale relazione sia dovuta interamente a caratteristiche del gruppo – come ad esempio povertà, scarsa istruzione, residenza in zone degradate e con scarse opportunità di lavoro – oppure se sia in parte dovuta alle interazioni sociali. I risultati mostrano che quanto maggiore è il livello di delinquenza degli amici, tanto maggiore è l’attività criminale del singolo studente, a parità di altre circostanze. Tale effetto risulta essere maggiore per crimini minori (come dipingere muri) e decresce all’aumentare della gravità del crimine commesso, pur rimanendo comunque significativo.


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