Politica

Crisi di governo, salta l’accordo per i dentisti “low-cost”

Prevedeva tariffe concordate per le fasce di cittadini con redditi bassi

di Redazione

La crisi politica fa saltare l’accordo tra il ministero della Salute e i dentisti privati aderenti all’Andi (Associazione nazionale dentisti italiani), sull’assistenza sanitaria alle fasce piu’ deboli della popolazione. Un programma sperimentale, ad adesione volontaria, che nelle intenzioni doveva salvaguardare e garantire, a tariffe concordate, la salute orale di anziani, bambini e cittadini a basso reddito. Lo spiega all’ADNKRONOS SALUTE Roberto Callioni, presidente dell’Andi, che si dice “amareggiato” dal mancato accordo, ma determinato a riproporlo piu’ avanti con un nuovo esecutivo. “A patto – afferma – che sia finalmente un Governo credibile, affidabile e duraturo. A prescindere dal colore politico”. Il punto piu’ significativo dell’accordo, che prevedeva una fase sperimentale di due anni, era certamente quello legato alle tariffe concordate. In sostanza, alcuni categorie di cittadini (anziani, bambini e meno abbienti) potevano garantirsi cure dentistiche, in studi privati, a ‘prezzi certi’. Ad esempio, ai cittadini con un reddito di 8.000 euro l’anno, una visita di controllo e prevenzione orale con ablazione del tartaro sarebbe venuta a costare 80 euro.

Prezzi ?fissì anche per le cure ai più piccoli. Per applicare il sigillante sui denti dei bambini, fondamentale per la prevenzione dalle carie, la tariffa prevista dall?accordo era di 25 euro. E ancora. Per rimuovere i denti compromessi degli ?over 65? il prezzo da pagare sarebbe stato di 60 euro. Mentre per una protesi, le tariffe variavano da 600 a 800. Di contro, il ministero della Salute avrebbe garantito una forte campagna pubblicitaria dell?iniziativa e l?applicazione di sgravi fiscali per i dentisti che avrebbero aderito.

«L?augurio – sottolinea Callioni – è che questo accordo possa essere presto ridiscusso, dal momento che si tratta di un?intesa storica, che va a vantaggio dei cittadini. Soprattutto in un Paese come il nostro, con strutture pubbliche fatiscenti e lunghe liste di attesa, e dove l?assistenza odontoiatrica è gestita al 95% dal privato, di cui l?80% rappresentata dallo studio monoprofessionale. Un modello che oggi è senza alternative , ma che rischia però una crisi futura in quanto, seppure in grado di dare soddisfacenti risposte sul piano clinico, potrebbe non essere in grado di adeguarsi a quelle situazioni politiche, sociali ed economiche che stanno cambiando».


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