Volontariato

Crisafulli a De Nigris: «noi non abbiamo tempo di trattare»

Dibattito a distanza tra famiglie sulle soluzioni per le persone in stato vegetativo

di Redazione

«Ieri l’opportuno intervento del Ministro della Salute Livia Turco pone fine ad un gesto drammatico quanto inopportuno di 20 famiglie che non rappresentano le oltre 1500 in Italia che stanno aspettando linee guida certe ed interventi strutturali per assistere le numerose persone in stato vegetativo»: così Luca De Nigris scriveva il 28 marzo scorso a Salvatore Crisafulli, che aveva appena annunciato – dopo la lettera del ministro Turco – la fine del suo pericolosissimo sciopero della fame per chiedere maggiori attenzioni ai bisogni delle persone in stato vegetativo.

De Nigris, direttore Centro Studi per la Ricerca sul Coma della onlsu Gli amici di Luca sosteneva la necessità di passare per vie istituzionali, quali la commissione ministeriale Terapia del dolore, cure palliative, stati vegetativi e dignità di fine vita.

Ecco ora la risposta dei famigliari di Salvatore Crisafulli.
«Carissimo Signor De Nigris, comprendo il suo lavoro fatto da anni e le siamo tutti grati. Lei dice che le nostre famiglie non rappresentano le oltre 1.500 italiane. Dice, inoltre che il nostro gesto è inopportuno. Ci consiglia di far capo ad associazioni.
Cominciamo con il dire che insieme a noi scioperavano anche associazioni. Veda, Signor De Nigris, capisco la sua capacità di lottare con più calma e senza l?ausilio di gesti disperati, mi creda, ha tutta la mia comprensione. So che lei lotta per i diritti dei comatosi pur avendo perduto suo figlio Luca, e tutto questo è altamente lodevole, ma deve comprendere anche noi.

Noi i parenti li abbiamo vicini, in uno stato di salute quale il vegetativo, con succhi gastrici che talvolta, a qualcuno fuoriescono dalla PEG, insomma a rischio di vita, per cui la sua calma non possiamo accettarla e permettercela.
Non abbiamo fatto lo sciopero della fame per puro divertimento, non stiamo gridando aiuto per esibizionismo, ma per evitare che succeda anche a noi quel che è successo a lei. Quando si è nelle nostre condizioni si è in prima linea soldati senza sonno. Non possiamo permetterci il lusso delle trattative, noi siamo in emergenza, noi abbiamo un codice rosso in casa, non un verde che ci può far dedicare anche anni ad una trattativa.

Qui è questioni di vita o di morte, ed in questo, mi creda, non si offenda, non può comprenderci. Lei dice che siamo solo 30 famiglie e le altre 1500 sono diverse! Chi glielo dice questo? Siamo arrivati sino ad oggi quasi 90 famiglie. Sono sicuro che se hanno un parente in casa come me la loro situazione è identica. Mi creda, la situazione è diversa per lei.

Per cui, la prego, non giudichi più se un gesto disperato è opportuno o meno se non si trova nella stessa tragica situazione. Anzi non giudichi affatto che è sempre la miglior strada democratica di un buon vivere civile».

Info: leggi la lettera di De Nigris a Crisafulli
Vai al blog di Salvatore Crisafulli


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