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CRIMINALITA’. A Riace tre spari contro ristorante del sindaco

Il piccolo centro della Locride, noto per l'accoglienza ai rifugiati, era balzato alle cronache l'anno scorso per la decisione di costituirsi parte civile nei processi contro le mafie

di Daniele Biella

Alla fine l’intimidazione è arrivata. Se l’aspettava da tempo Domenico Lucano, sindaco di Riace, cittadina della Locride. Almeno da quando, l’anno scorso, il suo Comune era stato il primo in Italia a modificare lo statuto per costituirsi parte civile nei processi contro la ‘ndrangheta e tutte le altre forme di criminalità organizzata. È successo lunedì scorso 16 marzo: nel centro di Riace ignoti hanno sparato tre colpi di pistola (calibro 6.35) contro il piccolo ristorante di proprietà dello stesso sindaco.

Un’intimidazione in piena regola, quindi. “Con questo gesto”, ha detto Lucano, “penso mi abbiano voluto dire di farmi da parte dopo cinque anni alla guida del Comune. Sono dei vigliacchi, ce l’hanno nel dna”. Il paese della Locride, famoso per i suoi bronzi, è da qualche anno un modello di integrazione multiculturale, avendo attivato, attraverso l’associazione Città futura G. Puglisi, un sistema di albergo diffuso che ha tra i propri gestori alcuni rifugiati sbarcati sulle coste italiane.

”Ho cercato di fargli sentire il calore e la riconoscenza dei calabresi per quello che sta facendo in tema di accoglienza”, ha dichiarato Agazio Loiero, presidente della Regione Calabria, “un’intimidazione a lui la sentiamo come un’intimidazione a noi tutti che stiamo lavorando per estendere quel modello di accoglienza e di integrazione alla Calabria intera. Siamo stati, siamo e saremo, dunque, al suo fianco. E non c’e’ intimidazione che può fermare un processo di civiltà di cui Domenico Lucano è e resterà protagonista”.

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