Volontariato

Crescono perché creano benessere per la comunità, il caso delle pro loco trentine

In controtendenza con i dati nazionali, le pro loco della regione attirano sempre più volontari. C'entra il Covid, ma non solo. È quanto emerge dall'analisi della Federazione trentina Pro Loco. Ne abbiamo parlato con il direttore Ivo Povinelli

di Alessio Nisi

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Un mondo sempre più popolato e guidato da under 40 e da donne, che ha come obiettivo il benessere della comunità e che dalla scoperta o riscoperta di questa vocazione per il territorio ha colto lo slancio per crescere, registrando un aumento marcato delle attività dei volontari, rappresentato dal numero crescente delle associazioni del territorio.

Non solo turismo, non solo soggetti che organizzano eventi e sagre, ma che fanno rete. Tutto questo nonostante il Covid, anzi oltre le stesse restrizioni della pandemia. Stiamo parlando delle pro loco trentine, protagoniste di “Volontariato e benessere. Le pro Loco come soggetti di promozione di qualità della vita“, report della Federazione trentina pro loco, realizzato in collaborazione con la professoressa Lea Ferrari, ricercatrice presso il Dipartimento Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata della Scuola di Psicologia dell’Università di Padova.

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Una crescita che non si è esaurita

Dunque, cresce il volontariato nelle pro loco della Provincia, che con Trento è capitale europea e italiana del volontariato. Un dato in controtendenza rispetto ai numeri Istat che registrano invece una contrazione nel numero dei volontari. Emerge dallo studio che il numero di pro loco effettivamente operative ed esistenti negli ultimi 3 anni è cresciuto di 10 unità all’anno. Siamo passati dalle 182 del 2020 alle 213 del 2023. «Ci avviamo alle 220 del 2024. Un trend di crescita che non si è esaurito», precisa con orgoglio Ivo Povinelli, direttore della Federazione trentina pro loco, sociologo e referente della ricerca. 

Modello vincente per la promozione della socialità

Perché? «Anche in base agli strumenti della riforma del Terzo settore, la pro loco si propone, rispetto agli altri schemi associativi, come un modello vincente per l’aggregazione e la promozione di una socialità che si realizza nell’organizzazione di eventi sì, ma anche di molto altro». Non solo. L’emergenza Covid, con l’impossibilità per le pro loco di organizzare eventi per i turisti, ha spinto queste associazioni a concentrarsi sulla comunità. È emerso insomma che «il turismo è solo un modo per tenere vitale la comunità». 

Il benessere della comunità

Già, ma concretamente che cos’è il benessere delle comunità? È il suo tessuto relazionale, è appartenenza. Si tratta di specificità che le pro loco mantengono e alimentano, «che hanno un impatto molto forte sulle persone, che grazie ad esse non si sentono sole e che trovano in questi contesti sostegno e riconoscimento».

Il volontariato locale. Il risultato? «Migliora la qualità nella vita». Non da ultimo, precisa sempre Povinelli, a proposito della crescita dell’impegno del non profit nelle pro loco trentine, «è vero: il volontariato si sta molto concentrando nelle pro loco, perché queste stanno assorbendo vecchi comitati e associazioni un po’ affaticate associazioni che non vogliono più avere a che fare con la gestione delle attività». Il volontariato locale, sintetizza, «si sta riorganizzando e riannodando sulle reti».

Non solo numeri. Nello studio della federazione si mettono a fuoco tanti altri aspetti delle pro loco: la continuità degli eventi, il rapporto con l’innovazione, con le altre associazioni del territorio e con gli enti locali. In questo quadro l’analisi è solo l’ultima iniziativa di quello si sta strutturando come un vero osservatorio. Dal 2012 la federazione infatti fa un lavoro di ricerca sulle pro loco trentine, con le prospettive offerte dalle diverse discipline, dall’economia al marketing dal turismo alla sociologia. «Le pro loco sono un fenomeno talmente complesso che un tipo di prospettiva disciplinare non basta» spiega Povinelli. 

Il cuore della ricerca

Lo studio della Federazione trentina pro loco poggia sull’analisi di un questionario somministrato a 93 presidenti di pro loco regionali. Oltre l’età media (circa 42 anni) emerge anche un altro elemento: l’alto turnover nelle posizioni apicali. «Il dato anagrafico dei presidenti non ci stupisce. Fare il presidente di una pro loco costituisce spesso il primo passo per affacciarsi alla vita pubblica». Succede di frequente che «conclusa la propria esperienza in pro loco con il volontariato, si passa alle amministrazioni comunali. Perché le liste vanno a pescare tra di loro propri futuri candidati: vuoi perché questi hanno guadagnato una propria visibilità, vuoi perché in loro rimane comunque la voglia di impegno nella comunità». 

Il turnover e l’impegno relazionale. Secondo Povinelli invece l’alto turnover è legato al fatto che «fare il presidente di una pro loco è difficile e costoso dal punto di vista proprio dell’impegno relazionale. Bisogna avere grandi capacità di ascolto dei bisogni dei volontari e bisogna mediare su molti conflitti». È richiesta inoltre una grande flessibilità con compiti che vanno dalla gestione delle risorse umane a quella delle finanze.

Questo stato di cose fa sì che «la metà dei presidenti rinunci dopo il primo mandato. Una perdita e uno spreco», sottolinea, «in termini di formazione. In realtà poi», aggiunge «abbiamo visto che quelli che resistono cominciano a godere dei frutti della propria esperienza a partire dal secondo mandato. Spesso non ci si rende conto che il primo mandato è quasi di apprendimento».

L’innovazione. Un altro aspetto che emerge dall’analisi della federazione è il rapporto tra pro loco e innovazione. Strumentale, pratico e mai fine a se stesso, ecco come le pro loco, secondo lo studio, utilizzano strumenti nuovi e nuovi approcci. «Si cambia, ma solo se questo fa bene alla comunità».

La continuità. Se da un lato l’innovazione è sempre strumentale alla rete sociale, perpetuare le stesse iniziative è la chiave che le pro loco hanno nel mantenere attiva e viva la loro comunità. Queste associazioni tendono un po’ a fare sempre le stesse cose, ma non perché non riescono a cambiare, semplicemente perché sono molto preoccupati del meccanismo riproduttivo del tessuto sociale della loro comunità. «Introdurre cambiamenti eccessivi o grandi innovazioni è valutato da loro come elemento di forte stress per il tessuto associativo e comunitario, quindi ci stanno molto attenti.  Quell’immobilità che veniva valutata anche negativamente, quell’inerzia, in realtà è un segno di grande cura e attenzione».

Il direttivo della pro loco Sagron Mis. A sinistra la presidente Valentina Daldon

Valentina, 28 anni e il mio impegno per Sagron Mis

Giovane, cuoca nel ristorante di famiglia, una figlia, impegnata per il benessere della sua comunità, all’inizio del secondo mandato come presidente della pro loco Sagron Mis (paese di 175 abitanti ad un centinaio di chilometri da Trento), ma con un po’ di fatica. È in estrema sintesi il ritratto di Valentina Daldon, 28 anni. «Sono entrata in pro loco perché sono estremamente legata a Sagron Mis, dove sono cresciuta e trascorso momenti bellissimi. Volevo fare qualcosa per il paese, visto che purtroppo non abito più lì». La nomina a presidente? «Il presidente precedente voleva lasciare. Ne abbiamo parlato un po’ e gli sembrava che potessi svolgere questo ruolo». Valentina allora era impegnata con l’università. «Ora lavoro, ho una figlia e le cose sono diventate più difficili». 

Valentina è diventata presidente negli anni del Covid, in un momento che, come sottolinea la ricerca, si è rivelato determinante per le pro loco. Le associazioni non solo non sono scomparse, nonostante le restrizioni del periodo, ma sono cresciute, perché si sono riscoperte funzione della comunità. Ecco cosa ha raccontato Valentina a Vita.

Un immagine di Lapis – laboratorio artistico di paesaggio illustrato

Quella “sgnocolada” casa per casa durante il Covid

«C’erano in paese persone che abitavano in casa da sole, che non potevano fare niente o avevano il terrore del Covid. Sentivamo che era importante portare rassicurazione. Per questo», ha spiegato, «abbiamo trasformato in un’iniziativa casa per casa, la sgnocolada, evento che organizziamo ogni anno a novembre in occasione di san Martino: una cena che ha per protagonisti gli gnocchi». Con le restrizioni al massimo livello, i volontari si sono presentati nelle case dei paesani «con la panera, il classico tagliere di legno».

I numeri. La pro loco Sagron Mis può contare su 200 volontari e su un direttivo di 11 persone. «La media di età è intorno ai 30 anni, anche se di recente nel direttivo sono entrate persone che hanno anche sui 50 e 60 anni, che volevano rendersi utili nei vari eventi che organizziamo». Duecento volontari impegnati in una pro loco di 175 cittadini? Proprio così, magari vengono da paesi limitrofi per dare una mano in occasione di un evento specifico, come ad esempio Lapis (che sta per laboratorio artistico di paesaggio illustrato), appuntamento annuale dedicato all’arte e alla cultura, con attività che vanno dall’architettura illustrata ai laboratori per bambini.

Facciamo per la comunità più che per i turisti

«Il nostro più grande impegno è coinvolgere i paesani, perlopiù anziani, nel fare cose». Daldon è in linea con quanto emerge dallo studio della federazione. «Sì, le pro loco hanno come obiettivo il benessere della comunità. Le nostre attività sono per i paesani, più che per chi viene da fuori».

La festa dell’Assunta a Villa Lagarina

Giuliano, 31 anni, guida la pro loco più giovane

Animatore per 15 anni in parrocchia, infermiere, 31 anni, single, Giuliano Zandonai è presidente da un anno e mezzo della pro loco Villa Lagarina, associazione giovanissima, formatasi appena 4 anni fa e che ha contribuito a fondare. «Con altre persone», racconta, «ci siamo trovati a voler fare qualcosa per la comunità, al di fuori della parrocchia. Quando siamo nati eravamo la pro loco più giovane del Trentino. Nel direttivo poi io sono il più anziano».

La Festa dell’Assunta. Un mettersi a disposizione che ruota attorno alla Festa dell’Assunta, iniziativa che si tiene da oltre 500 anni. Di fatto la pro loco è nata, sostituendo gradualmente («all’inizio eravamo il gruppo giovani che faceva animazione per i bambini) i volontari del Comitato iniziative locali, che organizzavano la festa ma che non ce la facevano a continuare. «Per problemi burocratici era veramente diventato difficile organizzare la festa». 

Da destra Giuliano Zandonai e suo fratello Alessandro

A quel punto sono intervenuti Giuliano e gli altri ragazzi, che per la parte burocratica si sono appoggiati alle strutture della Federazione pro loco trentine. Portata a casa la festa dell’Assunta, la neo nata pro loco ha subito messo in cantiere un evento per Natale, in collaborazione con i commercianti. «Poi ci hanno chiesto aiuto anche per la festa di Carnevale, organizzata dagli Alpini, una giornata di festa in piazza per la comunità tra pasta e polenta con la luganega.

In rete con le altre associazioni e le aziende. Dopo due anni abbiamo in carico tutta parte organizzativa e stiamo cercando di coinvolgere anche altre associazioni». A oggi la pro loco Villa Lagarina conta 114 volontari e un direttivo allargato di 12 persone. «In 4 anni abbiamo raccolto oltre 12mila euro di donazioni (4mila euro per ristrutturare la fontana della canonica, 5mila per il rifacimento del giardino della canonica e 2mila euro per donare un defibrillatore al Comune di Villa Lagarina». 

Fare qualcosa per la comunità è gratificante. La giovane età non è il solo aspetto che caratterizza la pro loco Villa Lagarina, ma anche, come conferma la ricerca, un elemento caratterizzante il fenomeno delle pro loco regionali. Stanno nascendo o rinascendo tante pro loco con gruppi di giovani, che hanno scoperto questo tipo di associazionismo fortemente territoriale con «la gratificazione di fare qualcosa per la comunità». Pro loco Villa Lagarina, aggiunge Zandonai, «cerca di fare rete, non solo con le associazioni del paese, ma anche con le imprese». Il futuro delle pro loco? Per Zandonai è nel ricambio dei volontari, senza il quale «le associazioni si bloccano».

In apertura foto di pro loco Villa Lagarina. Nel testo foto di pro loco Darzo, pro loco Sagron Mis e pro loco Villa Lagarina

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