Economia
Credito per l’Italia, c’è anche l’impresa sociale. Ma non si vede
Una rutilante campagna di Unicredit "per il Paese", promette sostegno a privati, famiglie e imprese. «E il non profit?», ci scrivono alcuni lettori. Interpellata da VITA, la grande banca conferma che alcune realtà sociali sono incluse. E rivendica un consolidato impegno a favore del mondo socio-ambientale. Un'informazione probabilmente sfuggita durante il brief pubblicitario
La campagna è una di quelle che colpisce, intendiamoci. Il claim è diretto e spiega, a chi ne vede le grandi affissioni nelle stazioni della metro, l’impegno che quell’advertising comunica: «Unicredit per l’Italia», che poi prende il cancelletto, diventando anche un hashtag vero e proprio «#unicreditperlitalia. E, infatti, su Twitter (vedi sotto, ndr), si spiega che «il nostro piano di iniziative da 10 miliardi di euro finalizzato a dare un concreto sostegno ai consumi e a fornire nuove risorse per lo sviluppo di specifici settori e territori».
La creatività è bella: volti luminosi, di donne, di uomini, al lavoro, impegnati. Infatti il messaggio prosegue con: «La tua storia al centro».
«Nell’ambito della campagna Unicredit per l’Italia», racconta la grande banca per esteso, «siamo a supporto dei nostri clienti con una serie di iniziative concrete rivolte ai privati, alle famiglie e alle imprese. Iniziative che sono le nostre risposte a bisogni reali, perché i nostri clienti sono sempre al centro di tutto quello che facciamo».
E proprio quella tripartizione, privati, famiglie e imprese, ha colpito alcuni lettori che, abituati alla nostra insistenza sul ruolo del Terzo settore in Italia, ci hanno letto un’esclusione proprio del mondo dell’impegno sociale. Ne citiamo un paio: «Ma come si fa a fare una cosa per l’Italia e a dimenticare il sociale?», ci ha scritto Raffaella, a capo di un piccolo gruppo di volontari socio-sanitari. Due giorni dopo, è stata la volta di un altro lettore impegnato da quasi 20 anni in una cooperativa sociale del Mezzogiorno: «Con tutto che il non profit italiano è un asset di questo Paese, con tutto che produciamo il 5% del Pil, fa specie vedere una grande banca che dichiara di far cose "per l’Italia" e se ne scorda».
Due critiche puntute. Forse legate anche ai momenti difficili vissuti da tante realtà quest’inverno, quando i rincari delle bollette hanno reso quasi impossibile chiudere i bilanci e messo alla prova la resistenza di molti. O per il comprensibile senso di appartenenza. O forse per entrambe le cose. Abbastanza, in ogni caso, per parlarne con i diretti interessati, ossia la grande banca, la cui torre svetta contro il cielo di Milano.
Ci vuole qualche giorno, ma la risposta del secondo gruppo bancario italiano non si fa attendere: «È una iniziativa commerciale», spiegano, «legata all’utilizzo di specifici servizi finanziari e finalizzata a dare un concreto sostegno ai consumi di privati e famiglie alle prese con l'inflazione, nonché a fornire nuove risorse per lo sviluppo di specifici settori e territori». Di più, «in quest’ottica», continuano a Unicredit, «nel piano “per l’Italia”, tra le iniziative in favore delle imprese messe a disposizione dalla banca, rientrano a pieno titolo anche le imprese sociali».
Una buona notizia, almeno in parte: quanti hanno il profilo di impresa sociale rientrano nel piano di facilitazioni. Fra le iniziative «per le imprese» si possono leggere: «nuova finanza a supporto del turismo, del Made in Italy e delle zone economiche speciali», «moratoria per le imprese con transitorie esigenze di liquidità», con una serie importante di esclusioni, e «azzeramento commissioni Pos», con la condizioni di essere oltre il milione di fatturato annuo.
Non solo, a Unicredit ci tengono a far sapere «che la banca riserva inoltre al Sociale un modello di servizio ad hoc con iniziative dedicate. Partendo infatti dall’esperienza positiva della Social Impact Banking, nel 2022 la componente sociale della strategia Esg è stata ulteriormente rafforzata. Inoltre, Unicredit ha rilanciato nel 2022 anche la sua fondazione con un nuovo obiettivo strategico incentrato sui giovani e sull'istruzione. Crediamo che investire nel Terzo Settore aiuti a costruire una società più equa e sostenibile e consenta alle comunità in cui operiamo di continuare a progredire». E ci mandano un lungo elenco di attività di finanza inclusiva, a impatto, finanza, social linked loans. Buone notizie che i lettori di VITA più attenti hanno potuto leggere nel tempo.
Dunque è tutto bene quel che finisce bene: ci sono anche le imprese sociali dentro il Piano per l’Italia della banca governata dal ceo Andrea Orcel.
Una notizia così bella che è un peccato non averla inserita nello sviluppo della campagna importante, raccontata, in una precedente edizione, anche da un spot firmato dal regista Ferzan Özpetek. Forse un malinteso con i creativi dell’agenzia pubblicitaria? Oppure questo dettaglio, per quanto importante, è andato perduto nei desiderata che il cliente trasferisce all'agenzia? Lost in brief si potrebbe azzardare, parafrasando Sofia Coppola e una storica pellicola che ha compiuto 20 anni.
La foto in apertura è di Marco Vacca per Agenzia Sintesi.
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