Ancora nei giorni scorsi Standard&Poors ha rilanciato l’allarme del Presidente di Confindustria Squinzi certificando il peggioramento del credit crunch per l’intero sistema economico italiano: ci hanno detto che il credito alle imprese si riduce in termini nominali con una intensità che non ha precedenti nella storia del sistema finanziario italiano. E questo problema, com’è noto, è comune a gran parte dei paesi europei, seppure con intensità e problematicità diverse, con la sola eccezione della Germania e di pochissimi altri paesi nordici.
La contrazione del credito porta a bassi livelli di consumo, che a loro volta aumentano stagnazione e deflazione. Questo è oggi il problema fondamentale della crisi economica. L’Unione europea deve reagire e invertire la tendenza, ma una domanda rimane: come?
Il 6 giugno 2013, il gruppo Attività diverse del Comitato economico e sociale europeo ha tenuto una importante conferenza per suggerire possibili vie d’uscita dal corrente circolo vizioso che impedisce l’avvio di imprese, il loro ordinario operare e la loro crescita, e ai consumatori di risparmiare denaro in modo sicuro e produttivo.
Ascoltando la vasta gamma di parti interessate, le PMI, i consumatori, le famiglie, le istituzioni finanziarie alternative, professioni liberali, cooperative e organizzazioni per la tutela dell’interesse comune, il CESE ha sottolineato che tutti chiedono le stesse cose: più trasparenza, più assistenza da organizzazioni settoriali per fare le scelte giuste di investimento, più istruzione, nuove modalità di interazione con le istituzioni finanziarie quando si chiedono prestiti, nuovi modi di accedere al credito e garanzie, nuovi modi di investire denaro, avendo tutti lo scopo comune di aiutare la società a crescere in modo armonico e preservare l’ambiente.
Nell’introdurre i lavori ho avuto modo di sottolineare che “tutti questi attori dovrebbero essere alleati su una piattaforma comune, perché in ultima analisi, hanno un interesse comune per un sistema di credito più giusto e più sicuro, adeguato alle principali priorità dei cittadini, delle famiglie e delle diverse forme di impresa, come liberi professionisti, le PMI e le cooperative, e in contatto con la vita quotidiana e l’economia reale “.
Le parti interessate hanno presentato una serie di buone pratiche che vanno dall’accesso al credito per ripristinare la fiducia dei mercati e delle istituzioni finanziarie: i fondi comuni di garanzia, incentivi fiscali, finanziamento pubblico, project bond, personalizzazione di valutazione del merito creditizio, l’educazione finanziaria e fondi di investimento sostenibili. Queste e molte altre pratiche migliori esistenti già sviluppate a livello europeo, nazionale e locale dovrebbero essere messi insieme, capitalizzate e massimizzate.
Fiducia, la stabilità, la sicurezza, la redditività e la competitività, accompagnate da regolamenti già messi in atto a livello europeo e le misure alternative esaminate oggi, sono gli elementi essenziali per un urgente recupero delle nostre economie. Una forte alleanza di famiglie, imprese, consumatori e diversi tipi di imprenditori può contribuire a rompere il circolo vizioso. Come ho avuto modo di ricordare, uno studio recente della Commissione ha indicato in circa 3 milioni le PMI europee di tutti i tipi ad alta capacità di innovazione e crescita “dormienti”. Se queste fossero messe in grado di far esplodere questa potenzialità dormiente, ciò sarebbe pari ad un aumento medio dell1.5% del PIL europeo. Se ciascuno traducesse quest6o in 5 nuovi assunti in media, sarebbero 15 milioni di nuovi posti di lavoro, pari al 60% della disoccupazione europea. Sono questi i termini della sfida che abbiamo di fronte e al tempo stesso dell’enorme spreco di potenzialità cui è possibile dare risposte molto concrete e urgenti. Solo volerlo.
Per leggere il mio discorso integrale e avere altre informazion9 sulla Conferenza e sulle conclusioni che saranno a brevissimo disponbili:
http://www.eesc.europa.eu/?i=portal.en.events-and-activities-creditcrunch
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